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Verso il 28 giugno. Intervista a Manuela Palermi (Partito dei Comunisti Italiani)

Il 28 giugno a Roma si terrà la manifestazione nazionale di apertura del controsemestre popolare che movimenti sociali, sindacali e politici intendono opporre al semestre italiano di presidenza dell’Unione Europea, per il lavoro, il reddito, il welfare e contro la guerra alle porte dell’Europa. Con quale spirito e con quali obiettivi avete aderito a questa mobilitazione?

Abbiamo aderito perché ne condividiamo gli obiettivi. E per un’altra ragione che ci tengo a dire. Per la volontà esplicita dei soggetti che hanno promosso la manifestazione a trovare un terreno unitario con tutti. Durante le riunioni preparatorie mi sono sentita bene, ho respirato liberamente. Era molto che non mi trovavo così a mio agio. Differenze sono emerse, come sempre quando metti insieme soggetti diversi, ma quello che ci ha unito è stato aver scelto la priorità, la ragione vera che ci teneva assieme: la contestazione ad un’Europa brutale contro la nostra gente. Lavorare per l’unità è difficile. Ci vuole pazienza e tenacia. Noi ce le abbiamo avute, tutti noi che abbiamo promosso la manifestazione, perché – se mi permetti di dirlo – abbiamo guardato la luna e ignorato il dito. Il dito è provocatore di distinguo, di inutili differenze, di sfiducia attorno a noi.

Quella del 28 giugno sarà una manifestazione che, nonostante le differenze su alcune questioni tra le varie forze che la promuovono, denuncia esplicitamente le politiche imposte al nostro paese dalle istituzioni europee attraverso una struttura antidemocratica e trattati calati dall’alto. Che bilancio fate rispetto alla relazione tra Italia e Unione Europea?

Non mi convince che si tratti di “politiche imposte al nostro paese dalle istituzioni europee”. Non sono state né sono imposte. Sono condivise. L’operazione di Napolitano con Monti a capo del governo è stata la prova lampante di questa condivisione. L’Italia fa parte della struttura antidemocratica che costituisce l’Unione Europea, ne condivide le politiche che affamano i popoli. Quando sento esponenti del Pd che dicono: bisogna convincere la Merkel… ma convincere di che? Di abbandonare politiche criminali che i vari governi italiani hanno condiviso tanto da metterle in atto? Con Monti hanno definitivamente distrutto uno dei pilastri dello stato sociale, le pensioni. Uno strumento nato come straordinaria solidarietà tra le generazioni è diventato, persino nel senso comune, una sorta di caritatevole elargizione, sempre più misera, sempre meno dovuta. Nel mercato del lavoro (prima Monti, ora Renzi) è stato abolito il rapporto tra il lavoro che presti e la giusta retribuzione a cui hai diritto. E’ il far west dei bianchi (i padroni) contro gli indiani (i lavoratori). Ometto la sanità e la scuola pubblica solo perché ti ruberei troppo spazio.

In Italia sono da tempo presenti decine di lotte e conflitti di vario tipo e natura, che però rimangono spesso sul terreno della singola vertenza e faticano ad individuare un terreno di scontro contro i vincoli che la dimensione sovranazionale – l’Unione Europea – pone al pieno esercizio dei diritti democratici e sociali in questo paese. Che ne pensate? Insomma, si può continuare a denunciare gli effetti dell’austerità senza indicare il meccanismo che genera e impone tali politiche?

Conflitti e lotte non sono impediti dalla dimensione sovranazionale. Sono impediti dalla divisione della sinistra e dalla pochezza dei sindacati confederali. La sinistra si è fatta a pezzetti. E quando sei un pezzetto non conti. I lavoratori, la povera gente hanno bisogno di pensare che le lotte possano avere un risultato positivo. Magari parziale, ma che li faccia stare meglio e li faccia guardare con fiducia a te e al domani. La divisione e le contrapposizioni a sinistra (diretta responsabilità di tutti noi) hanno fiaccato i lavoratori e noi stessi. Per questo ho apprezzato molto il percorso che abbiamo fatto per arrivare al 28. Per quanto riguarda l’ultima parte della tua domanda, rispondo che non possiamo continuare a denunciare gli effetti dell’austerità senza indicare il meccanismo che ne genera le politiche. Ma soprattutto non possiamo continuare nella denuncia senza indicare come uscirne. Abbiamo detto molti no e dobbiamo continuare a dirne, ci mancherebbe. Ma dobbiamo costruire una piattaforma alternativa credibile e possibile da realizzare. Se il rapporto che si è costruito tra i promotori del controsemestre regge e si consolida, possiamo farcela. Io ci sto, noi del Pdci ci stiamo.

