In Campania le attività estrattive sembrano godere di uno speciale salvacondotto: colline e montagne vengono quotidianamente sventrate da una economia di speculatori, talvolta favorita da una connivente assenza delle Istituzioni. Quali accordi politici tra costruttori e amministrazioni, percorsi agevolati per le autorizzazioni, controlli volutamente superficiali fanno da sommesso sottofondo alle roboanti attività estrattive degli ultimi decenni nei nostri territori?
Spesso tutto ciò avviene sotto i nostri occhi ma resta nel completo silenzio, quasi come fosse tutto normale: se l’attività estrattiva della cava di Montalbino ha richiamato l’attenzione, è stato purtroppo solo per via della tragedia del marzo 2005, allorquando tre persone morirono in seguito al distacco di una frana innescatasi proprio a ridosso della cava. Morti a cui si aggiunsero i feriti, gli ingenti danni alle case ed ai terreni.
Nel processo che è seguito alla tragedia sono state accertate le responsabilità (penali e civili) della società Beton Cave e la proprietà è stata condannata in primo grado per i reati di frana colposa ed omicidio colposo plurimo a tre anni di reclusione (andati prescritti essendo passati i sette anni dalla data in cui i reati sono stati commessi). Solo per un paradossale difetto di notifica poi la Cassazione ha annullato le due sentenze di merito (ivi compresa la prescrizione) e reinviato gli atti al Gip del Tribunale di Nocera per celebrare una nuova udienza preliminare.
Oggi, al di là delle schermaglie giuridiche, vale la pena focalizzare l’aspetto sostanziale della vicenda: i giudici hanno riconosciuto pienamente la responsabilità della Beton Cave nel tragico evento e allo stesso tempo anche la sua spregiudicatezza nello sfruttamento delle risorse del territorio che le è stato concesso di usare a fini di profitto.
COSA STA ACCADENDO OGGI
Nonostante le accertate responsabilità penali, ai proprietari della Cava sono state concesse nuove autorizzazioni: sotto la formula magica della MESSA IN SICUREZZA, l’attività dei cavatori continua (forse non si è mai fermata) e da qualche mese tutti possiamo assistere agli strani movimenti di ruspe e sbancamenti (soprattutto nel territorio di Nocera Superiore) su una montagna fragilissima. E’ inutile sottolineare che siamo preoccupatissimi: cavatori che hanno già dimostrato di non aver scrupoli nel devastare la montagna per motivi di lucro, hanno avuto il nulla osta a continuare ad operare in quello stesso luogo dove hanno già fatto danni.
CI CHIEDIAMO: chi sta controllando, SERIAMENTE, cosa sta accadendo nella cava? Al di là delle autorizzazioni, che sulla carta sembrano essere in regola – così come lo erano nel 2005, occorrerebbe attentamente vagliare i documenti a cui fa riferimento l’attuale autorizzazione; in cosa consiste davvero l’attività di recupero ambientale oggi? Quanto materiale si sta ancora cavando giornalmente? Con quale tecnica? Con quali inclinazioni saranno realizzati i terrazzamenti? Quanto ancora in realtà si sta scavando nella montagna?
E’ davvero questa che si sta effettuando, una MESSA IN SICUREZZA nel contesto di un reale intervento di RECUPERO AMBIENTALE?
LA MORTE DI TRE PERSONE E’ SERVITA ALMENO A RICORDARCI LA FRAGILITA’ ASSOLUTA DEL MONTE ALBINO E CHE QUINDI QUALSIASI ATTIVITA’ ESTRATTIVA DEVE ESSERE MONITORATA SERIAMENTE E DI CONTINUO? (e non un semplice controllo di routine dei vigili).
Non vogliamo che si ripetano gli errori del passato: non vogliamo che una nuova tragedia “annunciata” accada. Come associazioni, singoli attivisti,
CHIEDIAMO ALLE AMMINISTRAZIONI DI NOCERA INFERIORE E NOCERA SUPERIORE:
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L’avvio di un accertamento puntuale, attento, con l’intervento di tecnici sui movimenti estrattivi della cava. I comitati e associazioni sono disponibili anche ad offrire le proprie competenze se necessarie.
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Mettere a disposizione dei cittadini e delle associazioni tutto l’iter autorizzativo.
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Prevedere momenti di confronto con le associazioni e anche con chi vive sulla montagna (le persone cioè piu a rischio) attraverso momenti informativi e di approfondimento sulla problematica.
IL PROCESSO: NESSUNO SCONTO PER I RESPONSABILI DELLA FRANA
Le Associazioni e i Comitati inoltre continueranno a seguire da vicino la vicenda processuale (grazie al lavoro gratuito di amici avvocati), come già fatto in passato: l’annullamento delle sentenze per il difetto di notifica ha comportato anche l’annullamento delle attenuanti generiche (concesse ai cavatori senza alcuna chiara ragione). Se questa volta il giudice dell’udienza preliminare deciderà di non concedere le attenuanti generiche, l’accertato reato di frana colposa non potrà essere prescritto.
L’udienza verrà fissata probabilmente per fine giugno al Tribunale di Nocera e anche stavolta, come allora, ci saremo per invocare giustizia. Anche per un atto doveroso nel ricordo degli amici attivisti Paolo Fabbricatore e Ciro Annunziata, che tanto si sono battuti per far comprendere l’urgente necessità di una visione “altra” della gestione del territorio e di difesa dei beni comuni.
Giugno 2017
Bottega equosolidale “Tutta n’ata storia” – Nocera Inferiore
COBAS – Salerno
Comitato Antibarriera – Nocera Inf
Comitato contro privatizzazione acqua Nocera Inferiore
Comitato No Vasche, No Inquinamento, Si alla messa in sicurezza del fiume Sarno
COMITATO VITTIME DELLA FRANA DEL 04/03/2005.
GI.FRA (Gioventù Francescana) – Nocera Inferiore
Legambiente Castel San Giorgio
Ordine Francescano Secolare – Nocera Inferiore
Punto Lab – Nocera Inferiore
Un Treno Per La Felicità – Associazione Nocera Inferiore
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