Israele si accinge ora ad espellere i 124 attivisti filo-palestinesi bloccati ieri al loro arrivo da varie capitali europee all’aeroporto Ben Gurion di Tel Aviv. Gli attivisti intendevano aderire ad una settimana di manifestazioni politiche in Cisgiordania, denominate “Benvenuti in Palestina”. Ma al Terminal del Ben Gurion sono stati isolati del resto del mondo e reclusi in due prigioni: la Ghivon di Ramle (a breve distanza dall’aeroporto) e la Elà di Beer Sheva, nel Neghev.
Una fonte del servizio carcerario israeliano ha precisato che 76 sono donne e 48 uomini. Fra di loro vi sono spagnoli, francesi, olandesi, belgi, bulgari e statunitensi.
Fonti palestinesi ritengono che potrebbero esserci anche inglesi ed irlandesi. Ma anche a causa del riposo sabbatico in Israele, i contatti con loro sono stati oggi di fatto interrotti. Gli organizzatori di “Benvenuti in Palestina” hanno diffuso oggi un comunicato in cui condannano il comportamento israeliano nei loro confronti. A quanto risulta loro una parte dei reclusi ha intenzione di opporsi alle espulsioni imposte loro da Israele e si rifiuta di sottoscrivere i documenti necessari.
Una Ong palestinese specializzata in questioni umanitarie, a-Damir, si accinge a rivolgersi in appello alla Corte Suprema. In primo luogo, affermano gli attivisti di “Benvenuti in Palestina”, è necessario che questi attivistisiano visitati in carcere da funzionari dei rispettivi consolati e ricevano assistenza legale.
Altri duecento attivisti che cercavano di raggiungere Tel Aviv dall’Europa sono stati invece bloccati in alcuni scali europei, fra cui Parigi, Vienna e Ginevra. Oggi il viceministro israeliano degli esteri Dany Ayalon ha espresso “gratitudine” nei confronti della compagnie aeree che hanno preferito non far salire a bordo quanti figuravano in una “lista nera” approntata dai servizi di sicurezza di Israele.
Nel frattempo manifestazioni contro l’occupazione israeliana si sono svolte oggi in varie località della Cisgiordania. Ad alcune di esse, secondo la radio militare, hanno partecipato anche militanti giunti dall’Europa ieri, o nella settimana precedente. Fra l’altro hanno bloccato il traffico verso una piccola colonia ebraica in Cisgiordania. In seguito progettano di piantare alberi e di visitare il teatro di Jenin il cui direttore, Juliano Mar-Hamis, è stato ucciso ad aprile. I suoi killer – quasi certamente coloni israeliani – non sono stati identificati.
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