Per denunciare la concessione da parte del governo italiano dell’uso di droni statunitensi da Sigonella in Libia (senza che sia stato nemmeno notificato al Parlamento) per eliminare le milizie jihadiste, inesistenti sul suolo libico prima della “primavera araba libica” e dei bombardamenti Nato. Ma anche per contestare le gravissime dichiarazioni fatte in Aula da Gentiloni Lavorare per l’uscita di scena di Assad e per una transizione del paese. E se Assad facesse lo stesso? Chiedendo al Parlamento siriano di lavorare per l’uscita di scena di Mattarella o di Renzi o dello stesso Gentiloni e per una transizione in Italia? L’Italia dunque appare non solo sempre più coinvolta ma anche in questa occasione il governo metterà tutti di fronte al fatto compiuto. Secondo il Corriere della Sera la riunione un centinaio di parlamentari di Tobruk per formare un governo vedrebbe come primo atto esecutivo, quello di chiedere formalmente alle Nazioni Unite di intervenire per la stabilizzazione della Libia. Agendo sotto “mandato” Onu si potrà evitare il voto delle Camere: al ministro della Difesa Pinotti basterà fare un’informativa alle commissioni Esteri e Difesa. Intanto cominciano a circolare ipotesi su una spartizione di interessi della Libia. A scriverlo è l’ex Capo di Stato Maggiore Vincenzo Camporini, sulle pagine di Affari Internazionali, secondo il quale, l’Egitto “sarebbe ben lieto di un suo ‘protettorato’ sulla Cirenaica, mentre i nostri interessi più immediati sono concentrati nelle regioni occidentali ed intorno a Tripoli, e sto parlando sia delle attività estrattive che del controllo dei flussi migratori, prevalentemente in partenza dalla costa nord-occidentale della Libia” . Dunque prima la destabilizzazione, poi i bombardamenti ed infine la divisione del paese. Uno scenario vergognoso.
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