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Napoli. Alle elezioni suppletive è stata rottura tra sindaco e rioni popolari

Nelle elezioni suppletive napoletane di domenica scorsa, se come di consueto si fosse recato alle urne circa il 70% degli aventi diritto, Sandro Ruotolo, al quale facciamo gli auguri più sentiti, avrebbe raccolto con i suoi 16000 voti il 7%. E’ il dato dell’affluenza che caratterizza il giudizio su questa tornata elettorale, meno del 10%, con i seggi della borghesia alta e media in avanti e dietro quelli a composizione popolare.

E’ una sconfitta netta delle formazioni politiche a forte struttura organizzata, le quali nonostante i pesanti e consueti interventi di pressione sugli elettori registrano un dissenso di massa forte e consapevole.

Anche DeMa, che detiene il potere amministrativo e territoriale (l’affluenza del Vomero è più alta) paga un’intesa innaturale con il PD che pone in discussione il contenuto delle alleanze e delle scelte annunciate nelle vincenti elezioni comunali. La crisi dei rapporti tra De Magistris e il movimento di popolo che lo condussero a palazzo S. Giacomo si evidenzia nella sonora bocciatura che l’astensione di massa annuncia cancellando la sbandierata conquista del misero seggio senatoriale.

La buona prestazione del candidato di Potere al Popolo, Pino Aragno, segna l’altro versante di questa fase: le potenzialità forti che sono evidenti per costruire un fronte del lavoro, della marginalità sociale, della cultura di classe, per contrastare e battere le tendenze selvagge del capitalismo. I centri del potere politico di destra e sinistra sanno lavorare solo in un contesto di trascinamento elettorale generale quando è possibile costruire un meccanismo di scambio di massa tra voto e clientelismo. La forza di PaP si esprime ogni giorno nelle sue attività di assistenza, di organizzazione del dissenso e della lotta sociale.

I risultati di queste elezioni sono preziosi per comprendere e per correggere. In tempi ravvicinati ci sono le regionali e poi le comunali. Bisogna allora indicare con una nettezza senza tentennamenti il precorso fallimentare delle politiche comunali e regionali. Bisogna fare un passo innanzi nella costruzione di un movimento di massa che abbia un peso nelle sedi istituzionali. I quartieri popolari vivono nel degrado vergognoso dei servizi essenziali (rifiuti, trasporti, scuola, casa), la disoccupazione è divenuta cronica, la salute è stata appaltata al mercato. L’astensione dei quartieri come Barra e S.Giovanni è un referendum sulle politiche comunali e regionali.

Potere al Popolo deve saper chiamare al dialogo l’associazionismo vero, non mercificato dalle forze politiche, il sindacalismo di classe, la cultura di opposizione al capitalismo, il mondo scientifico e della formazione antagonista per varare un percorso programmatico, di coinvolgimento nelle attività di assistenza e di denuncia quotidiane, per distribuire su tutto il territorio la presenza organizzata delle sedi di accoglienza, resistenza. Un nuovo movimento di lotta con una piattaforma di rivendicazioni va posto in campo.

Le scelte spietate di potere compiute da PD, Cinquestelle, DeMa, dal sindacalismo confederale totalmente asservito, lasciano spazi enormi per far riemergere una identità proletaria che, nelle diffuse precarietà e nelle arretrate condizioni salariali e normative, trova nuovi margini di coscienza e una più estesa base sociale.

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