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Qualità dell’aria a Bologna, intervista ad una esperta

La qualità della vita si misura anche dall’aria che si respira, in tutti i sensi, compreso quello fisico-chimico. Quella in Pianura Padana risulta essere la peggiore di tutto il Paese, e di gran parte del territorio europeo. Non lo dice sono lo ISPRA, ma ne danno evidenza anche i territori, e diversi studi che correlano la concentrazione di tumori con la qualità dell’aria e dell’acqua.

A Bologna, se qualche giorno fa Repubblica descriveva in un articolo come chi vive sui colli (la “Bologna bene”, nrd) vive in media 3 anni in più di chi vive in centro città o nelle periferie, la rete civica Aria pesa ha registrato in modo capillare la qualità dell’aria in città, che in più del 50% dei casi sforava i limiti di NO2, molecola precursore di particolato atmosferico e rappresentativa delle emissioni da traffico.

Da due anni, questa rete ha distribuito in città e nelle scuole alcune centraline per la misura dell’NO2 nell’aria, per poi costruirne un report “popolare”. Il risultato è che oltre il 10% ha dato valori uguali (tra 44 e 54,5 µg/m3) o superiori a quelli del centro città, il 35% ha dato valori intorno (tra 36,5 e 43,9 µg/m3) o superiore a quella che è la fascia corrispondente al limite di legge che ricordiamo essere 40 µg/m3 come concentrazione annuale.

Le zone peggiori sono quelle vicine alle grandi arterie di traffico, nelle periferie (Sabotino, Corticella, via San Donato, via Massarenti) e sui viali, soprattutto li dove il traffico urbano è rinchiuso tra i palazzi che fanno effetto canyon.

Questi dati, importanti per la salute delle persone, fanno riflettere sul modo di sviluppo non solo produttivo ma anche urbanistico, a riprova di quanto sia dirimente oggi portare avanti una battaglia per la salvaguardia dell’ambiente dove viviamo. Non è infatti piantando degli alberi che si può pensare di risolvere il problema, come tenta di far passare propagandisticamente il PD al governo della città. Qui siamo davanti a dati preoccupanti che non possono essere risolti con un mini intervento di manutenzione ordinaria del verde pubblico come operazione residuale tra tutte le speculazioni che vengono portate avanti.

Facendo un rapido bilancio, con le prospettive del Comune di sbloccare i cantieri per il Passante di mezzo e la nuova linea di tram che collegherà l’aeroporto a FICO, è abbastanza facile immaginare che il netto del territorio perso e quello di nuova urbanizzazione registrerà un peggioramento della qualità ambientale e non un miglioramento.

Siamo andati ad intervistare una ricercatrice esperta di qualità dell’aria:

Come inquadri il problema dell’inquinamento atmosferico in pianura padana, e a Bologna?

A causa della particolare orografia e del caratteristico fenomeno meteo dell’inversione termica la Pianura Padana è come una pentola il cui coperchio nella stagione invernale è quasi sempre chiuso. Ciò porta al ristagno dell’aria e il conseguente aumento della concentrazione degli inquinanti, che restano intrappolati nella pentola e si distribuiscono al suo interno in modo più o meno omogeneo. L’inversione termica si ha quando, contrariamene a quanto ci si aspetta, salendo di quota la temperatura risulta più alta di quella al suolo.

D’inverno generalmente questo fenomeno porta l’altezza del cosiddetto strato di rimescolamento (il coperchio!) in un intervallo tra i 100 e i 300 metri, schiacciando l’aria fredda con gli inquinanti verso il basso. Questo fa sì che in collina la concentrazione di inquinanti sia più bassa. In pianura si registrano valori più alti anche quando ci si allontana dalle sorgenti di emissione. Ovviamente ci sono altri fenomeni metereologici (avvezioni, precipitazioni…) che possono influenzare la situazione.

Bologna rispetto alle altre città della Pianura Padana, risulta la “meno peggio”, che non vuol dire che vada bene: a seconda dei regimi di vento che si instaurano, anche grazie alla presenza dei colli intorno, talvolta gli inquinanti possono essere spazzati via]. La Pianura Padana ha un’alta densità di popolazione ed ha forte carattere industriale. I principali indiziati dell’inquinamento atmosferico sono polveri sottili (PM10, PM2.5, PM1), ossidi di azoto, ammoniaca, che trovano origine diverse: in particolare circa il 25% viene imputato al traffico, il 45% al riscaldamento domestico, circa il 7% all’agricoltura e il resto alla produzione industriale, di energia, etc.

Come valuti le scelte politiche del PD in questa città?

Non si risolve la congestione del traffico nelle ore di punta allargando la tangenziale nei punti critici come ha intenzione di fare il PD con l’avvallo dei sindacati confederali e ovviamente con confindustria: la produzione di polveri sottili rimarrebbe nella “pentola”, tra l’altro tangenziale, autostrada e aeroporto sono praticamente in città, troppo vicini alle abitazioni. Molti progetti sono stati sviluppati e sono in corso da parte della comunità scientifica con fondi regionali, nazionali o europei. Progetti anche di spessore, che prendono in considerazione tutte le regioni del bacino padano e anche confinanti ad esso.

Le sorgenti inquinanti sono identificate e note. Sono note anche le interconnessioni con i cambiamenti climatici in atto. Le persone si indignano di fronte alle immagini delle città cinesi altamente inquinante o davanti alle catastrofi più o meno “naturali”. Le amministrazioni locali, come qua a Bologna, promuovono sul tema ambientale convegni pubblici con esperti; Arpae ha seguito la campagna Aria Pesa di misura della concentrazione di NO2 presso le scuole bolognesi e ha dichiarato di voler approfondire il lavoro fatto dai cittadini, anche con misure indoor. Quindi da parte di chi amministra c’è consapevolezza dei danni da NO2, ma nonostante ciò la concentrazione di NO2 resta alta.

La banale conclusione è che non sono state messe in atto le misure giuste atte a contenere il fenomeno. Le misure per la Qualità dell’Aria 2018-19 messe in atto dal Comune di Bologna, anche in concerto con gli altri comuni della regione e in parte con le regioni confinanti (c’è divisione per la circolazione dei diesel euro4) sono assolutamente insufficienti e di facciata. Basti pensare che la gran parte del flusso veicolare si ha fuori dall’intervallo 8,30-18,30 di interdizione per i veicoli più inquinanti! Sono misure propagandistiche, fumo negli occhi per dare l’impressione di star facendo il possibile, vista la difficile posizione geografica, le scarse precipitazioni, perché non c’è l’interesse ad agire con misure che nell’immediato appaiono impopolari e costose.

In un contesto politico e mediatico di “green” washing in nome di un “ripulito” e generico obiettivo comune riguardo il futuro del pianeta. Cosa dovrebbe essere messo in campo realmente?

Escludendo danze della pioggia e il fantasioso abbattimento del Monte Turchino in Liguria (citazione per i più anziani), bisogna provare a “spegnere le sorgenti di inquinamento” tramite riforme strutturali all’interno delle metropoli e dei quartieri con la partecipazione delle comunità e del controllo popolare. A livello programmatico le forze politiche dovrebbero lottare per la nazionalizzazione dei settori strategici che è la chiave per arrivare a una nuova concezione del modello di sviluppo e quindi salvaguardare il territorio, il bene comune e il lavoro.

Bisogna imboccare una strada che non ammetta tentennamenti rispetto alla scelta di campo da prendere in un contesto in cui i governi continuano a sottoscrivere concessioni e ad affamare gli speculatori delle grandi opere. Banalmente, ad esempio, si potrebbero implementare politiche che riducano il traffico privato di persone e merci, si potrebbe incentivare all’uso del mezzo pubblico non aumentando il costo del biglietto, ma offrendo un servizio gratuito e funzionale; oppure controllare tramite strutture pubbliche il riscaldamento domestico per eliminare le speculazioni delle imprese private. Ricordiamoci anche che i limiti posti dalla Comunità europea di concentrazione di alcuni inquinanti sono più alti di quelli che l’Organizzazione Mondiale della Sanità ritiene cautelativi per la salute umana.

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1 Commento


  • Andrea Pavone Coppola

    Non ci sono state scelte politiche per ridurre la co2 dal governo bolognese.
    Non è semplice convertire un sistema che però ci sta uccidendo.
    Proposte ne sono state fatte, ma a vincere sono SEMPRE stati motivi esclusivamente economici e di mantenimento dello status quo.
    https://vimeo.com/103598558

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