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I malati oncologici ai tempi del coronavirus

Una bomba esplosa all’improvviso, senza che quasi nessuno abbia avuto un’idea rapida ed efficace per gestire la situazione. Questo è stata l’epidemia di coronavirus in Italia: una sorpresa colpevolmente inattesa, perché quello che stava succedendo in Cina era evidente, e chi amministra la cosa pubblica, sopratutto la sanità, deve sopratutto essere in grado di prevedere.

Il governo e le amministrazioni regionali hanno commesso una serie di errori gravi, che all’inizio sono stati annacquati con la retorica dell’ “andrà tutto bene” e la narrazione degli “eroi”. Ma è vero, un popolo che ha bisogno di eroi è un popolo sfortunato, e la dimostrazione ce l’abbiamo tutti sotto gli occhi.

Quello che emerge è che l’impatto del coronavirus in Italia è stato gestito male, tardi e senza prospettiva. Ci sono migliaia di morti che probabilmente potevano essere evitati: ma non solo.

Le ricadute di quello che non è stato fatto, o di quello che è stato fatto (vedi aziende lasciate criminalmente aperte) sono ricadute su tutti, a partire dai più fragili. Un esempio pratico è quello del destino dei malati oncologici che si sono trovati di fronte ospedali ed ambulatori spesso nel caos più totale. E per un malato oncologico, un ambulatorio chiuso può rappresentare la differenza tra la vita e la morte.

L’Associazione Codice Viola, che si occupa di tumori al pancreas, preso atto della situazione ha deciso di proporre un sondaggio, aperto anche ai malati di altre patologie oncologiche. Il risultato – rilanciato anche da importanti testate di stampa estera – è sconfortante: il 36% del campione che ha risposto al sondaggio si è visto cancellare la prima visita, un complessivo 19% si è visto cancellare le terapie.

Parliamo di chemioterapie e radioterapie: alcune rimandate di qualche giorno, altre rinviate a data da destinarsi, altre ancora addirittura cancellate. Il 50% delle visite di controllo, poi, ha subito ritardi: i più fortunati se la sono vista rinviare di pochi giorni, tanti “a data da destinarsi”, i più sfortunati hanno visto il controllo cancellato per “impossibilità di avere in tempo esami diagnostici”. E a proposito di diagnostica, il 36% complessivo degli appuntamenti è saltato: o rinnviato o annullato.

Il dato peggiore riguarda gli interventi chirurgici: il 62% è stato rinviato a data da destinarsi. Stiamo parlando, è utile ripeterlo, di pazienti oncologici: persone per cui il tempo è un elemento centrale. Avere una diagnosi prima o dopo, subire un intervento prima o dopo può fare la differenza tra la vita e la morte.

Abbiamo raccolto alcune testimonianze, che riassumiamo in poche battute: “Sento dire sempre ‘faremo, ora faremo, ora faremo’. Ma la situazione è di una urgenza indifferibile, bisogna risolvere questo problema subito”, ci ha raccontato Alessandra Capone, una paziente che ha deciso di metterci la faccia e raccontare il problema: “Raccolgo testimonianze allucinanti, storie drammatiche. I pazienti oncologici stanno diventando veramente l’ultima ruota del carro”.

Dura anche Francesca Pesce, dell’associazione Codice Viola: “A regime, il sistema delle cure oncologiche già opera sotto stress. Spesso prossimo al limite della sua capacità. Non è in grado di far fronte facilmente alle emergenze”, spiega.

I problemi emersi durante questo periodo di dura crisi richiedono subito soluzioni percorribili ed efficaci, non vuote parole di comodo, perché il prossimo autunno i problemi si ripresenteranno e in forma più acuta”.

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1 Commento


  • Paola

    Basta dare la colpa a tutto e tutti
    Questa è una catastrofe naturale
    Eppoi comunque non è vero: i pazienti oncologici che frequento e conosco stanno andando avanti nelle terapie lo stesso

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