La manifestazione che ogni anno ricorda per le strade di San Basilio (periferia est) l’uccisione di Fabrizio Ceruso da parte della polizia durante gli scontri del 1974, quest’anno ha assunto un peso particolare.
Fabrizio Ceruso, 19 anni, cameriere e militante dei Comitati Autonomi Operai, venne ucciso durante i durissimi scontri per lo sgombero delle case occupate in via Montecarotto a San Basilio. Da allora tutti i movimenti di lotta per la casa in qualche modo riconoscono in questa la propria storia.
Il 1974 era stato l’anno delle occupazioni di massa delle case sfitte. Quasi 4000 famiglie, in gran parte provenienti dalle numerose baraccopoli esistenti nella Capitale, passarono all’azione occupando decine di palazzi vuoti in tutta la città. La reazione dei palazzinari romani fu quella di chiedere gli sgomberi a tutti i costi. E furono battaglie di strada e resistenza in molti quartieri. Le ultime occupazioni a resistere furono quelle di San Basilio e Casalbruciato. Ma la resistenza e gli scontri dell’8 settembre costrinsero il Comune a trovare una soluzione per le famiglie occupanti che si videro assegnare le case a Casalbruciato dove vivono tuttora ma adesso sotto minaccia di sfratto perché il Comune ha smesso di pagare la convenzione con l’Enasarco proprietaria degli immobili.
Quest’anno l’appuntamento della manifestazione si è inserito nel contesto della dichiarazione “di guerra” indicata nella circolare del Ministero degli Interni contro le occupazioni abitative. Il primo sgombero è avvenuto giovedi all’occupazione di via Costi a Tor Cervara, altri se ne annunciano.
Il corteo, un migliaio di persone, con molte persone del quartiere, con gli occupanti di oggi della vicina occupazione di via Tiburtina, e con gli ex occupanti del 1974, ha visto in piazza le realtà impegnate nella lotta per il diritto all’abitare. In piazza l’Asia-Usb, il Bpm, Potere al Popolo, gli immigrati sgomberati nella vicina via Scorticabove.
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La manifestazione è partita dalla lapide per Fabrizio Ceruso sua via Fiuminata, ha attraversato le strade della vecchia e della nuova San Basilio, con le case popolari di prima e di seconda generazione. C0sì come nel corteo era possibile vedere almeno tre generazioni di militanti, da quelli che hanno partecipato alla “battaglia di San Basilio”, a quelli nati durante quella battaglia a quelli nati negli anni Novanta. memoria storica e nuovo attivismo conflittuale che convivono positivamente.
Nei capannelli come negli interventi al microfono il tema era unico: no agli sgomberi delle occupazioni, stop agli sfratti nelle case popolari, avvio del piano straordinario sulla casa e sanatoria.
I movimenti per il diritto all’abitare sanno che di fronte hanno un apparato istituzionale e coercitivo disposto alla guerra contro i poveri. A loro spetta il compito di unirli e di sbarrare la strada a chi vuole la gente in mezzo alla strada in nome del diritto di proprietà. Un diritto che diventa del tutto risibile e discutibile quando si esercita su edifici abbandonati da anni al degrado o risultato di speculazione a fronte di uno stato di necessità delle persone in carne ed ossa. E’ una sfida tutta politica e in qualche modo “costituzionale”.
(Foto di Patrizia Cortellessa)
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