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I dettagli “indicibili” del Patto del Nazareno

Il patto stretto tra Renzi e Berlusconi il 18 gennaio scorso nella sede del Pd in via del Nazareno, sta andando a verifica. I suoi punti salienti – secondo la soffiata rivelata da Dagospia – riguarda le modalità dell’abolizione in aula dell’art.18, l’elezione del nuovo Presidente della Repubblica, la “riforma della giustizia” e la clausola di non concorrenza tra la Rai e Mediaset. Quattro capitoli sui quali il ducetto di Pontassieve e l’uomo di Arcore sembrano convergere piuttosto decisamente.

Vediamo gli scenari di attuazione del Patto del Nazareno sui quattro capitoli dell’intesa:

–          Sull’approvazione in Senato dell’abrogazione dell’art.18, i senatori di Forza Italia dovrebbero uscire dall’aula al momento del voto per abbassare il quorum e consentire al governo Renzi di far approvare il decreto sul lavoro senza il soccorso degli uomini di Berlusconi che cambierebbe i connotati della sua maggioranza.

–          Sulla sostituzione di Re Giorgio Napolitano alla Presidenza della Repubblica, questa dovrebbe avvenire all’inizio del 2015, una volta che sia Bruxelles che la Bce avranno dato il via libera alla Legge di Stabilità del governo Renzi, che a tale scopo porta in dote lo scalpo dei lavoratori con il Jobs Act e l’abolizione dell’art.18. A sostituire Napolitano dovrebbe essere Anna Finocchiaro, ex magistrato, attualmente presidente della Commissione Affari Costituzionali del Senato e relatrice di maggioranza sulle controriforme costituzionali recentemente approvate.

–          Il capitolo sulla giustizia ha un bersaglio principale – il potere dei magistrati – e un bersaglio secondario – i tempi della giustizia civile. Sul primo bersaglio l’attuale ministro di Giustizia Orlando ha allestito una proposta che non piace del tutto a Forza Italia e a Berlusconi perché ancora troppo tenera con i magistrati. In realtà c’è la norma sulla responsabilità civile dei “giudici che sbagliano”, ma il nodo resta quello della separazione delle carriere tra magistratura inquirente e magistratura giudicante.

–          Il quarto capitolo riguarda l’altro tema sensibile di Berlusconi: le televisioni. La Rai e Mediaset hanno stabilito una tregua che prevede che non ci sia concorrenza al rialzo (in termini di ingaggi) nell’assunzione di conduttori e format. Con la crisi dei consumi e di conseguenza della pubblicità, occorre tenere bassi i costi di gestione. Sul fronte delle poltrone, secondo la soffiata di Dagospia, il presidente della Rai  Anna Maria Tarantola potrebbe lasciare presto, per motivi personali, la presidenza di viale Mazzini. Al suo posto Berlusconi vorrebbe mettere l’ex membro dell’Authority Antonio Pilati, ma sul suo nome c’è da registrare la contrarietà del mondo Mediaset, per il quale Pilati rischia di essere troppo debole. La poltrona strategica rimane però quella del direttore generale della Rai. Luigi Gubitosi potrebbe andarsene per la fine dell’anno e al suo posto Renzi, con il via libera di Berlusconi, avrebbe in mente di piazzare Antonio Campo dall’Orto, attualmente parcheggiato alle Poste, scrive Dagospia.

Alla luce di questi scenari, fortemente plausibili e la verifica forse la vedremo già in questi giorni al Senato sull’art.18, si conferma il detto popolare che “Chi si piglia si somiglia”. Dopo venti anni di ossessive battaglie contro Berlusconi ci ritroviamo a fare i conti con il berlusconismo in salsa toscana, ma reso meno greve e più biodegradabile per le esigenze di Bruxelles e Francoforte. Se a La Repubblica avessero un minimo di dignità… dovrebbero spengere le luci e andarsene a casa.

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