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Spioni, massoni, finanza. Intervista al generale Rapetto

Il generale di brigata della Guardia di Finanza, Umberto Rapetto, è uno dei principali esperti di sicurezza informatica di questo paese. Ex consulente dell'Aipa (Autorità per l'informatizzazione della Pubblica Amministrazione), è stato comandante del Nucleo Speciale Frodi Telematiche. Poi in Telecom Italia, dopo essere stato consigliere strategico del presidente esecutivo, Franco Bernabè. Quindi – in veste di Group Senior Vice President – direttore delle Iniziative e dei Progetti Speciali, ha lasciato alla fine del 2013 il colosso delle telecomunicazioni italiane in totale divergenza con le scelte del nuovo vertice aziendale.

Dal giugno 2015 conduce la trasmissione televisiva "Il Verificatore" su Rai2. Attualmente è CEO di HKAO – Human Knowledge As Opportunity, startup operante nello scenario della sicurezza dei sistemi e delle reti, della riservatezza dei dati e del controspionaggio industriale con attività di consulenza, coaching, progettazione, formazione.

E' stato intervistato stamattina da Radio Città Aperta.

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gen. Umberto Rapetto, ex Generale della Guardia di Finanza, tra l'altro già comandante del nucleo speciale frodi telematiche. Buongiorno, dott. Rapetto

Buona giornata…

 

Vorrei prima di tutto riassumere rapidissimamente la vicenda. Un'inchiesta della procura di Roma scoperchia questo data base con oltre 18mila utenze molte delle quali appartenenti ad esponenti del mondo della politica, degli affari, della massoneria. E quindi questi due personaggi, Giulio e Francesca Maria Occhionero finiscono in manette. Diciamo che inizialmente anche alcuni osservatori avevano ipotizzato – minimizzando un po' – che si potesse trattare semplicemente di una questione di cyber traiding, diciamo raccolta di informazioni per un arricchimento personale. Ma poi, andando a vedere, si trovano il presidente del Consiglio, un alro ex presidente del Consiglio, ex generali della guardia di Finanza, addirittura Mario Draghi, il presidente della Bce, insomma… sembra una questione un po' più grossa, un po' più rilevante. Secondo lei di fronte a cosa ci troviamo?

Ci troviamo di fronte alla punta dell'iceberg. Vale a dire: quello che sta accadendo è l'amara constatazione di un fenomeno che non ha semplicemente questo genere di evidenza, ma che rischia di esibire un lato oscuro di quello che le tecnologie sono riuscite poco alla volta a creare in una sorta di universo parallelo. Abbiamo guardato, così, con curiosità al Datagate, quello che diceva WikiLeaks, dopo c'è stato Snowden e adesso ci siamo accorti che anche dalle nostre parti qualcuno può fare le stesse medesime cose senza bisogno di grandissimi strumenti; non ha bisogno di competenze specifiche ma basta utilizzare banali – non vorrei però con questo offendere chi ha sviluppato quelle procedure – banali programmi software che sono in grado di entrare all'interno dei sistemi cosiddetti bersaglio e trasformare quei computer, quei tablet o quegli smartphone in veri e propri zombie. Che anziché obbedire al legittimo utente, al possessore autorizzato, danno possibilità a chi ha congegnato quel sistema, o a chi l'ha comprato (per potersene servire) soprattutto di carpire qualsiasi segreto possa essere stato memorizzato all'interno dei dischi, che possono custodire dati riservati o addirittura segreti.

 

Di questa vicenda colpiscono particolarmente due aspetti. Da una parte c'è il fatto che le istituzioni come anche in qualche modo diceva lei, sembrano essere completamente vulnerabili a questo tipo di penetrazione ed è, chiaramente, un aspetto preoccupante. Dall'altra parte però emerge anche quello che potrebbe sembrare una dimensione internazionale della vicenda perché poi, appunto, gli intercettati, gli spiati, non sono soltanto esponenti della politica o del mondo degli affari italiano e perché, soprattutto, Francesca Maria Occhionero è stata una collaboratrice del governo statunitense. Quindi sembrerebbe anche profilarsi una dimensione internazionale della vicenda.

E' tutta internazionale nel momento in cui si adopera internet e non esistono più barriere di carattere geografico convenzionale. Da quello che poi possono essere le prime esperienze, da quello che possono essere le suggestioni concatenate a queste… sì, può emergere un quadro degno delle spy story, però non credo che siano vicende che potrebbero impressionare un giovane Le Carrè o altri che possono appassionare con i loro scritti di gialli e dintorni. La vera drammatica constatazione è che non è mai maturata la coscienza, la consapevolezza, la cultura della sicurezza, e che tutti, nessuno escluso, si possa essere esposti a rischi di questo genere. Teniamo conto che soprattutto i personaggi di un certo lignaggio di carattere politico, sociale, economico, istituzionale, hanno l'abitudine di sentirsi tutelati, protetti, da segreteria, anticamere, mille altri soggetti che filtrano il contatto con l'esterno. Ma dal momento in cui hanno un telefonino in mano, o sono davanti al computer, sono comuni mortali. E' una sorta di livella di Totò… Non ci troviamo di fronte alla morte, ma di fronte alle tecnologie web, al nuovo modo di comunicare e alla velocità, tipica di questo mondo.

 

Quello della sicurezza di questo mondo qui, è uno degli aspetti che negli ultimi anni ciclicamente torna ad essere di attualità nel nostro paese. Mi viene in mente una vicenda di qualche mese fa, quando l'allora presidente del Consiglio Matteo Renzi propose l'istituzione di una nuova agenzia ad hoc per la cybersicurezza che doveva essere guidata, nella proposta iniziale, da Carrai, che però non è un militare o un funzionario dello Stato. E' una situazione che si verifica sempre più spesso, con personaggi civili (o privati) che vengono magari messi alla guida di istituzioni che dovrebbero occuparsi della sicurezza del paese. Oppure spesso lo Stato collabora con aziende private che operano nel campo della cyberisicurezza. Lei crede che questo sia il modo migliore di mettersi al riparo da problematiche di questo tipo, o forse qualcosa va corretto?

Non è una questione di status giuridico, di essere un militare, un laico o che altro. Il problema è andrebbero individuate persone che hanno competenza. E spesso chi ha competenza non si piega alle indicazioni, ai consigli, ai suggerimenti, più o meno velati, che vengono impartiti. Quando poi soprattutto ci sono in ballo significativi investimenti, è ovvio che hanno carattere preponderante interessi diversi di quelli della collettività.

 

Benissimo. Bene, la ringraziamo molto per essere stato con noi generale Rapetto.

Una buona giornata…

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