Opporsi al governo della destra è possibile. A dimostrarlo è stata la manifestazione nazionale che ieri ha attraversato le strade di Roma contro il governo Meloni proprio mentre il capo di governo arringava la sua base elettorale in un’altra piazza della Capitale.
Una sfida, quella della manifestazione partita da Piazza Vittorio e conclusasi a Porta Pia, riuscita sia nei numeri (5mila secondo fonti ufficiali, almeno il doppio secondo il comitato promotore) che nella qualità della sua rappresentanza.
Contro il governo Meloni e le scelte che esprime in materia di politica internazionale, di economia di guerra e di assetto autoritario, ieri sono scesi in piazza settori sociali importanti del paese, a cominciare dagli studenti e dagli operai fino ai migranti e alle famiglie in disagio abitativo, passando per le comunità palestinesi.
Giustamente è stato scritto che ieri si sono contrapposte non solo due piazze ma anche due paesi diversi.
Da un lato la piazza delle esigenze popolari, l’indignazione contro la guerra e solidale con il popolo palestinese sottoposto ad un genocidio, di chi difende l’assetto costituzionale del paese, dall’altra quella dei prenditori (balneari, albergatori, ristoratori, bottegai, affaristi, banchieri), dei fascisti in vena di revanscismo e dei manettari che vorrebbero la galera come unica soluzione a tutti i problemi sociali.
La manifestazione partita da Piazza Vittorio ha restituito un colpo d’occhio di cui si sentiva bisogno e una convergenza politica di cui si sentiva l’esigenza.
Migliaia e migliaia di persone in piazza hanno confermato che un’altra opposizione è possibile al governo Meloni e che occorre coraggio politico per darne a chi non intende rassegnarsi.
La manifestazione è anche un segnale per l’opposizione parlamentare e la sinistra residuale del paese che questo coraggio sembrano affidarlo solo ai gracchianti talk show televisivi piuttosto che alla presenza e all’intervento nelle contraddizioni sociali.
Per questo riesce difficile lasciar passare dichiarazioni come quelle di Michele Santoro quando si dice contrario allo scioglimento della Nato, questione evocata da un altro candidato, Tarquinio, che però si è candidato in un partito filo-Nato come il Pd: “In questo momento non possiamo rinunciare alla nostra difesa, in questo momento la Nato è necessaria. Per quanto io sia favorevole in futuro a un superamento dell’Alleanza, nel momento in cui c’è una guerra non possiamo disarmarci unilateralmente” ha affermato Santoro in una intervista. Con visioni e contraddizioni come queste non si va da nessuna parte.
Opporsi ad un governo di destra, in una Unione Europea che inevitabilmente rivela la sua natura reazionaria e dentro una competizione globale che minaccia di diventare guerra, richiede analisi e pratiche conseguenti, ma richiede anche il coraggio di rimettere in campo una alternativa a tutto campo.
Ma occorre crederci e quello che ci lasciano intravedere le proposte elettorali per le europee non sembrano avere né questo spirito del tempo né questa visione.
Qui di seguito alcune foto della manifestazione di ieri:
Foto di Patrizia Cortellessa
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Maurizio
meloni la russa salvini a capa sotto e con loro tutti quelli dalla Margherita PDS PD SI a partire da Prodi e Veltroni
Dobvro
Purtroppo le intenzioni della manifestazione sono fallite x l’ennesima volta. Nemmeno il fiume umano che pur fra mille distinguo si vedeva intorno ancora a un decennio fa. La riflessione sulla nostra debolezza urge più che mai. O sennò ci corre obbligo riconoscere di essere (in qualche modo che non so) fuori tempo massimo. Le rivoluzioni nascono da esigenza diffusa ed evidentemente questa esigenza non è ancora tale.
Redazione Roma
Si, ma la rassegnazione è una brutta bestia… e anche le rivoluzioni non germogliano mai per moto spontaneo
Mara
la manifestazione di ieri era molto numerosa e di grande impatto però forse.sara una auisquiglia ma durante il percorso ho notato che le persone affacciate alle finestre dei palazzi erano rare. O erano andate tutte uscite o le persone non hanno più curiosità per questo genere di eventi o non vogliono darlo a vedere.
Questo secondo caso non mi pare che sia un buon segnale
Dobvro
Rispondo alla redazione: temo purtroppo che pur stante una èlite che sia pronta e formata nel guidare, dare uno “status” progettuale alla Rivoluzione, resti di base il fatto che le esigenze sentite ed espresse da parte pur di una attiva minoranza relativa, resti una ragione affinché le rivolte che siano, avvengano. Non vorrei sembrare ‘bordighista’ ma quelle che dovrebbero essere le giuste ragioni di una ribellione, oggi, non riempiono le piazze. Non voglio apparire rassegnato ma credo che ‘funzioni così’, ahinoi… Pare incredibile, ma qui o ci mettono alla fame o sotto le bombe x colpa NATO, o nessuno urla.
Carlo
la citazione di Santoro è tratta da un sito di informazione abbastanza squalificato (affari italiani) e non è citata alcuna fonte. in rete non esiste se non su -appunto- affari italiani.
Redazione Roma
se non è veritiera sarebbe utile smentirla, soprattutto alla vigilia delle elezioni, anche perchè la risposta di Santoro è virgolettata per cui o è vera o e falsa, non ci sono vie di mezzo
Andrea Vannini
Chi si oppone oggi é il seme di domani. Quanto a Michele santoro, il suo moderatismo, tattico o meno che sia, é disarmante. Se non ci si radicalizzarsi ora, quando? Ancora più penoso Acerbo e chi del Prc é con lui.
Paolo
posso solo dire che sono felice di non essere solo. grazie a tutti i manifestanti che mi hanno dimostrato che la rassegnazione non è la giusta scelta, isolarsi è per chi ha perso. se è una causa persa la perderemo ma con la testa alzata e non in ginocchio
Alessandro Di Meo
Rispondo a Mara. Il percorso della manifestazione si snodava fra palazzoni spesso a uso ufficio, normale che ci fosse poca gente ai balconi o alle finestre. Ricordo, invece, la manifestazione del 25 aprile, da Centocelle al Quarticciolo, con molte persone a salutare dai palazzi. La si può prendere anche come metafora del tempo che viviamo: dai palazzoni del potere finestre chiuse, dai palazzoni di borgata gente che saluta, col sorriso di chi condivide. Partiamo da qui.