Il 29 marzo prossimo si svolgerà il Referendum costituzionale per confermare o meno la riformalegge costituzionale approvata dal Parlamento che prevede la riduzione del numero dei parlamentari. Nelle dichiarazioni ufficiali di chi ha promosso e votato questa legge si riportano motivazioni che riguardano la presunta semplificazione dei meccanismi legislativi e la sostanziale riduzione dei costi.
In realtà l’effetto più evidente di questa legge è quello di ridurre il livello di rappresentanza politica legato ai territori e legare ancor di più l’elezione in Parlamento alla condivisione acritica del singolo eletto alle decisioni prese dai vertici e dalle segreterie politiche.
A questo provvedimento che taglia drasticamente la rappresentanza politica, si aggiunge una legge elettorale che già allontana l’elettore dall’eletto e che allo stesso tempo, attraverso uno sbarramento o soglia che si vuol portare addirittura al 5%, esclude dalla possibile elezione chi non è già presente in ambito parlamentare.
Questo di fatto costituisce un attacco pesantissimo alla Costituzione che non può essere accettato dal popolo italiano.
Per rendere veramente più efficace il lavoro dei parlamentari, senza svilire però in alcun modo la Costituzione e le sue regole democratiche, servono invece meccanismi e regolamenti meno burocratici e sicuramente un sistema che obblighi i parlamentari alla presenza e che li faccia lavorare non uno o due giorni a settimana come avviene oggi, ma almeno il doppio. Forse così capirebbero tutti cosa vuol dire lavorare ed occuparsi dei problemi del paese.
Quanto poi al risparmio economico che si otterrebbe attraverso la riduzione di senatori e deputati, noi siamo certi che un recupero equivalente, se non superiore per le casse dello Stato, si otterrebbe attraverso una riduzione del 50% di quanto percepito da chi viene eletto.
Se dall’attuale stipendio lordo di un parlamentare, che varia dai 15.000 ai 20.000 euro al mese, si tagliasse il 50%, crediamo che nessuno potrebbe lamentarsi e si otterrebbero così tre risultati: un forte risparmio economico, un atto di giustizia sociale e la probabile rinuncia a candidarsi di chi vede e vive un seggio in Parlamento più come un bancomat che come un ruolo fondamentale nella vita democratica del Paese.
Potere al Popolo ritiene che i problemi di questo Paese siano altri e ben più importanti e concreti. Riguardano le ingiustizie sociali, la necessità di lavoro e di reddito, una politica ambientale che affronti i problemi dell’inquinamento globale e locale, una sanità adeguata ed accessibile a tutti, un welfare che non deve essere lasciato in mano ai privati, una scuola e una sanità pubblica, un sistema industriale che si muova lungo un filo conduttore che deve necessariamente essere deciso dal soggetto pubblico.
Questa della riduzione dei parlamentari è quindi il frutto di una politica strumentale e demagogica che nasconde una voglia di autoritarismo slegata dai contenuti della Costituzione italiana.
Il Referendum non prevede quorum e quindi vincerà il si o il NO in base ai voti reali espressi, anche se non si raggiungerà il 50%+1 dei votanti.
Quindi è importante andare a votare e votare NO.
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Luigi
Il problema non e Taranto lo stipendio ma il fatto che chi viene eletto si vende pure l’anima al diavolo per fare soldi a scapito della maggioranza degli italiani che non arrivano nemmeno a fine mese
ciccio
Andrò sicuramente a votare, e voterò sicuramente SI
Redazione Contropiano
Cercheremo di comnvincerti di fare il contrario fino all’ultimo minuto…