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A Verona si fa apartheid anche con il blues

La prima volta che ho incontrato il blues fu quando mi portarono qui su una nave. C’erano uomini su di me e molti altri usavano la frusta….. adesso tutti vogliono sapere perché canto il blues “ B.B.King.

Lo scorso sabato sera, a Verona, presso i Bastioni del vallo Città di Nimes, in occasione del concerto in memoria del grande chitarrista blues Rudy Rotta, si consumava l’ennesimo episodio di razzismo, questa volta a danno di Amate Gueye, un ragazzo italiano di 28 anni, nato a Brescia e cresciuto a Verona.

Sabato sera le blue note non cantavano il dolore degli schiavi della Cotton Belt, né la miseria delle vite di scarto di Chicago, ma l’esclusione di un ragazzo da un concerto pubblico, con ingresso libero, in suolo pubblico, con il patrocinio del Comune di Verona.

Amate, intercettato dagli operatori della security, è stato infatti bloccato all’ingresso per il colore della sua pelle.

Sono queste le parole del buttafuori che Amate oggi riferisce, raccontando l’accaduto: ”abbiamo avuto direttiva dall’organizzazione dell’evento di non fare entrare i neri […], mi sento un verme a dirtelo, ma questo è quanto. Se vuoi, puoi entrare, ma la situazione è così”.

Se le parole hanno un odore, queste hanno l’odore acre e nauseabondo dell’apartheid e della segregazione razziale.

Il racconto dei fatti nella video-intervista che segue.

 

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