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L’aria elettrica di Atene. La parola al popolo

ATENE. E passata da poco mezzanotte ma il tassista ha la radio sintonizzata sul dibattito in corso nel Parlamento di Atene. Alla fine prevalgono i parlamentari che si esprimono a favore del referendum sul nuovo memorandum/macelleria che l’Unione Europea e il Fmi vorrebbero imporre alla Grecia. 179 su trecento dicono che questo referendum con il quale il popolo greco si potrà esprimere si farà e si farà domenica 5 luglio, tra una settimana. Votano a favore Syriza e Anel (partiti al governo), ma vota a favore anche la destra di Alba Dorata. Votano contro il referendum la destra moderata di Nea Demokratia, To Potami, il Pasok e, incredibilmente, il partito comunista, il Kke. Un dettaglio questo che sembra sfuggire ai giornali italiani allineati ai sicari di Bruxelles,  i quali preferiscono sottolineare il voto a favore di Alba Dorata e nascondono quello contrario – e francamente incomprensibile – dei comunisti del Kke.

Il governo greco di Alexis Tsipras ha fatto una scelta coraggiosa e dignitosa che ha spiazzato molti, e non solo tra le oligarchie europee e i commentatori filo-trojka. La scelta di indire il referendum arriva come una doccia imprevista anche nel dibattito della sinistra greca in tutte le sue componenti. Syriza, dopo un aspro scontro interno, ha scelto la strada della consultazione popolare. 

Le organizzazioni della sinistra antagonista, riunite intorno ad un affollatissimo, silenzioso e attento dibattito al forum in corso all’università delle Belle Arti al Pireo che si conclude oggi, ne discutono animatamente nell’assemblea plenaria serale.  Si respira una aria elettrica, quella che precede e accompagna momenti storici importanti.  In alcuni compagni c’è la preoccupazione che sia un modo per cedere terreno nel braccio di ferro con la Trojka, ma gran parte delle organizzazioni – dentro Mars ed Antarsya – capiscono che la posta in gioco si è fatta alta e prevale l’orientamento ad impegnarsi per un massiccio Oxi (NO in greco) nel referendum di domenica prossima.

In molti intendono riempire di contenuti questo No proiettandolo su una piattaforma più avanzata che indica nell’uscita dall’Eurozona e dall’Unione Europea il passo successivo. Sanno bene – e lo sottolineano negli interventi – che questa, almeno fino ad oggi, non è mai stata la linea di Syiriza, la quale ha cercato invece di praticare un terreno negoziale e riformista dentro la gabbia imposta dall’euro e dai vincoli della Ue. Ma è stata la realtà a stoppare questa prospettiva e ad imporre, anche alla leadership di Syriza e al governo, un passo coraggioso e più avanzato di quanto magari desiderato. L’arroganza dei sicari della Ue e del Fmi ha impedito ogni possibilità di negoziato ed ora si è imposto lo scontro. Uno scontro che occorre vincere, nelle urne del referendum, ma anche nella società greca martirizzata da anni di austerity.

Il dibattito sulle soluzioni alternative alla permanenza nell’Eurozona e nell’Unione Europea, diventa una opzione concreta sul campo. Proprio ieri, sabato, uno dei workshop del forum di Atene, ha discusso della proposta dell’Alba Euromediterranea come alternativa possibile ai disastri dell’esistente.

Uno dei problemi con cui fare i conti sono anche le divisioni nella sinistra greca. C’è il blocco di Syriza con tutte le sue componenti interne,  moderate e di sinistra, ci sono le organizzazioni della sinistra antagonista aggregatesi intorno a Mars e Antarsya ed infine c’è  il Kke, il partito comunista. Sono tre opzioni politiche che non si parlano tra loro, anzi, spesso agiscono separatamente in modo sistematico e aspramente competitivo. In questa occasione le prime si sono schierate per il No nel referendum, mentre il Kke ha votato contro in Parlamento e propugna l’annullamento della scheda. Una disgregazione di forze che fa male, e di cui anche in Italia si paga il prezzo da troppo tempo.

Le delegazioni europee presenti al forum di Atene convocato dal Coordinamento Internazionale anti Ue, hanno fatto appello in tutti i modi affinchè tutta la sinistra di classe greca affronti con decisione e unità la sfida del referendum del 5 luglio rinviando a dopo il voto la discussione sui diversi progetti politici. Sono state approvate due risoluzioni, una più generale e una specifica di sostegno al No al referendum contro l’accordo con la Trojka. La settimana che arriva fa puntare tutti i riflettori sulla Grecia. L’esito  del referendum sarà un segnale potente di rottura o diversamente di normalizzazione. Di questo appaiono tutti consapevoli, o almeno quasi tutti.

Il testo del dikat della Troika su cui saranno chiamati a votare i greci:  

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