Sono gli slogan del corteo partito stamattina a Napoli da Piazza Leone, accanto la Porta Capuana, organizzato dall’USB per protestare contro il razzismo di stato e le lentezze burocratiche dell’ufficio immigrazione della Questura di Napoli nella gestione delle pratiche dei rifugiati politici. I sei mesi previsti dalla legge, qui a Napoli diventano minimo 2 o addirittura 3 anni, il che vuol dire che un rifugiato rimane parcheggiato in una struttura d’accoglienza anche per diversi anni prima di vedere evasa la propria richiesta d’asilo. Anche nel rilascio del rinnovo dei permessi di soggiorno la questura ha peggiorato i suoi standard. Non si rilasciano più permessi validi per 2 anni ma soltanto annuali con il risultato di ingolfare gli uffici e raddoppiare i costi delle pratiche. L’impressione è che in questo modo si voglia tenere in vita il florido mercato delle agenzie di disbrigo pratiche per extracomunitari che dal raddoppio delle azioni burocratiche previste dalla Questura napoletana ci stanno guadagnando.
Sono stati circa 200 i migranti scesi in corteo con le bandiere dell’Usb, delle associazioni di immigrati A.I.P.E e MANDE’, capeggiate dalla pasionaria dirigente sindacale Svitlana Hrihorchuk. Mancano quasi del tutto gli italiani. Le facce bianche sono pochissime. Inspiegabile l’assenza di tutti i centri sociali napoletani nonché dei collettivi autonomi.
Partiti da Piazza Leone a pochi passi dalla sede dell’Usb il corteo ha raggiunto verso le 11 Piazza Carlo III dove ha partecipato alle celebrazioni della giornata antirazzista organizzata dal Comune di Napoli per il cinquantenario della rivolta di Rosa Parks, la giovane sarta dell’Alabama che al termine di una stancante giornata di lavoro si rifiutò su un autobus di cedere il posto a un signore bianco.
Sul palco comunale sale un rappresentante sindacale a spiegare le ragioni della protesta a un pubblico composto per lo più da studenti delle scuole dell’obbligo. Sono applausi. Poi giunge il sindaco De Magistris e attorniato dai giornalisti e dalle telecamere ribadisce che Napoli è città dell’accoglienza e non della chiusura, critica il governo sulla gestione dei flussi migratori e sollecitato da un giovane migrante pakistano a dire la propria sulle angherie della questura nei confronti dei migranti, il primo cittadino attacca invece il ministero retto da Angelino Alfano.
Importante comunque la sinergia tra la manifestazione comunale e la protesta sindacale. Finite le celebrazioni ufficiali infatti 2 assessori della Giunta comunale si uniscono alla testa del corteo reggendo lo striscione d’apertura che recita: VOSTRE LE GUERRE, NOSTRI I MORTI. Sono l’assessore alle politiche sociali Roberta Gaeta e quello alla cultura Gaetano Daniele.
Il corteo percorre tutta Via Foria, la strada che ospita anche la sede dei razzisti di Casapound. Qui rimane almeno un quarto d’ora a sostare sotto le finestre del palazzo dove si riuniscono i fascisti. Ma nessuno dei manifestanti che prendono il microfono li nomina mai. Si parla genericamente di coloro che speculano sul razzismo e tutti capiscono.
Le note dei canti africani prodotte dal sound-system del furgoncino sindacale accompagnano la manifestazione verso la chiusura in Piazza Dante. In realtà la fine della manifestazione era stata prevista di fronte la sede della questura dove era stato chiesto un incontro ufficiale con una delegazione di migranti. L’incontro ci sarà, ma per sopraggiunte incombenze del questore l’orario è stato posticipato alle 18.00. Poco male.
La giornata è comunque andata benissimo. Una bella giornata meticcia e ribelle. Come dovrebbe essere sempre.
- © Riproduzione possibile DIETRO ESPLICITO CONSENSO della REDAZIONE di CONTROPIANO
Ultima modifica: stampa