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Zangrillo e Gualtieri, padroni e servitori

Se non fosse che il dessert viene servito dopo pranzo, per di più da una Tv pubblica come Rai3, quella di ieri se fosse stata una semplice intervista ad un giornale, magari come Libero, poteva tranquillamente passare come il replay della carnevalata fuori stagione alla quale, il giorno prima, si era assistito, grazie al prefetto di Milano, con l’utilizzo di Piazza del Duomo.

Tutto concesso, per il primo comizio pubblico post emergenza coronavirus, al generale in pensione Pappalardo, ex ras dei Forconi, oggi leader dei nostrani “gilet arancioni” copia sbiadita di quelli d’oltralpe, tra l’altro di colore – e soprattutto programma – ben diverso.

Gli stessi contenuti usati per arringare poco meno di un migliaio di persone, così come riportato dal Corriere della Sera.

Ma il risalto mediatico avuto dal primario dell’Ospedale privato S. Raffaele, il dottor Zangrillo, pro-rettore dell’omonima università, nonché noto medico personale di Berlusconi, ha fatto il giro delle case italiane e ne siamo certi, presto raggiungerà i mediocri della Terra, come Trump. Ad alimentare di altra benzina la follia omicida di chi di sangue umano già gronda.

Stiamo però alla nuda cronaca, per quanto oramai già risaputa.

Questo presunto luminare della medicina, confortato – a suo dire – da dichiarazioni da clinici di fama mondiale come il professor Silvestri dell’Università di Atlanta (USA) e dal virologo italiano prof. Clementi, ha affermato in modo lapidario (ancora una volta assistiamo a “show” fuori programma dalla Lucia Annunziata) che “il coronavirus, da un punto di vista clinico, non esiste più!”.

E che tutto il battage che incessantemente viene riportato dai media, sarebbe in funzione esclusiva di un rallentamento della ripresa della essenziale normalità, i quali rilevano “i tentennamenti” del Governo Conte.

L’accostamento con le interviste rilasciate dal nuovo presidente di Confindustria viene spontanea. Insomma siamo in presenza di un’incessante bombardamento da postazioni diverse, ma con lo stesso medesimo scopo.

E che dire di questo appuntamento televisivo domenicale con la politica che poco prima aveva avuto la presenza del ministro dell’Economia, Gualtieri, il quale nella pervicace volontà di mantenere il consueto equilibrio, al limite della monotonia espressiva, aveva ribadito concetti già sentiti in precedenti occasioni dallo stesso Conte; ovvero che le parti sociali, intese come “forze produttive del Paese”, non solo erano state attentamente ascoltate, ma che le loro richieste erano state anche ampiamente accolte, tanto quanto altre provenienti da settori di cittadinanza non meglio definiti.

E si vede, eccome! Basta osservare lo stanziamento in Sanità di circa 3 miliardi di euro, sterilizzato dal mancato introito nelle casse dello Stato dell’imposta governativa meglio conosciuta come IRAP.

Seppur con l’incidere dialettico di un burocrate dello Stato, Gualtieri ha dichiarato che il Governo sta lavorando per un piano pluriennale (una pianificazione di sovietica memoria?) in pieno accoglimento… delle richieste avanzate a Bruxelles dalla UE.

Ma – udite, udite! – con un gran lesinare soldi per interventi pubblici, non specificati per l’occasione, avvalorando così una tesi vacillante a metà, di voler andare in controtendenza con l’andazzo degli ultimi trent’anni.

Talmente contraddittorio il ministro dell’Economia, il quale non ha escluso anzi, il ricorso al prestito Mes (così lo ha nominato), utilissimo per aiutare un’economia “integrata” come quella italiana.

A supporto di ciò, ha infine preso ad esempio quello della Rete Autostradale, dove pur definendola come “bene comune”, non ha potuto fare a meno di dire che si dovrà, in qualche modo, trovare un accordo con Atlantia e irregimentare nuove tariffe.

Alla faccia dei morti di Genova, ancora lì a chiedere giustizia!

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