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I No Tav a Caselli: “perché non indaga sulla brutalità della Polizia e sugli appalti?”

 

Mentre uno degli arrestati durante la retata del 26 gennaio scorso è ancora sottoposto al carcere duro e all’isolamento in nome di un 41bis che spesso lo Stato non applica neanche ai più pericolosi mafiosi, ieri il Movimento No Tav è tornato a denunciare gli abusi delle cosiddette forze dell’ordine contro i valsusini. Facendo parlare i fatti.

In seguito all’inchiesta della Procura della Repubblica di Torino, guidata dal Procuratore Caselli, che ha portato all’arresto di 26 attivisti in tutta Italia, il Movimento che si oppone alla Torino Lione ha voluto fare luce sui fatti contestati agli indagati, dimostrando che la magistratura ha indagato e sta tuttora indagando in una sola direzione, senza prendere in considerazione gravi abusi e violenze compiute dalle forze di sicurezza mandate a reprimere le manifestazioni.

Al centro Studi Sereno Regis di Torino ieri Alberto Perino, Lele Rizzo ed altri rappresentanti del movimento hanno presentato una vasta documentazione che mostra la brutalità delle forze dell’ordine contro i manifestanti durante la violenta repressione messa in campo il 3 luglio del 2011 a Chiomonte. Ragazzi gettati a terra e pestati dai militari in assetto antisommossa, gente inerme trascinata per decine di metri, l’accanimento dei celerini verso manifestanti non pericolosi o comunque già immobilizzati. Sono le foto e i video a parlare. Eppure, hanno denunciato i No Tav durante la conferenza stampa, la Procura di Torino non ha mai preso in considerazione questi materiali, non li ha mai analizzati, non ha mai aperto procedimenti o inchieste sulle responsabilità di Poliziotti, Carabinieri e militari inviati da anni a trasformare la Val Susa in una sorta di Afghanistan in casa. Al contrario la Procura diretta da Caselli ha giustificato l’arresto di 26 attivisti proprio in virtù di fantomatiche prove di violenze da loro commesse durante le manifestazioni della scorsa estate, violenze ritratte nelle foto e nei filmati attentamente vagliati dagli inquirenti. Una inchiesta, accusano i No Tav, in una sola direzione, per screditare il movimento che si oppone alla Torino-Lione accostandolo alla violenza per poterlo mettere a tacere.

«Analizzando l’ordinanza di custodia cautelare – ha detto Alberto Perino – vediamo che le accuse rivolte ai No Tav partono tutte dopo le 13,30 (del 3 luglio). Dal materiale che abbiamo raccolto però risulta che le forze dell’ordine sono uscite alle 12,30 dall’area archeologica e sono andate a prelevare i dimostranti nel bosco». Per questa ragione, spiega Perino, quella dei manifestanti è stata «una reazione a questi gravi fatti» e «non è vero che poliziotti si sono mossi per contrastare i No Tav».

I portavoce dei valsusini hanno riportato alcune dichiarazioni rese da Caselli nelle ultime settimane: “Sul movimento No Tav non mi esprimo, è fuori dalle mie competenze professionali. Però, se vengono commessi dei reati, un magistrato non può voltarsi dall’altra parte.” ( Il Fatto Quotidiano del 5/3/2012)

“Siamo intervenuti in maniera chirurgica, sezionando le situazioni in cui riteniamo di aver raggiunto la prova della singola responsabilità. Altro che sparare nel mucchio!”  (Il Corriere della Sera 21/2/2012)

“[…] la procura da me guidata applica la legge anche in Val di Susa, come se un magistrato di fronte ad un atto contrario alla legge […] dovesse chiedersi prima chi li ha commessi e poi a seconda delle sue simpatie decidere se agire o meno”. (24 marzo 2012 a LA7).

Tutta la documentazione che è stata presentata in conferenza stampa di ieri, spiegano i No Tav, è da mesi nella piena disponibilità della Procura della Repubblica di Torino. “Risulta che essa sia stata addirittura utilizzata dalla Procura medesima come prove a carico dei manifestanti nell’ambito dell’indagine che ha condotto agli arresti (con detenzione in carcere e/o domiciliare, nonché ad altre restrizioni della libertà personale) del 26.1.2012. Le querele di alcune delle vittime dei brutali reati qui descritti sono vecchie di mesi. Le denuncie di gravi violenze, abusi, percosse, lesioni sono divenute pubbliche già nei primi giorni del mese di luglio 2011 dopo che alcune delle vittime vennero intervistate da mezzi di informazione. Il video dimostra che i crimini di cui sono responsabili i numerosi agenti delle FF.OO. sono più gravi di quelli ascritti ai manifestanti. Eppure, a mesi di distanza, mentre decine di persone fra i manifestanti sono state raggiunte da misure restrittive della libertà personale, di cui 8 ancora in carcere, nessuna indagine risulta aperta ai danni delle FF.OO. per questi fatti della medesima giornata. Non esiste alcuna giustificazione”.

Ricordano i No Tav: “Il Procuratore Capo di Torino ha dichiarato preoccupato alla RAI il 17.3.2011 che “fine della legge uguale per tutti…fine della giustizia”. Se la legge è uguale per tutti la Procura di Torino avrebbe dovuto agire contro i colpevoli dei reati, e lo ripetiamo, ben più gravi di quelli dei manifestanti secondo quanto prevede il codice penale –da lungo tempo.

Neppure si può addurre a scusante che quegli appartenenti alle FF.OO. non siano identificabili o che le vittime non si siano presentate in Procura a seguito delle querele: a parte le estese capacità di indagine delle Procure,alcuni dei colpevoli sono identificabili per avere il volto scoperto, altri da aspetti somatici, reparto di appartenenza, qualifica professionale, armamento in dotazione, e da tatuaggi”.

Poi i No Tav hanno aperto un altro fronte di polemica:
“Nasce legittimo chiedersi se – visto questo clamoroso doppiopesismo nell’azione di repressione dei reati che coinvolgono l’aspetto di ordine pubblico della questione TAV – la Procura della Repubblica di Torino sia idonea o non sia idonea a garantire la legalità della questione TAV su aspetti di rilevanza molto maggiore. E così la domanda è: la Procura di Torino sta facendo, o no, tutto quanto è in suo dovere per la prevenzione di reati sulla concezione dell’opera stessa, sulle modalità di propaganda, sugli appalti che la riguardano? Se in 9 mesi la Procura non ha ancora agito contro gli autori del pestaggio, viene da chiedersi se stia indagando a 360° sui legami tra ‘ndrangheta e società che lavorano alla realizzazione della recinzione dell’area di cantiere. Sta o non sta indagando sulle modalità di assegnazione di quegli appalti, che avvengono in Francia? Sta o non sta indagando sul fallimento in pochi mesi di tre delle società che lavorano alla realizzazione della recinzione dell’area di cantiere? Sta o non sta indagando sulla rassegnazione alla ditta CMC dei lavori del tunnel di Chiomonte in assenza di appalto (in violazione di precise norme e dichiarazioni rese in sede europea?).”

Il video della conferenza stampa di ieri:

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