Prendiamo la notizia nuda e cruda dal Corriere online: “I giudici della seconda Corte d’Appello di Milano hanno assolto Silvio Berlusconi, imputato per concussione e prostituzione minorile nel processo Ruby, per entrambi i capi di imputazione. In primo grado l’ex premier era stato condannato a 7 anni . A proposito dell’accusa di concussione, i giudici dell’Appello hanno detto che “Il fatto non sussiste” . Riferendosi all’accusa di prostituzione minorile invece è stato scritto che i fatti a lui contestati “non costituiscono reato” . Il collegio presieduto da Enrico Tranfa ha quindi emesso una sentenza che va nel senso opposto rispetto alla condanna a 7 anni e all’interdizione perpetua dai pubblici uffici, inflitta all’ex premier nel processo di primo grado dal collegio presieduto da Giulia Turri il 24 giugno 2013. Le motivazioni sono attese entro 90 giorni”.
Dunque: telefonare alla questura per far rilasciare una minorenne fermata con l’accusa di furto non è concussione (costringere o “convincere” un pubblico ufficiale a fare il conrario di quello che dovrebbe fare); fare sesso con una minorenne non è reato se fai finta di non sapere la sua età (se sei abbastanza potente, non come il marito della Mussolini); Ruby è probabilmente la nipote di Mubarak o poteva sembrarlo.
Non ci interessa qui entrare nel merito di un processo di cui, come tutti, conosciamo soltanto i rendiconti giornalistici e non “le carte processuali”. Ma a nessuno può sfuggire il significato politico di questa sentenza, così come non può sfuggire l’olimpica calma con cui stavolta il Caimano ha atteso la sentenza. Né l’insistenza con cui ha tenuto buoni i suoi nel mantenere fede al “patto del Nazareno” con Renzi, di cui – sia detto per chiarezza – ben pochi conoscono il vero contenuto.
L’impressione è dunque fortissima: il regime si è stabilizzato, il blocco che ha portato Renzi a palazzo Chigi si è preoccupato di salvare l’ex Cavaliere per evitare lacerazioni pericolose nel blocco sociale egemone (tra un’ala moderna ed “europea” e una “sanfedista”, arretrata, criminogena e criminale) e in cambio di una mano sostanziosa al processo di stabilizzazione. Quello che avviene in parlamento è lo specchio esatto di questo appeasement che evita altri morti e feriti nella classe dirigente, specie ora che il “cambio generazionale” è avvenuto e le vecchie diatribe del passato possono essere messe nell’armadio insieme a tutti gli altri scheletri della Repubblica italiana. Berlusconi è un “costituente” del nuovo regime, quindi può esser salvato e accompagnato all’uscita senza quest’ultimo disonore.
Notiamo, incidentalmente, che il cambio di linea della magistratura coincide con il “nuovo clima politico”, quello in cui tutto l’arco dei principali dirigenti politici esce fuori dall’alveo democristiano, massone, piduista, ormai decisamente padrone anche del cosiddetto Partito Democratico.
Sarebbe sperabile che quanti hanno avuto l’idea che votando “utile”, ovvero Pd, si contribuiva a “battere la destra e Berlusconi” riescano ora finalmente ad accendere il cervello. Qui il gioco della democrazia è finito da un pezzo, anche formalmente. E il regime non presenta più alcuna smagliatura tra una presunta “destra” e una ancor più presunta “sinistra”. A livello delle politiche economiche e istituzionali comanda la Troika (Unione Europea, Bce, Fmi); al livello dell'”amministrazione” c’è invece un personale ampiamente interscambiabile, dall’identità inesistente e corrotta ancor prima di arrivare a una qualsiasi poltrona.
Come cinguettano tutti i Tg, “l’assoluzione di Berlusconi rafforza il patto del Nazareno e zittisce i frondisti di tutti gli schieramenti”. Appunto. Non l’opposizione sociale che, a questo punto, deve guardare altrove per trovare anche un’espressione o una rappresentanza politica.
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