Tutti assolti dall’accusa di associazione a delinquere e pene notevolmente ridotte per resistenza e altri reati minori. Chiude così il processo “Robin Hood”, nei confronti di una trentina di compagne-i del Comitato Abitanti Giambellino-Lorenteggio, attivo nell’ambito del diritto all’abitare degno dentro i quartieri popolari di Milano. Molte persone imputate sono state assolte, mentre gli oltre 5 anni disposti per la condanna più pesante è stata ridotta a non più di un anno, senza l’associativo.
Le prime valutazioni su Radio Onda d’Urto dell’avvocato Eugenio Losco, legale di compagne-i, raggiunto al termine dell’udienza Ascolta o scarica
L’intervista di Radio Onda d’Urto, dopo la sentenza, a uno degli imputati, raggiunto fuori dal Tribunale meneghino. Ascolta o scarica
LA STORIA – Era il dicembre del 2018 quando un imponente dispiegamento di forze i carabinieri irrompono all’alba nel quartiere Giambellino a Milano, sgomberano sette case occupate e la Base di solidarietà popolare, sede del Comitato Abitanti Giambellino-Lorenteggio, e arrestano nove persone. L’accusa contestata è di associazione a delinquere con finalità di occupazione abusiva e resistenza a pubblico ufficiale, con il contorno di una quarantina di altri reati tra, appunto, resistenze e occupazioni.
È l’operazione Domus Libera, celebrata poco dopo in una conferenza stampa in cui il procuratore responsabile dell’inchiesta e il comandante dei carabinieri, oltre a scambiarsi una serie di reciproci complimenti, ne illustrano i tratti salienti parlando apertamente di racket delle case.
Il dibattimento inizia nel 2019 e si conclude nel novembre 2022: l’accusa di associazione a delinquere resta, la pena più alta supera i 5 anni e in totale vengono dati 30 anni di carcere.
Nel dicembre 2024, l’appello, che ha invece cancellato il reato associativo, assolvendo molte persone imputate e con pene massime che non superano l’anno.
L’Aler e la destra cittadina accusano i movimenti di occupare alloggi che altrimenti sarebbero assegnati, allungando le liste d’attesa. Una tesi, smentita dai dati, che ieri l’eurodeputata Ilaria Salis ha attaccato in un video girato al Giambellino: «A Milano ci sono più case vuote che persone in graduatoria: la colpa è degli enti gestori, che non si occupano neanche della manutenzione. Invece vengono accusati movimenti e comunità solidali. Se fosse confermata l’associazione a delinquere sarebbe un nuovo passo nella criminalizzazione delle lotte».
- © Riproduzione possibile DIETRO ESPLICITO CONSENSO della REDAZIONE di CONTROPIANO
Ultima modifica: stampa