Menu

La caduta di Bossi

La caduta, o meglio le dimissioni da segretario della Lega, fatta dal “senatur” Bossi nella giornata di ieri, ha segnato pesantemente il dibattito politico presente nel nostro paese.

La stampa nazionale apre con titoli, del tipo:”… Bossi in lacrime si dimette da segretario della Lega: “Chi sbaglia paga, ma si scordino che scompaia”

E ancora: “…Travolto dalle inchieste sui soldi del partito alla sua famiglia, Bossi si dimette da segretario della Lega: “Chi sbaglia paga, ho pianto, ma poi ho smesso perché piangevano tutti. Ora sarei d’intralcio: si faccia chiarezza”.

Per quanti che hanno strillato per anni fino alla noia: “Roma ladrona, la Lega non perdona!”, questa vicenda somiglia ad una “nemesi” storica, come una legge del contrappasso che interessa oggi settori che hanno fatto della loro presunta “onestà politica” un comandamento da rispettare sempre e comunque.

Segnati da anni di potere clientelare e coruuttivo da pare delle forze politiche (partiti e uomini politici), che per oltre quarant’anni avevano governato questo paese, la Lega aveva coerentemente seguito un percorso alternativo e diverso sia sul piano della militanza partitica che su quello dell’onestà nella gestione dei diversi e molteplici interessi, anche di natura economica, riguardanti i rappresentanti della Lega eletti in cariche pubbliche.

Tutto ciò pare caduto con ignominia , travolto da una vicenda che ha i contorni di una “trappola”:

E’ questa una argomentazione che viene esposta da più parti, e soprattutto da leghisti della prima ora che non credono alla verità sbattutagli in faccia dalla vicenda e bensì sono convinti che è stato fatto un “trappolone” ad una forxza politica che non appogia in parlamento, le strategie messe in atto dal Governo Monti.

Questa ultima versione può apparire veritiera! Non tanto la vicenda che riguarda la mala gestione di fondi economici da parte del tesoriere della Lega Belsito: piuttosto la posizione che il partito della Lega, e Bossi in primis, ha ssunto di contrarietà alle misure economiche messe in atto dal governo Monti.

Si parla spesso del “cerchio magico”, il cosidetto anello di protezione che alcuni esponenti della Lega Nord, hanno intessuto a protezione del loro “capo spirituale”, che sarebbe oggi la parte scinfitta da una presunta nuova dirigenza leghista.

Forse sarebbe meglio parlare di “cerchio montiano” dal quale Bossi non si è allineato, a presupporre lo sviluppo di questo vero e proprio “agguato” per quanti on si allineano alle scelte economiche e sociali del governo Monti.

Antonio Di Pietro, da buon “volpone”, pare che abbia fiutato la “trappola”ed il “suo” possibile destino come possibile neo bersaglio e, rispettando il detto: “contadino grandi scarpe e cervello fino”, ha commentato con estrema bonarietà (a differenza di altri suoi colleghi parlamentari e politici vari), la vicenda che ha stravolto Bossi e la Lega. Morale: chi disturba il manovratore (Monti) si prepari a passare i suoi guai.

- © Riproduzione possibile DIETRO ESPLICITO CONSENSO della REDAZIONE di CONTROPIANO

Ultima modifica: stampa

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *