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Sciopero generale del 24. Come arrivare dove non arriva il sindacato?

La preparazione di uno sciopero generale nelle attuali condizioni di frammentazione del mondo del lavoro e dei settori popolari interessati alle sue motivazioni, pone da sempre un problema a cui trovare soluzione. Sui posti di lavoro ci pensa il sindacato, ma lì dove il sindacato ancora non può arrivare, nel  territorio ad esempio, come si informa, si discute e si prepara uno sciopero generale?

Gli attivisti del Controsemestre Popolare a Roma hanno provato a sperimentare qualche idea.  Ieri pomeriggio nell’ampio e popolare territorio di Cinecittà-Tuscolano si sono organizzati con una “brigata mobile” che ha distribuito i volantini che invitano allo sciopero generale. L’esperienza è stata mutuata dalla preparazione degli scioperi generali nei quartieri in Grecia. Una parte sui motorini e una parte a piedi, hanno battuto il territorio con cartelli, megafono, volantini e strombazzamenti che richiamano obiettivamente l’attenzione della gente. La curiosità è infatti la prima condizione che permette poi di interloquire.  Dopo aver battuto sia a piedi che con un gruppo di motorini i quartieri (costellati da numerose fermate della metropolitana), si sono ritrovati tutta alla tenda della coalizione Cinecittà Bene Comune che da giorni è piazzata sotto al Municipio. Entrando nei quartieri, è interessante raggiungere la gente ai parchi giochi dove i genitori sono in gruppo , oppure davanti ai bar dove anche due chiacchiere volanti e il volantino alimentano quasi immediatamente la discussione. E’ in questi aggregati di strada che trovi lavoratori e lavoratrici licenziati, disoccupati, persone in carne ed ossa che da tempo hanno perso contatto con i “luoghi di lavoro”.

Le cose necessarie sono poche: i motorini, cartelli visibili da attaccarci sopra o da innalzare per i gruppi a piedi, volantini semplici o flyer ben fatti, uno o più megafoni tascabili (quelli dei cinesi vanno benissimo). Decisiva è la soggettività e la motivazione con cui lo si fa. O ci si crede nel conflitto o è meglio lasciar perdere.

Insomma occorre sperimentare ogni idea per arrivare lì dove l’attuale livello organizzativo non lo consente e lì dove non si può fare affidamento sulla visibilità nei mass media. Una esperienza quella delle “brigate mobili” del Controsemestre Popolare da replicare e, ci si augura, non solo a Roma.

 

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1 Commento


  • Daniele

    GRANDISSIMI!!!!!

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