Ieri pomeriggio, a Varese, è stato arrestato Giobbe. Dopo aver trascorso le ultime settimane qui con noi in val di Susa era tornato a casa per lavorare. Le accuse sono gravi, tentata rapina, sequestro di persona, concorsi con altri e accuse varie di resistenza aggravata tutti risalenti ai fatti del 16 aprile 2012. Insomma tutto un bel pacchetto “vacanze” che ha permesso alla questura di Varese e pare anche agli agenti della sezione digos di Torino di togliere momentaneamente Giobbe dalle mobilitazioni in valle di Susa e non solo. La regia della operazioni come sempre arriva dalla procura Torinese, Rinaudo e Padalino , i due pubblici ministeri di punta che ormai come ragione di vita hanno la “distruzione” del movimento no tav. Una regia anomala però, su cui una riflessione va aperta e anche seriamente. Giobbe per tutti noi, per il movimento no tav non è nè colpevole nè innocente, è un no tav che ha resistito e continua a resistere con il suo corpo con le sue idee alla devastazione della valle di Susa. Oltre a questo che è il punto di partenza possiamo affermare che in questo caso la procura di Torino ha percorso a ritroso quello che normalmente viene considerato un iter giuridico. Succede un episodio che evade dai perimentri della legge, la procura indaga e cerca i colpevoli, qui, per Giobbe, per il movimento no tav e quindi per moltissimi suoi attivisti la procura ha i colpevoli e cerca dei fatti e degli eventi “delittuosi” da cucire sulle spalle dei “mostri”. Non è lontano dalla realtà pensare agli uffici della sezione digos di Torino e quelli della locale procura intenti a scambiarsi le “figurine” segnaletiche degli attivisti più attivi alla ricerca di filmati e eventi di resistenza no tav con l’unico intento di costruire operazioni giudiziarie di questo tipo. Misure cautelari del tutto arbitrarie affidate ai soliti pm del pool no tav o meglio si tav in grado di imprigionare e allontanare dalla valle di Susa gli attivisti più scomodi. Giobbe per tutti noi, per il movimento no tav è un ragazzo generoso, sempre pronto a correre in valle ogni volta che può. E’ un no tav molto attivo che dedidca tutte le sue energie e il suo tempo libero alla lotta no tav. Giobbe, come altre decine di giovani parte da lontano, dalla sua terra per lottare. Nel suo lavoro quotidiano a Varese cura e ama le montagne, le protegge e le fa rinascere con le mani di chi da tempo ha scelto di investire in un futuro migliore, diverso e per tutti. In valle di Susa partecipa alle assemblee, le sue parole sono un fiume in piena che danno morale, coraggio e soprattutto tante idee. Un’eresia di fronte a chi nel nome del progresso porta la distruzione dei territori e della natura. Tutto il sostegno e la forza del movimento oggi vanno a Giobbe e alle persone a lui care in questa nuova e difficile situazione di lotta. Come molti altri no tav saprà continuare la lotta anche lì, da dietro le sbarre o con restrizioni delle libertà, scrivendo, portando la bellezza e la speranza che questa lotta sa dare a chi la incontra e ancora non la conosce. E’ un valsusino e tutta la valle oggi lo sostiene, tutti i no tav lo devono sostenere e molte iniziative verranno messe in campo per proseguire la lotta, per la salvezza della valle di Susa, per la sua liberazione e per la liberazione di tutti i no tav che a causa delle loro idee vedono e vedranno purtroppo la loro libertà ridotta e diminuita.
Vediamo i fatti: quel giorno c’è stato un alterco vivace tra un poliziotto in borghese che faceva foto e alcuni no tav che presidiavano via dellìAvanà. Andrea all’ alterco non ha partecipato, se non per pochi minuti, in quanto si trova davanti al cancello della centrale, mentre il tutto si svolgeva sulla strada a parecchi metri di distanza. Ma le forze dell’ordine, infastidite dall’episodio, decidono di prendere i primi malcapitati che trovano: ed ecco che Andrea e Claudio si ritrovano in stato di fermo.
Oggi, a distanza di 5 mesi, le indagini vengono chiuse e il pm richiede l’arresto per Andrea a causa di gravi fatti di cui è accusato. Ma andiamo a leggere l’ordinanza fatta dal tribunale di Torino consegnata ad Andrea: “La natura della sua partecipazione è, però da individuare in termini di mera assistenza all’altrui condotta… ” il polizioto in questione dichiara:
“Non hanno proferito alcuna parola o minaccia (Andrea e Claudio n.d.r.) nè attuato nessun comportamento violento nei miei confornti. Si sono limitati a rimanere sul posto e ad assistere all’accaduto”
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