Dopo i presidi antifascisti di Lovere e Rovetta era doveroso che ci prendessimo una pausa per riflettere sul lavoro fatto negli ultimi mesi e negli anni precedenti. Sono certamente cambiati i piani d’azione, le prospettive e forse anche i metodi con cui è logico combattere, ma non è di certo cambiato l’obiettivo che c’eravamo preposti quando il cammino dei Ribelli della Montagna iniziò.
E questo obiettivo non è ancora stato raggiunto.
Lovere e Rovetta, infatti, sabato 24 e domenica 25 maggio sono state lo scenario dell’ennesima sconfitta delle Istituzioni libere e democratiche nate dalla lotta di Resistenza. Nelle stesse forme degli anni passati e sotto l’occhio indifferente di decine di uomini delle forze dell’ordine, di dirigenti della Digos e ufficiali dell’Arma
dei Carabinieri, i fascisti hanno potuto sfilare in pubblico ostentando, con l’orgoglio di chi sa di poterselo permettere, quelli che sono i simboli del fascismo.
Un vecchio prete spretato che inizia la propria omelia dicendo “Nel nome del Padre, del Figlio e di Benito Mussolini”, ex-ufficiali delle SS con effigi naziste, una lapide che ricorda Padre Intreccialagli – cappellano della Tagliamento riconosciuto da molti
testimoni come assassino di un garzone sul Grappa -, una croce con l’effige di Mussolini, decine di mani tese nel saluto romano, inni e canti inneggianti al fascismo, bandiere della RSI, aquile romane ed altri simboli nazisti e fascisti: tutto questo, documentato da fotografie e filmati disponibili in rete e consegnati personalmente al
Prefetto, non è bastato affinché si procedesse d’ufficio a denunciare i responsabili.
Per di più a Rovetta, nella mattinata di domenica, due auto sono tranquillamente sfilate dinanzi al presidio antifascista sotto lo sguardo vuoto e indifferente delle forze dell’ordine, gettando in faccia ai manifestanti una decina di volantini di Forza Nuova , col chiaro intento di ostentare nuovamente la propria libertà d’azione: il tutto nel giorno in cui era proibita qualsiasi attività di propaganda elettorale essendo in atto le elezioni europee.
A Rovetta e a Lovere anche quest’anno è stata offesa la memoria storica della Repubblica democratica nata dalla Resistenza ed è stata violata la Costituzione, sulla quale vorremmo ricordare che Prefetto, Questore e Sottosegretario del Governo hanno giurato fedeltà e rispetto.
A distanza di un mese ci auguriamo che tutto ciò non venga dimenticato, che chi si è assunto l’onere di combattere al nostro fianco contro questo scempio vada fino in fondo, che il Comitato Antifascista Bergamasco e l’ANPI presentino, com’era un mese fa nelle loro intenzioni, una denuncia formale in Procura, che non esiteremo ad appoggiare come Ribelli della Montagna, affinché sia la magistratura ad assumersi la responsabilità che le altre istituzioni non si sono volute assumere, quella di dare la giusta interpretazione ad una violazione di legge già ben documentata.
Ringraziamo tutti i partecipanti ai presidi antifascisti ed in particolare il partigiano Luigi Tarzia di Lovere e Corrado Guaita di Rovetta (combattente antifascista e deportato ad Auschwitz) che con la loro presenza e la loro testimonianza di lotta e di vita hanno dato un significato ancora più profondo alla nostra presenza.
Attendiamo con fiducia una risposta sollecita da parte delle istituzioni, quelle che hanno voluto camminare al nostro fianco in questi mesi e si sono impegnate fin da subito per fare in modo che la situazione cambi.
Attendiamo fiduciosi, ma non staremo certo ad aspettare che un temporale estivo spazzi via i punti fermi che in questa vicenda sono stati posti.
Vi aspettiamo alle nostre prossime iniziative, sulle quali vi terremo aggiornati.
I Ribelli della Montagna
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