L’Unione Europea si è dimostrata un nemico non solo per i lavoratori, i giovani e i cittadini europei – in particolare per quelli dei paesi che subiscono le imposizioni della troika – ma anche per i popoli di aree geografiche più o meno lontane che sono state prese di mira dai meccanismi egemonici di Bruxelles, basti vedere ciò che sta accadendo in Ucraina. Che ne pensate?

Le politiche economiche neoliberiste si accompagnano naturalmente, in stretta simbiosi, con le politiche militariste ed imperialiste. La sporca guerra in Ucraina ha avuto il contributo fattivo della Ue. Il governo italiano, quello francese, quello spagnolo hanno balbettato qualcosa? Quando l’hanno fatto è stato perché i media dessero informazioni false. Il governo italiano non è “costretto” dalla Ue, ne è parte organica. La vicenda ucraina è stata ed è un orrore costruito dagli Usa e dalla Ue, a braccetto. E non è finita. Oggi hanno messo il slenziatore alle notizie più di quanto non lo abbiano già fatto. Noi abbiamo straordinari compagni che stanno utilizzando facebook allo spasimo per raccontare la verità. Sono stati criticati ed attaccati. Esponenti della sinistra sono arrivati a dire che campagne come quelle da noi condotte sull’Ucraina sono inutili perché non danno risultati elettorali. Mi vergogno per loro.

Le recenti elezioni europee ed amministrative sembrano aver delineato due scenari: vittoria di un Pd spostato su posizioni ancora più moderate e aumento netto dell’astensionismo. In questo quadro secondo voi quali spazi esistono per accumulare forze a livello sociale e politico contro il governo, le sue politiche e i diktat provenienti dall’Unione Europea e dai suoi apparati coercitivi?

Dipende solo da noi. Lo spostamento a destra del Pd non ci regalerà alcun voto. Ammenoché noi non si sia in grado di parlare concretamente di un’altra Europa. Non quella di Altiero Spinelli, capiamoci. Su quella ho letto e mi sono entusiasmata. Ma quella storia è finita. Non credo che l’attuale Europa sia correggibile, credo che dobbiamo impegnarci per disegnarne e proporne un’altra, del tutto alternativa. E su quella accumulare le forze.

In che modo state preparando la vostra partecipazione alla manifestazione nazionale del 28 giugno a Roma anche tenendo conto del prevedibile clima di censura da parte dei mezzi di informazione?

Siamo una forza politica povera, viviamo sull’autofinanziamento dei dirigenti e dei militanti. Tutto quello che potevamo fare l’abbiamo fatto. Per il 28 mattina abbiamo convocato la direzione nazionale. Pagarsi due volte il viaggio a Roma sarebbe stato impossibile e così abbiamo messo i due avvenimenti insieme. Lasciami dire una cosa. Otto mesi fa abbiamo tenuto un congresso straordinario, abbiamo riflettuto severamente sui nostri errori – penso soprattutto alla rottura della Federazione della Sinistra. Siamo stati eliminati dalla Lista Tsipras, eppure se si dà un’occhiata ai risultati delle amministrative le cose non sono andate male. Ti faccio solo un esempio. Nella Bassa Romagna, in coalizioni in cui la sinistra era sempre unita, abbiamo conseguito risultati a due cifre, arrivando ad una media del 10%. Abbiamo federazioni regionali che hanno costruito, a livello locale, la stessa coalizione della manifestazione del 28 e promuovono dibattiti e iniziative. Quella del 28 è la prima manifestazione nazionale contro la politica della UE, dobbiamo esserne orgogliosi. I media censureranno la manifestazione? Non è probabile, è sicuro. Ma sta a noi stringere i denti ed andare avanti.

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