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Un governo cialtronesco dalla memoria cortissima sui sauditi

L’Arabia Saudita costituisce un elemento di stabilità e affidabilità tanto nei rapporti bilaterali quanto come attore nel più generale scacchiere mediorientale. È mia intenzione rilanciare la collaborazione tra i due Paesi per riprendere un dialogo costruttivo non solo in tema di sicurezza ma in tutti i settori economici, commerciali e culturali”. Questo aveva detto Salvini a conclusione dell’incontro con l’ambasciatore del regno dell’Arabia Saudita esprimendo la volontà di programmare un viaggio in Arabia Saudita per fine anno (comunicato del Viminale del 5 luglio 2018).

Eppure l’Arabia Saudita è lo stesso paese che sta armando e finanziando tutte le bande jihadiste che stanno seminando morte, violenze e distruzione dalle coste atlantiche della Costa d’Avorio a quelle somale sull’Oceano Indiano passando per la sterminata cintura del Sahel. Dalla Tunisia fino alla Repubblica Democratica del Congo. Un intero continente, ad esclusione, almeno per il momento, del sud sub-sahariano. Una galassia composta da centinaia di organizzazioni tutte affiliate ai due grandi gruppi jihadisti, Al Qaeda e Isis, che negli ultimi cinque anni si stanno contendendo l’Africa a colpi di attentati. Si, perché il jihadismo non è stato sconfitto, si è solo spostato in Africa.

Ed è da quei luoghi che fuggono milioni di persone terrorizzate, per scampare alla violenze, ai saccheggi, agli stupri e – se riusciranno a sopravvivere ai lager libici – arrivare a consegnarsi agli scafisti per attraversare il Mediterraneo in cerca di salvezza da tutto quell’orrore.

E pure quel Matteo Salvini che ora “si vergogna” per la finale di Supercoppa italiana in programma in Arabia Saudita è lo stesso che il 5 giugno 2017 accusava il Qatar di “fiancheggiare i terroristi” chiedendo lo stop all’ingresso in Italia dei suoi finanziamenti ma che il successivo 30 ottobre 2018, in visita a Doha alla fiera degli armamenti Milpol in compagnia di aziende come la Fabbrica d’Armi Pietro Beretta Spa, lo elogiava in quanto “Paese stabile e sicuro dove l’estremismo islamico non ha futuro“, nel quale “passano milioni di posti di lavoro per gli italiani”, dove “ci sono tante opportunità per le imprese italiane” e in cui “ci sono anche prodotti agricoli italiani che arrivano qua, c’è tanta voglia di investire fondi qatarini in imprese italiane, perché qui il made in Italy è amato”.

Insomma, pecunia non olet e business is business perché gli affari con il mondo arabo per Matteo Salvini sono un’opportunità un giorno si ed un giorno no. “Giocare la Supercoppa Italiana in Arabia Saudita è la morte del calcio, la morte dei valori sportivi di rispetto, di divertimento e di uguaglianza. Ditemi voi se la Supercoppa, nel nome del business e di qualche milione di euro, può essere giocata a migliaia di chilometri di distanza in un Paese con dei problemi e dove le donne possono andare allo stadio solo se accompagnate. È una vergogna: da milanista non guarderò assolutamente questa partita e mi vergogno di chi ha svenduto gli ideali sportivi al Dio denaro”.

Si, quel Dio che amano tanto, ad esempio, i fabbricanti d’armi italiani i quali fanno affari d’oro vendendo bombe di inaudita potenza a quell’Arabia Saudita che sta bombardando i civili in Yemen ininterrottamente da tre anni causando così una delle più grandi catastrofe umanitarie degli ultimi cinquant’anni.

Ma va detto che anche quelli del M5S su vendita di armi ad Arabia Saudita (e non solo), conflitto in Yemen, bugie e\o vuoti di memoria, non si stanno facendo mancare proprio nulla. In risposta ai numerosi appelli e denunce delle associazioni della società civile, durante la scorsa legislatura, esponenti del M5S avevano promosso diverse interrogazioni parlamentari accusando Renzi e Gentiloni di avere «le mani sporche di sangue» per le continue forniture di bombe aeree all’Arabia Saudita. Una volta al potere, però, se ne sono completamente dimenticati mantenendo, sul punto, una linea in stretta continuità con quella del precedente governo che pure avevano così aspramente criticato.

Quanto aveva ragione Josè “Pepe” Mujica (su cui è in uscita un film proprio in questi giorni) quando diceva “Il potere non cambia le persone. Rivela come sono realmente”.

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