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Italia: operazione contro gruppo fascista clandestino, 14 arresti

Un gruppo clandestino che puntava alla ricostituzione di Ordine nuovo è stato smantellato questa mattina dalla procura della Repubblica dell’Aquila. Durante l’operazione, denominata “Aquila nera”, e condotta in diverse regioni d’Italia dal Ros del carabinieri, sono state arrestate finora quattordici persone mentre altre trentuno sono indagate e sarebbero ancora in corso perquisizioni in diverse regioni italiane.
Gli arresti e le perquisizioni sono stati compiuti a L’Aquila, Montesilvano, Chieti, Ascoli Piceno, Milano, Torino, Gorizia, Padova, Udine, La Spezia, Venezia, Napoli, Roma, Varese, Como, Modena, Palermo e Pavia.
A firmare il provvedimento è stato il giudice per le indagini preliminari del Tribunale di L’Aquila, Giuseppe Romano Gargarella, a seguito di un’inchiesta avviata nel 2013 e realizzata dalla procura distrettuale antimafia dell’Aquila nei confronti di un’associazione clandestina denominata “Avanguardia Ordinovista” che, “richiamandosi agli ideali del disciolto movimento politico neofascista “Ordine Nuovo” e ponendosi in continuità con l’eversione nera degli anni ’70, progettava azioni violente al fine di sovvertire l’ordine democratico dello Stato”.
L’accusa nei confronti degli arrestati e degli indagati è di associazione terroristica finalizzata all’incitamento alla discriminazione per motivi razziali, etnici o religiosi, associazione con finalità di terrorismo ed eversione dell’ordine democratico. L’organizzazione, secondo gli inquirenti, progettava azioni violente nei confronti di obiettivi istituzionali, tentando di reperire armi attraverso rapine o sul mercato internazionale.
Nei progetti del gruppo clandestino, affermano gli inquirenti, vi era uccidere alcuni politici “senza scorta” con un’azione simultanea, assassinare magistrati, far saltare le sedi di Equitalia con il personale dentro, piazzare bombe nelle stazioni ferroviarie, nelle prefetture e nelle questure.
I componenti del gruppo terroristico attivi in Abruzzo, dove l’inchiesta è partita, progettavano ad esempio di uccidere Pierferdinando Casini e Gianni Chiodi (presidente della Regione per il centrodestra fino alle elezioni della scorsa primavera).
In particolare, le indagini rilevano come il gruppo, guidato da Stefano Manni (uno dei leader del gruppo ed ex carabiniere) avesse elaborato un piano volto a “minare la stabilità sociale attraverso il compimento di atti violenti nei confronti di obiettivi istituzionali quali Prefetture, Questure e Uffici di Equitalia e previsto, in un secondo momento, di partecipare alle elezioni politiche con un proprio partito”.
Tra le pratiche del gruppo, attraverso il web e soprattutto i social network, la diffusione di notizie false e l’incitamento all’odio nei confronti degli immigrati additati come responsabili di numerosi problemi sociali.
Il gruppo aveva avviato la ricerca di armi per la realizzazione degli scopi eversivi, recuperandone alcune sotterrate dopo l’ultima guerra mondiale o nascoste da gruppi terroristici neri operanti nei decenni scorsi, acquistandone altre in Slovenia tramite contatti locali o approvvigionandosi con una rapina di armi detenute da un collezionista poi sventata grazie all’intervento dei carabinieri.
Tra i progetti sfumati, secondo gli investigatori, l’assassinio dell’ex componente di Ordine Nuovo Marco Affatigato (latitante ormai da tempo in quanto accusato di “associazione sovversiva”), considerato dal gruppo un “infame” poiché legato ai servizi segreti.
Tra gli indagati compare anche una vecchia conoscenza del neofascismo italiano, l’anziano Rutilio Sermonti, già ex di “Ordine Nuovo” e da tempo legato a Forza Nuova, considerato una delle figure più note nel panorama degli “intellettuali di estrema destra”. Addirittura un ecologista intervistato recentemente da Il Resto del Carlino e i cui articoli vengono pubblicati da siti appartenenti ad una variegata galassia ‘rosso-bruna’.
Il “Movimento politico ordine nuovo” è stata un’organizzazione neofascista – con tratti ideologici ispirati al nazismo – fondata nel 1969 da Clemente Graziani e Pierluigi Concutelli il cui simbolo era un’ascia bipenne nera all’interno di un cerchio bianco su sfondo rosso (di fatto quella del III Reich hitleriano modificata).
Strettissime le sue relazioni con i servizi segreti e i carabinieri che la resero protagonista della strategia delle stragi da Piazza Fontana in poi. Ordine Nuovo venne sciolto per “ricostituzione del disciolto partito fascista” nel 1973 dal ministro dell’interno Paolo Emilio Taviani, un uomo di Gladio ma contrario a trasformare la guerra fredda in guerra civile sul fronte interno.

