Ognuno deve fare il mestiere per cui è portato. E se uno ha scelto di fare il magistrato, sarebbe ottimo che non si avventurasse in professioni troppo complicate per la sua metalità.
Perché diciamo questa banalità? Perché l’ex pubblico ministero palermitano, Antonio Ingroia, ora avvocato, ha citato in giudizio i suoi vecchi alleati. L’ex leader di Rivoluzione civileha presentato la sua richiesta al Tribunale civile di Roma, chiedendo che Rifondazione comunista, Comunisti italiani e Federazione dei Verdi (non l’Italia dei Valori).
La ragione della richiesta sarebbe nelle spese sostenute nel corso della disastrosa campagna elettorale del 2013, al termine della quale la “coalizione” raccolse addirittura… il 2,2% alla Camera. La somma richiesta è una mazzata sulla testa di organizzazioni ormai al collasso: 896mila euro.
Sembra che tutti i “concorrenti” alla saga elettorale avessero sottoscritto un accordo secondo cui doveva esser costituito un fondo di 2,2 milioni di euro per fare fronte alle spese. L’Idv doveva versare 1 milione di euro, Rifondazione600 mila, i Comunisti italiani 500mila e i Verdi 100mila.
Pare però che solo l’Idv di Antonio Di Pietro abbia saldato i debiti con Ingroia. Rifondazione sarebbe sotto di 300 mila euro, mentre i Comunisti italiani hanno praticamente versato nulla (4mila su mezzo milione). E i Verdi? Sembra che abbiano pagato il dovuto. E allora perché?
Se serviva un’altra ragione per evitare di partecipare a “cartelloni elettorali” così contraddittori, beh, ce ne avete data una clamorosamente efficace….
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