A colpi di fiducia, come sempre. Anche se “l’assalto alla diligenza” era avvenuto prima, nei corridoi e sulle linee telefoniche di Palazzo Chigi. La “legge di stabilità”, quella che era la veccha “finanziaria”, ovvero la principale legge dello stato perché definisce – anno dopo anno – la sua politica fiscale e di spesa pubblica (una volta era anche di “redistribuzione”), è stata approvata dalla Camera con un voto assai meno nutrito di quello che, poche ore prima, aveva mantenuto in vita il governo.
La fiducia era stata infatti concessa da 350 parlamentari, 196 contro e un astenuto; mentre la legge di stabilità è stata approvata soltanto da 258 deputati, contro 103 e 3 astenuti. Una dimostrazioe matematica di come le uniche preoccupazioni vere dei “nostri” parlamentari siano gli equilibri tra loro; quello che si decide sul piano fiscale, frega niente…
Stamattina l’Aula di Montecitorio voterà gli altri due documenti di Bilancio: il ddl di Bilancio e la Nota di variazione. Tutti i testi passeranno poi al Senato per il sì definitivo. E a quel punto la manovra sarà legge. Ma non è finita qui, perché il testo contiene tali e tante fesserie che sarà necessario un decreto governativo per cambiarne buona parte del contenuto, a partire dai finanziamenti ai Comuni (penalizzati con 1,5 miliardi di tagli aggiuntivi, tra cui l’osca “punizione” di quei Comuni che hanno avviato campagne “anti-slot machine”. Uno Stato amministrato da cravattari ha infatti imposto una “penalità” nei trasferimenti finanziari pari alla “perdita di gettito” che i Comuni avrebbero avuto dalla iduzione delle slot sul propriio territorio. Insomma: se i Comuni vogliono gestire i normali servizi (dalle strade agli asili) dovrebbero “strozzare” i propri residenti invitandoli a giocarsi tutto alle slot machine…
Il decreto, annunciato dal ministro Graziano Del Rio, dovrà infatti integrare le risorse per il 2014 a favore dei Comuni, che sono in rivolta. Ai 500 milioni già previsti per consentire le detrazioni sulla Tasi (la tassa sui servizi indivisibili dei Comuni) in favore delle famiglie, se ne aggiungeranno altri 700-800 milioni. In pratica, il solito “milleproroghe” di fine anno, oppure uno ad hoc. Ma nessuno sa dire dove verranno trovate le “coperture”.
Dure le critiche alla manovra. Tanto la Lega quanto M5s, che Fi, hanno parlato di “marchette” o di “legge mancia”. E per certi aspetti è la stessa critica fatta nei giorni scorsi da Confindustria, che chiedeva di evitare i finanziamenti a pioggia.
Anche i più complici tra i sindacati hanno a questo punto ritenuto di poter avanzare qualche generica obiezione. “Si poteva fare di più – ha commentato il segretario della Cisl Raffaele Bonanni; “Questa legge di stabilità, anche per via dei vincoli europei, non rappresenta una svolta economica. Tutti ci aspettavamo di meglio. C’è un flusso di recriminazione continuo, ma ci sono anche troppe lobby, rendite e poteri forti che frenano sui necessari cambiamenti economici”.
Addirittura commovente il viceministro dell’economia e rappresentante ufficiale della defunta “sinistra del Pd”. Stefano Fassina ha sottolineato che si poteva fare di più ma “va presa consapevolezza dei limiti entro i quali il governo italiano si muove. Il governo italiano, come tutti i governi, non ha potuto fare gli interventi forti che gli imprenditori attendevano. La battaglia è in Europa per cambiare una linea di politica economica insostenibile e che sta portando l’Eurozona come il Titanic sempre più vicino all’iceberg”. E questo è quello “di sinistra”, che lamenta di non aver portuto fare tutto quello che gli imprenditori chiedevano…
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