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Metalmeccanici, l’esodo verso Usb

Dopodomani sciopero generale di tutte le categorie, indetto da Usb, Cobas e Unicobas. Non è il primo, non sarà l’ultimo, ma una novità forte in questo caso c’è: il peso dei metalmeccanici – categoria di riferimento per tutto il mondo del lavoro, in Italia. Dopo quasi un secolo di quasi monopolio da parte della Fiom Cgil (che ancora oggi ha più iscritti di Fim Cisl, Fismic e Uil messi insieme), una quota crescente di delegati e lavoratori sta passando nelle fila di Usb. Segno che la credibilità di questo sindacato, nel mondo del lavoro, è ormai cresciuta ben oltre i limiti “originari” del sindacalismo di base, prospettando così un ruolo da sindacato generale di classe. Di cui in effetti si sente decisamente bisogno.

Il coordinatore dei metalmeccanici Usb è Sergio Bellavita, ex membro della sergreteria nazionale Fiom, qui intervistato da Radio Città Aperta.

Con noi al telefono Sergio Bellavita, Unione Sindacale di base lavoro privato. Ciao Sergio, buongiorno, grazie della tua disponibilità innanzi tutto.

Ciao, buongiorno a voi.

L’argomento dell’approfondimento di oggi è una tendenza che stiamo registrando con sempre maggiore evidenza: cioè il passaggio di sempre più lavoratori che dai sindacati “normali”, concertativi, passano a Usb. E’ quasi una banalità dire che i tre grandi sindacati non svolgono più da anni il loro ruolo, però è sempre interessante verificare come poi alla fine, in una condizione di difficoltà dal punto di vista delle condizioni lavorative e dei diritti, sia indispensabile salvaguardarsi trovando un referente sindacale che si opponga a quella che è la tendenza.

Sì. Io penso che stiamo vivendo un autunno caldo della rappresentanza. Purtroppo non un autunno caldo di mobilitazioni sociali, anche se ovviamente siamo in campo per lo sciopero di venerdì e per la manifestazione dell’11, quindi ci aspettiamo un buon risultato di entrambi, sia di partecipazione allo sciopero, di adesione, che di partecipazione alla manifestazione. L’ho chiamato l’autunno caldo della rappresentanza perché probabilmente non abbiamo ancora bene la dimensione esatta dell’ampiezza e della profondità di questo processo di disgregazione di Cgil-Cisl-Uil, che sta portando una crescita enorme dell’Unione Sindacale di Base che è il sindacato che sta raccogliendo di più da questa disgregazione, soprattutto nell’industria. E’ un risultato straordinario, è un fenomeno che va approfondito perché evidentemente ogni legame che nel passato c’è stato rispetto al valore e alla struttura di Cgil-Cisl-Uil, alla loro quasi totale supremazia in ampi settori del mondo del lavoro è venuto meno. Ed è venuto meno anche l’attaccamento – un attaccamento diciamo di carattere politico – rispetto alla Cgil.

Ci sono quadri storici che hanno una lunga militanza alle spalle dentro la Cgil che la stanno abbandonando e che hanno deciso passare con noi Usb. Io posso citare, solo per dirne qualcuno, i delegati dell’acciaieria di Piombino, la ex Lucchini. Cito la Gd di Bologna, un’azienda di 1800 dipendenti, la più grande della regione, un’azienda simbolo, roccaforte della Fiom che oggi ha visto in poche settimane perdere centinaia di adesioni con l’irruzione di Usb e di questo protagonismo nuovo dei lavoratori su un terreno-chiave che è quello della democrazia, prima ancora dei contenuti di un accordo che gli è stato imposto. Ma potrei citarne tante altre, ormai sono innumerevoli.

E’ un vero e proprio processo. C’è una domanda di sindacato straordinaria che non trova ovviamente riposta in Cgil-Cisl-Uil per mille motivi che al momento non è neanche opportuno approfondire… Ma quello che ci preme sottolineare è la profondità di questo processo di crescita, soprattutto nel privato e nell’industria. Devo dire poi che anche l’ottimo risultato, in alcune realtà straordinario, di Usb nelle Rsu dell’igiene ambientale, testimonia esattamente questa crescita.

