Il braccio di ferro in corso sull’Inps è una delle quelle battaglie che merita di essere conosciuta, raccontata e combattuta. Di questo sono apparsi seriamente convinti i lavoratori e delegati dell’Usb che questa mattina hanno manifestato con una assemblea pubblica e aperta sotto le finestre della Direzione Generale dell’Inps all’Eur. Centinaia di persone provenienti da diverse città hanno ascoltato i numerosi interventi diffusi da un camion-palco ma poi hanno ritenuto che le loro ragioni dovessero dare una dovuta “scrollata” al vertice dell’istituto nato per fornire previdenza sociale e finanziato con i contributi dei lavoratori e delle imprese. I lavoratori e le lavoratrici (tante) hanno così deciso di entrare nell’ovattato palazzo della Direzione dando vita ad un corteo interno e a momenti di assemblea volante nei corridoi e negli androni. La preoccupazione deve essere stata tanta perché a un certo punto è un plotone di poliziotti (per la verità con i caschi al fianco e non in assetto di combattimento) che hanno affiancato i funzionari in borghese che avevano cercato di impedire che i lavoratori entrassero nel palazzo. Una mattinata dunque di duro scontro. I “veterani” dell’Usb dell’Inps commentavano però che in quaranta anni, nonostante cortei interni e momenti di protesta anche dura, la direzione non aveva mai chiesto l’intervento della polizia. Anche questo è un segno, brutto, dei tempi. Ma qual è la posta in gioco che ha portato l’Usb a lanciare la campagna “Liberiamo l’Inps”?
L’Usb ha ripetutamente chiesto di incontrare il presidente, l’economista bocconiano Tito Boeri messo lì da Renzi, e alla fine Boeri questa mattina ha dovuto accettare di incontrare una delegazione, mentre i lavoratori defluivano dal palazzo e attendevano nella piazza antistante. Nell’incontro l’Usb ha chiesto le dimissioni di Boeri, il quale sembra non aver gradito l’invito.
In primo luogo c’è da segnalare le ultime novità giunte proprio alla vigilia della manifestazione di oggi. Il Direttore Generale Cioffi, si è autosospeso perché è venuta fuori una inchiesta della procura di Nocera sui contributi non pagati all’Inps per i lavoratori dell’Enel. (leggi Qui). Una vicenda che vede coinvolto proprio Cioffi che all’epoca era il direttore delle risorse umane dell’Enel. Si parla di un buco di mancato versamento di contributi per quasi 40 milioni di euro. Cioffi al momento non è indagato, ma è emerso che si fosse accanito contro un ispettore dell’Inps che continuava a tenere aperta la procedura di verifica sul buco contributivo. Insomma un classico conflitto di interessi che solo l’Usb aveva trovato il coraggio di denunciare, mentre Cgil Cisl Uil etc. hanno taciuto e continuano a tacere sulla vicenda. In realtà c’è poco da sorprendersi, visto che fino a qualche anno fa i presidenti dell’Inps venivano dai tre sindacati. Non solo. La “esternalizzazione” di molte funzioni dell’Inps ai patronati è stata sempre sostenuta e agevolata da Cgil Cisl Uil e altri sindacati che gestiscono i patronati.
Ma la posta in gioco è anche più alta. L’Usb, oltre Cioffi, accusa anche Boeri di non avere le credenziali per poter dirigere un istituto che rappresenta il cuore del residuo welfare state nel nostro paese. L’economista, diventato presidente, più volte ha sostenuto la strada della previdenza integrativa privata e l’abbassamento delle prestazioni pensionistiche attraverso l’estensione del sistema contributivo. Dunque un presidente che lavora più per smantellare la previdenza pubblica ed erogare pensioni da fame per i pensionati di domani che per difendere la funzione e le risorse. Sullo sfondo poi c’è la cosiddetta riorganizzazione, illustrata con alcune slides (ormai funziona così) in una convention tra Boeri e i dirigenti dell’Inps. In una di esse compare la parola delocalizzazione di alcuni servizi dell’istituto. E qui si apre un’altra rogna. In questi anni sono state già esternalizzati i servizi informatici e la vigilanza. Adesso si intuisce che con l’istituzione dell’Anpal (Agenzia Nazionale per le Politiche Attive del Lavoro) un altro pezzo di Inps andrebbe via, mentre già oggi tutta una serie di funzioni dell’Inps sono state ufficialmente consegnate ai patronati. In un’altra slide, dove si parla di riorganizzazione professionale del personale, è addirittura sparita una categoria – quella del livello A – nella quale sono stati fino ad oggi inquadrati migliaia di lavoratrici e lavoratori provenienti dagli enti previdenziali disciolti. A questi lavoratori – che hanno riempito molti dei buchi negli organici e nei servizi dell’Inps – sono state tolte le abilitazioni con cui avevano accesso ai servizi. Di fatto li si stanno dichiarando in esubero quando oggi l’Inps (dopo l’accorpamento di Inpdap ed Enpals) ha meno dipendenti di quanti ne aveva quando era solo Inps (parole di Boeri). Le slide dei dirigenti parlano dei servizi e della prestazioni con il linguaggio aziendale. Li chiamano prodotti ed evocano una Inps che crei valore. Ed effettivamente i servizi dell’Inps hanno prodotto due miliardi e mezzo di euro in più negli ultimi tre anni. Ma neanche una briciola di questi si è riversata né sui lavoratori che l’hanno prodotto né sulle prestazioni sociali per disoccupati, pensionati, invalidi, famiglie. Le sedi territoriali continuano ad essere sotto organico e impossibilitati a liquidare per tempo le prestazioni, con mezzi informatici e strutturali spesso non funzionanti, non ci sono assunzioni da anni ma solo fuoriuscite per pensionamenti e l’età media dei dipendenti è salita a ben 57,7 anni. Questo mentre nel paese la domanda di prestazioni sociali (dalle indennità di disoccupazione e mobilità agli assegni familiari, dalle pensioni ai sussidi) è esplosa con la recessione e la stagnazione della crisi.
Lo smantellamento del welfare state passa dunque anche attraverso lo smantellamento dell’istituto nato proprio per assicurarlo a tutti. Di fronte al complice e assordante silenzio di Cgil Cisl Uil su questa operazione, va indubbiamente dato merito all’Usb di aver aperto una battaglia generale sull’Inps che tiene insieme le rivendicazioni contrattuali dei lavoratori e gli obiettivi generali di difesa e rilancio del welfare state. “Liberare l’Inps” da chi vuole affossarla è una partita che non spetta giocare solo ai lavoratori dell’istituto ma a tutti i lavoratori dipendenti e autonomi, i disoccupati, i precari, le famiglie. Una crescente unità in questo senso è stata evocata in più interventi dell’assemblea di questa mattina. Davanti alle sedi territoriali dell’Inps partirà nei prossimi giorni una raccolta di firme sia dei lavoratori che degli utenti. Non è una cosa da poco nell’epoca dell’arroganza dei Renzi boys and girls.
Nelle foto l’occupazione e il corteo interno alla direzione generale dell’Inps
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marcello
Povera la mia INPS… c’ho lavorato per 36 anni, sono 4 che sto in pensione ed è cambiato tutto in peggio.
Giorgio
Questi grandi capi dell INPS non hanno mai lavorato in vita loro quindi meglio se ne stassero a casa loro invece di inventarde e ogni giorno una per fregare i lavoratori.