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Speciale Casa delle Donne – Seconda Parte

Seconda parte dell’approfondimento sulla vicenda che riguarda la Casa Internazionale delle Donne di Roma. Ieri si è tenuto l’incontro in Campidoglio tra una rappresentanza della Casa e le istituzioni comunali: il sindaco Virginia Raggi, il presidente dell’Assemblea Capitolina Marcello di Vito e tre assessori (la Baldassarre per le Politiche Sociali, la Castiglione per la Casa e la Marzano per Roma Semplice).

Contemporaneamente, all’esterno oltre un migliaio di persone manifestavano a sostegno della storica istituzione a rischio: donne, uomini, associazioni, movimenti, partiti.

Come è andato l’incontro? Non benissimo, secondo il parere di Francesca Koch, presidente della Casa Internazionale delle Donne: “La presenza della sindaca Raggi è stato senza dubbio un elemento positivo, finalmente abbiamo potuto confrontarci con lei – ci ha dichiarato – ma le buone notizie finiscono qui, perchè la stessa Raggi ha sposato integralmente la posizione della mozione Guerrini, ed il tentativo è stato quello di spostare il discorso su quella mozione”.

Invece – ha aggiunto – noi eravamo andati con la volontà di avere una risposta ai documenti che avevamo presentato, e quindi alle nostre richieste di riduzione dell’affitto, di riconoscimento delle spese affrontate per la valorizzazione e la messa a norma dello stabile ed il riconoscimento del valore economico dei servizi. Su tutto questo non c’è stata nessuna risposta. L’assessore al patrimonio ci ha spiegato di non aver avuto il tempo di guardare le carte, che abbiamo consegnato a fine gennaio, per poi assicurarci una riconvocazione entro metà giugno. Non ci resta che aspettare questa seconda fase: siamo preoccupate, perchè il progetto che è stato votato in Assemblea Capitolina è un progetto che tende allo smembramento della casa ed alla negazione della qualità del nostro progetto come realtà di elaborazione di donne, di autodeterminazione e di autogestione. Progetto che noi non potremmo mai accettare”.

La messa a bando dei servizi – prospettiva indicata dalla mozione approvata – sembra che sia un obbligo, quasi divino. La messa a bando di tutto, qualunque starnuto si mette a bando. Questa è una posizione secondo noi insostenibile, sopratutto in relazione ad un certo tipo di storie: ad esempio Il Grande Cocomero (associazione con sede a S.Lorenzo che si occupa di assistenza nell’ambito della psichiatria dell’età evolutiva, anch’essa oggetto di richiesta economica da parte del Comune di Roma. Ndr), come si fa a metterlo a bando? O la Casa delle Donne? Sono storie di decine di anni, realtà che nascono insieme ad i soggetti che le creano… Una delibera del 1983 sottolinea l’importanza sociale della Casa delle Donne. Progetti di questo tipo non possono essere avviati e gestiti solo con la messa a bando dei servizi, che tra l’altro per essere messi a bando devono essere scorporati e quindi a rischio di essere annientati”.

La situazione, di fatto, è in stand by. Il problema è che al momento le posizioni delle due parti appaiono distanti: quella della Casa Internazionale delle Donne emerge in modo chiaro dalle dichiarazioni che la presidente Koch ci ha rilasciato in mattinata. Quelle del Comune, oltre che dal contenuto della mozione approvata in Aula, emergono chiaramente anche dal post che la Raggi ha pubblicato su facebook: “…Si può e si deve iniziare a ragionare sull’esistente per capire se sia sufficiente ovvero, come credo, sia necessario aumentare questi servizi sempre e all’interno del territorio.

E per fare questo, ritengo necessario creare un tavolo di lavoro all’interno del quale accogliere una pluralità di voci, di diversa provenienza ed età, non escluse le rappresentanti della Casa delle Donne, che insieme all’amministrazione disegnino il nuovo progetto della Casa delle Donne che successivamente sarà oggetto di una futura procedura ad evidenza pubblica per consentire ai diversi soggetti e diverse associazioni, di partecipare e lavorare per la crescita delle donne, di tutte le donne, della città di Roma…”.

Al momento una sintesi non appare possibile. Aspettiamo metà giugno, dunque, con la speranza che gli assessori trovino il tempo di leggersi i documenti. A domani con la terza parte dello Speciale.

-Foto a cura di Patrizia Cortellessa-

 

 

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