Per difendere “la libertà” cosa c’è di meglio che limitarla alle voci “certificate”? Per assicurare che l’informazione diffusa sia attendibile cosa c’è di meglio che istituire un organo che la affida ad un’unica fonte?
Il risultato finale viene già quotidianamente illustrato dai comportamenti di tale Pina Picerno et similia. Nessuno dovrà neanche poter sapere qualcosa di diverso dalla narrazione stabilita da chi comanda. E qualsiasi notizia dissonante sarà esaminata da “fact checker” autorizzati e retribuiti, ma dichiarati “indipendenti” perché obbedienti e affidabili.
La decisione della Commissione Europea di cui riferisce questo articolo del quotidiano inglese The Guardian mette in moto un vortice di ossimori, contraddizioni, meccanismi ricorsivi, in fondo al quale si delinea con nettezza la figura orwelliana del “Ministero della Verità”.
Del resto che “la guerra è pace” è ritornello in onda già da parecchi anni. “L’ignoranza è forza” è in effetti il programma di riforma che si va imponendo alla scuola, in perfetta continuità con i predecessori. E dunque che “la libertà è schiavitù” diventa perfettamente coerente, e chiude il cerchio.
Questi sono comunque concetti-slogan, che per essere concretizzati abbisognano di istituzioni coercitive strutturate appositamente. E dunque dovremo avere il “ministero dell’amore” affidato a un poliziotto, un “ministero della pace” affidato a un generale (Trump è stato se non altro meno ipocrita chiamandolo di nuovo “ministero della guerra”), e ovviamente un “ministero della verità” che sorveglia sull’informazione dissonante.
Per quella mainstream, in effetti, la “psicoreversione” (“l’abilità di fermarsi, come per istinto, alla soglia di qualsiasi pensiero pericoloso”) e il “bipensiero” (“l’abilità di accettare consapevolmente due credo contraddittori simultaneamente, sapendo che sono in contraddizione, ma credendo a entrambi“) sono già da anni qualità indispensabili per essere assunti in una redazione danarosa.
Lo dimostra, senza grandi sforzi di fantasia, la vicenda di Gabriele Nunziati, collaboratore da Bruxelles per l’agenzia di stampa Nova, licenziato per aver posto alla “commissione” la domanda più ovvia: “Avete ripetuto più volte che la Russia dovrebbe pagare per la ricostruzione dell’Ucraina. Crede che anche Israele dovrebbe ripagare per la ricostruzione di Gaza, dato che ha distrutto gran parte della Striscia e le infrastrutture civili?“.
A voi l’articolo del Guardian. Buona lettura, se potete…
P.s. E’ appena il caso di far notare che nei paesi citati come nemici e “fonte della disinformazione” – Russia e Cina – l’accesso ai media occidentali è praticamente libero, così come la circolazione di turisti e la relativa concessione di visti… Al contrario di quanto deciso da Kaja Kallas nei giorni scorsi nei loro confronti.
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L’UE pianifica un hub per affrontare la minaccia della disinformazione dalla Russia e altri
L’esecutivo dell’UE pianifica di creare un Centro per la Resilienza Democratica per contrastare la disinformazione dalla Russia e da altri regimi autoritari, secondo un documento trapelato.
La Commissione Europea intende che il centro riunisca le competenze di tutta l’UE e dei paesi che cercano di entrare nell’Unione per combattere la manipolazione e l’interferenza informativa straniera. L’idea costituisce il fulcro dello “scudo democratico” proposto dalla presidente della commissione, Ursula von der Leyen, quando ha cercato un secondo mandato prima delle elezioni europee del 2024.
Von der Leyen ha annunciato l’idea di un Centro Europeo per la Resilienza Democratica in un discorso agli eurodeputati a settembre. Il documento, che dovrebbe essere pubblicato il 12 novembre, delinea ulteriori dettagli, incluso dove la commissione vede la minaccia più grande. “Oltre alla sua brutale guerra di aggressione contro l’Ucraina, la Russia sta anche intensificando gli attacchi ibridi, conducendo una battaglia d’influenza contro l’Europa“, afferma la bozza visionata dal Guardian. “Diffondendo narrative ingannevoli, a volte includendo la manipolazione e la falsificazione di fatti storici, cercano di erodere la fiducia nei sistemi democratici“.
Il servizio estero dell’UE afferma di aver identificato dozzine di casi di disinformazione e manipolazione informativa russa, come la campagna Doppelganger nel periodo precedente alle elezioni europee, in cui versioni copia di siti media ben noti hanno promulgato narrative anti-occidentali.
La disinformazione è stata veicolata su siti web che imitavano testate giornalistiche come Die Welt, Le Point, La Stampa e Polskie Radio come parte della campagna, ritenuta attiva dal 2022. Su questi siti copia, articoli falsi, che sono stati anche ampiamente promossi sui social media, cercavano di screditare i politici, oltre che minare il sostegno governativo ai rifugiati ucraini o all’Ucraina.
Anche la Cina è stata identificata come una minaccia di disinformazione e si presume che utilizzi società private di pubbliche relazioni e influencer “per creare, amplificare e riciclare contenuti allineati con gli interessi politici della Cina in tutto il mondo“, secondo il servizio diplomatico dell’UE. Nel 2024, i ricercatori di Citizen Lab hanno scoperto 123 siti web operanti dalla Cina, che si spacciavano per organi di informazione e diffondevano disinformazione filo-pechinese in 30 paesi tra Europa, Asia e America Latina.
La posta in gioco dell’interferenza straniera è stata sottolineata quando la Romania è diventato il primo Stato membro dell’UE ad annullare un’elezione dopo che intelligence declassificata ha rivelato una presunta campagna russa, inclusi massicci attacchi informatici al sistema IT elettorale e ingerenze sui social media a favore di un candidato ultranazionalista. Anche le autorità della Moldova, un paese candidato all’UE, hanno denunciato interferenze russe nelle recenti elezioni, inclusi massicci schemi di compravendita di voti e campagne di propaganda.
Il centro sarebbe un hub per le istituzioni dell’UE e gli stati membri per condividere informazioni e allerte precoci, oltre che per aumentare la consapevolezza pubblica sui governi stranieri che cercano di manipolare l’informazione.
La partecipazione al centro sarebbe volontaria per gli stati dell’UE e per i paesi che sperano di aderire all’UE. La commissione suggerisce anche che la partecipazione potrebbe essere aperta a “partner affini”, sollevando la prospettiva del coinvolgimento del Regno Unito, spesso descritto in tali termini.
Altri elementi del piano dello scudo democratico includono la creazione di una rete indipendente di fact-checker, per proteggere dalla disinformazione, specialmente durante elezioni, emergenze sanitarie o disastri naturali.
Bruxelles vuole anche vedere una rete volontaria di influencer di internet per sensibilizzare riguardo alle norme dell’UE sugli standard democratici e di internet.
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ugo
Secondo me avete dato troppo poco risalto a questa notizia. Già adesso controllano il 90% della stampa; se la proposta passa, caricheranno la redazione di Contropiano su un elicottero e la porteranno a fare una bella gita al mare. In fondo, hanno la scusa della guerra con la Russia – non la guerra, per quella sono troppo vigliacchi, ma la scusa della guerra è buona per far sparire gli oppositori. Probabilmente la proposta verrà bocciata, perché Ungheresi e Cechi on vogliono trovarsi in casa un Minculpop che decide chi vince le loro elezioni, però bisogna starci attenti. Anche Sami Hamdi è sparito dai vostri radar; ora che l’hanno liberato varrebbe la pena di fare un bell’articolo su tutta la vicenda.