Siamo di fronte a qualcosa che dobbiamo approfondire e studiare bene perché c’è bisogno di un sindacato che riesca ad accogliere, quindi anche Usb ha questa sfida davanti, quella di accogliere questa domanda, questo bisogno di sindacato, di dargli organizzazione, di dargli delle risposte.

Volendo darcela adesso, probabilmente la prima risposta è relativa al peggioramento, del deterioramento delle condizioni e dei diritti dei lavoratori. Uno spostamento ormai radicale ed evidente della bilancia da parte del datore di lavoro, dalla parte del padrone, che ha bisogno di qualcuno che riequilibri questa bilancia. Potrebbe essere questa la prima risposta che ci viene in mente?

Certo, su questo non c’è dubbio. E’ chiaro che da una parte c’è una contraddizione sempre più insostenibile in capo a Cgil-Cisl-Uil. Cioè il mantenimento di una pratica sindacale che continua a vantare “straordinari risultati” e la condizione dei lavoratori che peggiora costantemente.

In realtà sono molti anni che c’è in capo questa contraddizione insostenibile. Il problema è però che le cose si accumulano, si stratificano, e che dal punto di vista generale – penso allo stesso tavolo aperto con il governo sulle pensioni – si discute di dettagli minimali, perfino imbarazzanti rispetto alla dimensione della legge Fornero e la cancellazione delle pensioni da lavoro. Si discute solo come esentare una parte di lavoratori dal prossimo innalzamento…

Non c’è più un ruolo politico di Cgil-Cisl-Uil sul piano generale. Questo processo di progressiva spoliazione di diritti e salario, in molti casi è subito passivamente da parte di Cgil-Cisl-Uil. In altri casi vede queste organizzazioni addirittura protagoniste. Penso al contratto dei metalmeccanici. La Fiom non ha subìto l’accordo con Federmeccanica del novembre 2016, che ha sancito la resa sulla ultradecennale battaglia in difesa del contratto nazionale, ma è stata protagonista di un accordo tutto basato su enti bilaterali, che non dà salario, che ha concesso ai padroni il totale potere sugli orari e sul salario. Questo ovviamente non può che avere delle conseguenze nel rapporto tra Cgil-Cisl-Uil e lavoratori, e apre degli spazi enormi.

Ripeto, è una sfida molto alta, la posta in gioco è quella di costruire una vera alternativa. Usb si sta candidando a questo. I primi risultati straordinari cominciano ad arrivare.

Un’ultima battuta sull’Ilva di Genova, occupata ormai da 2 giorni, se non sbaglio, dai lavoratori.

Sì. Ovviamente siamo solidali e complici di quei lavoratori e siamo contenti che la Fiom di Genova abbia deciso di fare una iniziativa di lotta così importante. Vorremmo si facesse anche a Taranto, stiamo proponendo a tutte le altre organizzazioni di prendere a modello e a riferimento la lotta dei lavoratori di Genova. Noi abbiamo già fatto uno sciopero lo scorso 31 ottobre, c’è stato un incontro al Ministero. Siamo stati da soli, purtroppo il nostro appello all’unità nelle lotte è caduto nel vuoto… Ma abbiamo intenzione, in accordo con gli altri o anche senza accordo, di continuare sul terreno delle mobilitazioni perché è evidente che Arcelor Mittal non è la soluzione per Taranto, non é la soluzione per Genova, non è la soluzione per l’acciaio.

C’è bisogno di un piano straordinario, di un intervento pubblico in economia, in questo caso in un settore strategico come quello dell’acciaio. C’è bisogno che si torni a parlare di nazionalizzazione. Nazionalizzare l’acciaio vuol dire mettere insieme dalle ferriere di Trieste alle acciaierie di Piombino – dopo che è stata svenduta ad un imprenditore algerino che non ha un centesimo da investire, e che sta tenendo tutti i lavoratori in cassa integrazione – all’Ilva di Taranto e alle acciaierie speciali di Terni.

Si pone il problema di un intervento di altro tipo. Il 16 faremo un convegno nazionale a Terni sulla nazionalizzazione del settore perché crediamo che oggi, come non mai, c’è bisogno di cambiare radicalmente la politica industriale in questo paese.

Grazie Sergio, grazie e buon lavoro.

Grazie a voi.

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