Tra le poche buone trasformazioni innescate dalla “stretta” neoliberista – dopo la vittoria di Macron in Francia e il rigurgito di franchismo in Spagna – c’è sicuramente l’aver acceso i riflettori sull’irriformabilità della stessa Ue. Probabilmente – è una battuta, non mettetevi a commentarla… – in queste ore anche Carles Puigdemont ha capito che servirebbe una “rottura” piuttosto che un “aggiustamento” nella struttura sovranazionale che governa di fatto in 27 paesi (e con maggiore forza nella zona euro).
Nella sinistra italiana – tanto “radicale” che “antagonista” – questa consapevolezza stenta ancora a farsi strada, anche se trova resistenze meno feroci di qualche mese fa. Gli sbandamenti assurdi che abbiamo registrato sulla vicenda catalana, però, fanno pensare che dentro questo micromondo i danni siano prodotto dall’egemonia del “pensiero unico” stati assai più gravi di quanto ci si potesse immaginare.
Quasi inutile, o comunque molto difficile, affrontare questa deriva dall’interno. Un punto di vista estero – in un paese provinciale come questo può aiutare a inquadrare meglio il problema.
Il giornalaccio di casa Scalfari, oggi, presenta tra le altre cose una interessante intervista a Jean-Luc Mélenchon, il “populista rosso” francese, ex troskista ed ex dirigente del Partito Socialista, che inventandosi il movimento France Insoummise ha conquistato alle presidenziali ben 10 milioni di voti (che hanno prodotto solo 17 deputati “grazie” a una legge elettorale forse peggiore del renziano “italicum”).
Neanche in Francia le cose vanno benissimo per questo tipo di sinistra, spiega. Colpa di una passività popolare che non si scuote davvero neppure davanti alle peggiori “riforme” che Macron e il grande capitale stanno mettendo in campo. In ogni caso la resistenza è minore del necessario.
Però una cosa è cercare di smuovere questa resistenza partendo da 10 milioni di voti, un’altra è doverla costruire pressoché da zero – come in Italia – partendo da un consenso infinitesimale.
Qual’è, dunque, il segreto di France Insoummise rispetto alle molte e afone sinistre italiche?
O spiega Mélenchon con pochissime parole: “Gli amici italiani devono esprimere un’alternativa netta alla Ue e alla road map della Commissione Europea. Se non lo faranno, continueranno a girare a vuoto appesi al guinzaglio del partito democratico”.
Anche l’argomento-chiave che porta a girare a vuoto è piuttosto vecchiotto. L’intervistatrice gli chiede infatti: “gli elettori di sinistra saranno costretti a scegliere se dare un voto al Pd di Matteo Renzi o scegiere una delle formazioni alternative, rischiando di far vincere il centrodestra…”. Il vecchio volpone tracia seccamente:”E’ un ritornello che conosco bene. Se si entra nella logica del voto utile, si è condannati alla morte politica”.
Se non volete capire dandoci ascolto, state almeno a sentire quel che ci dicono da fuori…
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claudio ursella
Nun me fa ta’ polemiche, che a Roma sur voto utile me sembra che pure i compagni de Contropiano cianno dato lezioni…
C’è il voto utile al PD contro le destre, e il voto uile a M5S contro il PD…
Sempre la stessa cazzata…