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Venezuela. Il Tribunale Supremo di Giustizia spiega gli arresti di Lopez e Ledezma

Arrestati gli ‘oppositori’ di Maduro”. I media occidentali riportano la notizia, danno parola soltanto ai familiari degli arrestati (ma del resto avete mai visto sui giornali un’intervista a Maduro o qualcun altro dei ministri del governo?), e si dimenticano di spiegare la ragione di questi arresti. Se non altro, per correttezza professionale minima, anche continuando a criticare, se si vuole.

Sulle ragioni di questi arresti – tecnicamente una revoca degli arresti domiciliari – colma la lacuna la televisione RT, con un servizio qui tradotto da L’Antidiplomatico.

Sui due personaggi agli onori della cronaca oggi, possiamo consigliare la lettura di queste due schede, pubblicate peraltro da un giornale che non è certo simpatizzante della causa bolivariana (il manifesto, insomma).

Leopoldo Lopez, coordinatore di Voluntad Popular, partito che insieme ad altri forma l’opposizione, la Mesa de la Unidad Democrática ad esempio, politico più di estrema destra che «democratico», fu condannato per reati di corruzione ed è legato a istituzioni finanziate dalla Cia; nel 2002 fu tra le guide della marcia dell’opposizione al Palazzo Miraflores a Caracas che provocò la morte di decine di persone e aprì la strada al golpe contro Chavez, fallito dopo pochi giorni. In quei giorni partecipò alla persecuzione e detenzione illegale dell’allora ministro degli interni e della giustizia, Ramón Rodríguez Chacín. Ma la causa penale nei confronti del golpisti terminò nel 2007 per via di un’amnistia decisa dallo stesso Chavez. Nel 2008 Lopez fu inabilitato politicamente per un caso di conflitto di interessi; condanna ripetuta dal 2011 al 2014 per storno di fondi.

Ledezma, invece, nel 2002 appoggia il golpe contro Chavez. Partecipa alla serrata petrolifera che causa al paese perdite per 21 miliardi di dollari. Nel 2004 coordina le azioni del «Plan guarimba», viene accusato di incitamento a un gruppo che brucia la sede del partito di Chavez. Nel febbraio 2015 viene condannato per implicazione nel fallito colpo di Stato contro Maduro.

Vi sembrano informazioni relative a “sinceri democratici”?

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Il Tribunale Supremo di Giustizia venezuelano ha revocato gli arresti domiciliari e deciso per il ritorno al carcere degli oppositoriLeopoldo López e Antonio Ledezma per “non aver adempiuto alle condizioni imposte affinché si mantenessero gli arresti domiciliari”.

Il passato 31 luglio, due tribunali di controllo a Caracas, hanno revocato le misure concesse a entrambi dopo aver accertato il non rispetto delle condizioni imposte dalla giustizia per l’ottenimento degli arresti domiciliari.

Inoltre, secondo informazioni dell’intelligence venezuelana, entrambi gli oppositori avevano un piano di fuga “per il quale e con l’urgenza del caso si sono immediatamente attivati i procedimenti corrispondenti”, ha dichiarato il Tribunale Supremo di Giustizia in un comunicato.

Secondo il Tribunale Supremo di Giustizia, le condizioni imposte a Lopez non gli permettevano di realizzare nessun tipo di proselitismo politico a causa della sua sentenza che prevede la “squalifica politica”.

Leggi: Violenza golpista in Venezuela: video mostra responsabilità di Leopoldo López

Lopez ha, al contrario, attraverso le reti sociali non riconosciuto il governo di Nicolás Maduro e il risultato delle passate elezioni per l’Assemblea nazionale Costituente.

Nel caso di Ledezma, il Tribunale aveva imposto come condizioni l’obbligo di astenersi da emettere dichiarazioni su qualunque mezzo, condizione che non ha rispettato, e per questo le sono state revocati gli arresti domicilairi.

Uno dei mediatori del governo con l’opposizione, Jorge Rodriguez, ha spiegato in una conferenza stampa dello scorso lunedì che Leopoldo López si era formalmente impegnato alla pace per ottenere gli arresti domiciliari. “Fu l’unica cosa che gli hanno chiesto. Non mantiene la parola. E’ un essere umano senza onore”, ha affermatoRodríguez.

Secondo quest’ultimo, la rottura dell’impegno con la Commissione Verità, organo creato da Maduro per investigare sui crimini commessi durante le violenze dell’opposizione e aprire un dialogo con quest’ultima, si deve ad una diatriba interna con il dirigente oppositore radicaleHenrique Capriles Radonski. “Tra Leopoldo Lopez e Capriles c’è una lotta molto forte, e se Lopeza avessemantenuto la sua parola e avesse invocato un percorso di pace come promesso,Capriles lo avrebbe definitoun traditore e sarebbe stato lui ad appropriarsi del bottino della violenza dell’opposizione”, ha concluso Rodriguez.

FONTE: RT
(Traduzione de l’Antidiplomatico)

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