Il braccio politico del gruppo in questione sarebbe quello di Identità Nazionale, movimento politico ufficialmente registrato dal 29 novembre del 2013. Tra i soggetti fondatori figurano Ancona Roberta Maria Michela, Boschelli Vittorio, Covello Francesco Giorgio, Manni Stefano, Santoro Antonia, Trigiante Angelo, Trisciuoglio Nicola. Secondo la ricostruzione del Gip, ci sarebbero elementi che confermerebbero il vincolo associativo di alcuni degli imputati e indagati, in particolare tra il “leader” del gruppo, l’ex carabiniere di Ascoli Piceno, Stefano Manni, e l’ex avvocato napoletano Nicola Trisciuoglio. “(…). Nicola TRISCIUOGLIO, pur non avendo un ruolo verticistico in seno all’associazione, è  da considerarsi comunque intraneo al gruppo in esame, sostenitore sul piano della condivisione ideologica. Ex avvocato napoletano, radiato dall’ordine degli avvocati partenopeo nel 2005, ha svariati precedenti per truffa, estorsione ed altro, nonché pregiudizi per reati di istigazione all’odio razziale ed apologia al fascismo. Ha fondato il “Movimento Uomo Nuovo” e il movimento politico “Identità Nazionale”. Concorda con il MANNI l’attuazione di un disegno eversivo stragista”.

Nell’ordinanza della magistratura, relativa alle intercettazioni delle comunicazioni tra Manni e Trisciuoglio, c’è un passaggio che appare interessante:

“L’ex avvocato ha continuato la conversazione affermando che ha sul social network facebook centinaia di contatti che gli scrivono e condividono il suo pensiero, ma che lui si trova ad avere un “drammatico ed amletico dubbio” ossia quello di “doverle indirizzare poi verso qualche cosa …mi si mettono a disposizione” ma non ha risposte ed obiettivi concreti da dare precisando ulteriormente “quel movimento (Uomo Nuovo n.d.t.) su Facebook ha 5300 adesioni levane 1000 che fanno schifo, ma noi abbiamo sotto veramente persone che partecipano, se tu vedi i dibattiti che si fanno lì sopra, non sono poi tanto stupidi i contatti con i carceri di Catanzaro, di Rossano Calabro, di Palermo, di Messina, guarda sono tantissimi, è un peccato buttare una forza umana di questo tipo”. 

Alla richiesta di MANNI di come poter far si che “il popolo bue” possa capire questi concetti, TRISCIUOGLIO risponde che “nella figura del carcerato per quanto deprecabile per certi aspetti possa essere, c’è una forma rivoluzionaria intrinseca notevole, perché quello che comunque si mette la pistola addosso e va a fare una rapina, comunque tiene le palle.”

Un altro aspetto interessante è il collegamento con Mario Tuti, il killer neofascista di riferimento nelle carceri:

A me interessa selezionare le persone, per questo voglio avere tutto il tempo di andare da Mario (TUTI ndt), parlare con lui, valutare chi poter inserire settore per settore, quindi ti ripeto a me interesserebbe solo ed esclusivamente un eventuale tua adesione preliminare e preventiva in funzione poi di un lavoro da svolgere fattivamente fino al 28 febbraio, di modo che uno poi decide che cosa tirare fuori anche per questi mi hanno dato praticamente carta bianca” “ Io credo che sia giunto il momento che insomma gente come noi non se ne stia più con le mani in mano.”

Certo al momento emergono da questa inchiesta anche elementi quantomeno folkloristici ed altri che ne segnalano alcuni aspetti poco solidi, tra questi la “buca” ad un appuntamento che Manni dà a Trisciuoglio, affermando di essere stato convocato dalla caserma dei carabinieri, mentre invece era andato alla festa natalizia a scuola della figlia, atteggiamento poco consono per una organizzazione “combattente”. Delle due l’una: o Trisciuoglio era un rompiballe stratosferico e loquace da cui Manni voleva tenersi a distanza oppure il gruppo era nella fase primitiva di collaudo nelle relazioni reciproche.

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