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Bombardier: il rischio concreto è davvero la chiusura

Questa è la notizia di ieri (da IVG):

Nuova doccia fredda per i lavoratori di Bombardier a Vado Ligure: è stato reso noto dai sindacati che il gruppo industriale ha cambiato il piano industriale e non garantisce il mantenimento del sito oltre la seconda metà del 2019.

Urge un decisivo intervento del MISE per la governance del settore produzione materiale rotariale in grado di consentire la sopravvivenza ed il rilancio del sito di Vado Ligure – sottolinea il segretario provinciale Fiom Andrea Mandraccia -. All’odierno vertice svoltasi al MISE finalmente il Gruppo Bombardier ha gettato la maschera. Il ritardo nella collaborazione con Hitachi per la produzione dei treni regionali a potenza distribuita è dovuto anche ad una propria volontà con relativo cambio di piano industriale che porta Bombardier a prediligere una ipotetica collaborazione con Hitachi sull’alta velocità” precisa l’esponente sindacale.

Peccato però che col cambio dei vertici Trenitalia l’opzione di una gara per ulteriori 50 Zefiro 1000 (di cui 15 opzionando il precedente contratto tra Trenitalia, Hitachi e Bombardier) non sia più, almeno per il momento, in campo. Pertanto l’unico carico di lavoro su cui lo stabilimento può contare è quello legato alle locomotive DC3 con termine estate 2019. Se saranno confermati ulteriori 12 mesi di cassa integrazione straordinaria per area di crisi industriale complessa (al netto di positive novità sugli ammortizzatori sociali che potrebbero a breve uscire) la visibilità di sopravvivenza della fabbrica di Vado è fissata fine 2019”.

Pochi giorni fa l’a.d. di Bombardier Italia aveva annunciato con grande enfasi la costruzione di nuove modernissime motrici. L’annuncio era avvenuto in Germania.

Chi scrive questa nota si era permesso di avanzare qualche dubbio sulla correlazione con lo stabilimento di Vado Ligure indirizzando alla testata online, che aveva messo in pagina questa notizia con grande rilievo, questa nota:

Letto della presentazione delle nuove motrici Bombardier, avvenuta in Germania. Sorge una domanda immediata: lo stabilimento di Vado è tecnologicamente attrezzato per partecipare alla fabbricazione di questo prodotto. Perché questo è il punto nodale del possibile mantenimento di una presenza industriale in Provincia di Savona (oltre a Bombardier, naturalmente): quello del livello di capacità di adeguamento e innovazione tecnologica. Vale per Bombardier, Piaggio, Mondomarine, eccetera ed è stato lo scoglio sul quale si sono infrante Ferrania, Acna, Tirreno Power nel corso del tempo. In assenza di un piano industriale ed essendo arenati su Maersk (che fa logistica e non produzione) e su Invitalia nella vicenda dell’area di crisi complessa, della quale l’ultima notizia utile ha riguardato il rinvio del termine per la presentazione delle domande di interesse per le aree. Un rinvio accolto paradossalmente come una vittoria, come – del resto fanno i sindacati quando si annuncia la proroga della cassa integrazione. Grazie Franco Astengo.”

La domanda che ci si era permessi di avanzare sembra aver già ottenuto oggettivamente una risposta con le notizie arrivate oggi.

Sarebbe necessaria una forte mobilitazione di tutta la Provincia di Savona: difficile da realizzarsi considerate le condizioni estremamente precarie nelle quali versano le altre più importanti unità produttive.

In realtà ,per quel che riguarda Bombardier (in relazione anche alle esperienze accumulate in passato) il rischio vero è quello dello smantellamento.

Il nodo è sempre lo stesso e sul quale ci battiamo da anni: quello del livello di capacità di adeguamento tecnologico. Su questo punto (oltre che in altre situazioni su quello del rapporto produzione/ambiente) si è verificata la deindustrializzazione della provincia di Savona in un quadro di corrività da parte degli industriali in un quadro di logica di scambio e di insufficiente comprensione di ciò che stava accadendo da parte dei sindacati ( a partire, almeno, dagli anni’80 del secolo scorso).

Con il massimo di solidarietà esprimibile verso i lavoratori.

Si attendono sempre notizie dell’area di crisi industriale complessa e delle infrastrutture utili per la piattaforma Maersk (ricordando che la stessa fa logistica e non produzione e che il porto di Vado è in mano ai cinesi).

Il M5S incurante del ridicolo oggi reclama in fondi per il raddoppio della Finale–Andora: situazione che si trascina, credo, almeno dall’800.

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