A chiarire per l’ennesima volta che i fondi europei destinati all’Italia andranno rimborsati (altro che senza condizionalità,ndr) è stato questa volta il Commissario europeo per il Mercato interno e i servizi, Thierry Breton.
In un’intervista rilasciata al quotidiano tedesco Frankfurter Allgemeine Zeitung, Breton è intervenuto sulla questione del debito che l’Ue si appresta ad assumere per finanziare la risposta alla crisi del coronavirus: “Se ho imparato una cosa quando ero ministro delle Finanze francese, è che i debiti vanno sempre rimborsati. La domanda cruciale è in quale periodo e come”.
Contestualmente il Presidente del Consiglio Conte in una intervista al Corriere della Sera è tornato ad affermare che “il Mes non è una soluzione” mentre l’accordo sui 500 miliardi del Recovery fund è una “svolta importante”, che gli consente di dire no al Mes. “La Germania ha fatto un passaggio di portata storica. Accetta la logica del debito comune europeo e addirittura accetta la proposta condivisa con la Francia, che ci siano contributi a fondo perduto fino a 500 miliardi”. Il vantaggio, sottolinea il premier, è che questi soldi sono costruiti con un debito comune europeo che verrà spalmato su quasi trent’anni.
Su questo, come noto e come abbiamo imparato a leggere da settimane, non si dettagliano mai le condizioni per la restituzione di questo debito perché, come ha ribadito il Commissario Breton, “i debiti vanno sempre rimborsati”. La ragione di questa omertà, purtroppo, non è che prestiti e sussidi saranno svincolati dalle usuali condizioni capestro che sono parte costitutiva dei Trattati europei.
Ma contro il piano avanzato da Francia e Germania, tornano a farsi sentire i “North Four”, cioè i quattro stati nordici dell’Unione Europea contrari a qualsiasi prestito che non sia un debito rimborsabile attraverso i tagli alla spesa pubblica nei paesi euromediterranei.
Il Recovery Fund non deve “portare a alcuna mutualizazzione del debito”, ma limitarsi a “prestiti a condizioni favorevoli a beneficio degli Stati membri in stato di necessità” in cambio di “un forte impegno a riforme e al quadro di regole fiscali”. E’ questa la proposta avanzata dal gruppo di Austria, Olanda, Danimarca e Svezia.
In un ‘non-paper’ sul Recovery Fund e il bilancio 2021-2027 dell’Ue, di cui l’agenzia AGI è entrata in possesso, i quattro paesi replicano alla proposta di Angela Merkel ed Emmanuel Macron su fondo da almeno 500 miliardi per far fronte alla crisi economica innescata dal coronavirus in Europa. “Non possiamo dare il nostro accordo a nessuno strumento o misura che porti alla mutualizzazione del debito o a un aumento significativo del bilancio Ue”, si legge nel documento di Austria, Olanda, Danimarca e Svezia che propongono, in alternativa al “Recovery Fundo”, di istituire un semplice “Emergency Recovery Fund” della durata limitata a due anni.
Come dicono gli economisti di Coniare Rivolta: “La ragione è che, nel dibattito, la subordinazione di prestiti e aiuti al rispetto di parametri di finanza pubblica improntati all’austerità è presentata come un fatto naturale, che non ha bisogno di essere specificato. Non ci sono pranzi gratis nell’Unione Europea”.
Insomma con o senza il Mes il cappio del vincolo esterno si appresta ad essere nuovamente chiuso intorno alla gola del paese. Gli effetti li comiceremo a vedere abbastanza presto, già con la Legge di Stabilità che si varerà in questo autunno.
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