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Via i senatori scomodi. Prove tecniche di regime?

Stiamo gridando “al lupo, al lupo”?. La sostituzione del senatore PD Corradino Mineo in Commissione Affari Costituzionali che segue quella, attuata dall’UDC, del senato ed ex-ministro Mauro rappresentano i segnali più evidenti della volontà di costruzione di un “regime” che si sta tentando di realizzare attorno alla figura di Matteo Renzi.

Risultano incerte, dal punto di vista degli indispensabili appoggi economico – finanziari soprattutto sul piano internazionale, le origini di questo progetto ormai in via di avanzata realizzazione, mentre appaiono chiari gli elementi sui quali poggia all’interno: la volontà di potere del “partito di cartello” che sorregge senza opposizione il sistema politico, il pronto allineamento al richiamo della spartizione delle spoglie per i vincitori all’interno del Partito Democratico, un appoggio incredibile a livello mediatico sulla base del quale è stata costruita un’illusoria fortuna elettorale (siamo al 40% in un’elezione europea alla quale hanno partecipato il 58% degli avanti diritto) mentre l’ascesa alla Presidenza del Consiglio è avvenuta con un vero e proprio “colpo di mano” dopo che si è riusciti a far scambiare, nell’immaginario collettivo dei più, l’elezione del segretario del PD con quella – diretta – del Capo del Governo.

Gli obiettivi, nel medio periodo, appaiono molto chiari: distruzione dei corpi intermedi nella società e nella politica, riduzione al minimo dei “fastidi” istituzionali mascherando l’operazione come riduzione della spesa pubblica (anche se poi, paradossalmente, s’invocano le “correzioni” da parte del Senato), introduzione della “filosofia Marchionne” nel sistema delle relazioni industriali, atteggiamento punitivo nei riguardi dei pubblici dipendenti, umiliazione del sistema delle autonomie locali, linguaggio “futurista” nel promuovere una vera e propria “epurazione” sul piano politico, com’è avvenuto proprio nell’occasione della cacciata dei “dissidenti” dalla Commissione Affari Costituzionali del Senato.

I segnali sono chiari, anzi sono già qualcosa di più di segnali: ciò nonostante non pare esserci in giro consapevolezza concreta di ciò che sta accadendo.

Da un lato sale il moto irresistibile a salire sul carro del vincitore con grandi spintonamenti alla rincorsa di una “primogenitura” nella collocazione politica.

Dall’altro si verifica un ritardo d’analisi, in particolare rispetto alle specificità “nazionali” del fenomeno.

Forse sarà per una sorta di “civetteria intellettuale” che ci si rifugia in analisi che parlano d’altro e non della drammatica involuzione del sistema politico italiano.

Inoltre è completamente assente la sinistra, una sinistra capace di portare avanti quelli che sono stati – almeno – i suoi valori tradizionali all’interno della vicenda italiana; una sinistra coerente sui grandi temi della democrazia, dell’eguaglianza, della solidarietà.

Basterebbe poco per confrontarsi su di un tema che,a questo punto, appare fondamentale da affrontare: quello dell’opposizione nella politica e nel Paese.

Un’opposizione determinata, senza sconti, attraverso la quale costruire un’alternativa politica concreta.

Servirebbe un adeguato soggetto della sinistra d’opposizione e d’alternativa che in questo momento non c’è e, al riguardo del quale, appaiono eccessive le incertezze e i tatticismi che si stanno frapponendo ad un possibile itinerario di concreta costruzione.

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