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Oggi Berlusconi chiede la fiducia. L’avrà

Ma è quasi solo un dettaglio. Anche la grande stampa padronale, come potete vedere qui sotto, sta archiviando la sua stagione. Senza rimpianti. E questo la dice lunga sulla capacità di discernimento e di visione di lungo periodo della borghesia italiana: il Cavaliere è stato il loro cavallo vincente per 18 anni. Possibile che ci abbiano messo tanto a capire che era solo un ronzino famelico?

 

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da Il Sole 24 Ore

Berlusconi domani alla Camera, venerdì fiducia. In Cdm giovedì il nuovo rendiconto dello Stato

Il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, riferirà domani in aula alla Camera, alle 11 e chiederà la fiducia, dopo la bocciatura dell’articolo 1 del Rendiconto generale della Stato, avvenuta ieri, e dopo le ripercussioni politiche che ne sono seguite. Il voto di fiducia si svolgerà venerdì. Lo ha deciso la conferenza dei capigruppo di Montecitorio. Alle 9,30 di domani è fissata una nuova conferenza dei capigruppo di Montecitorio.

Domani in Cdm il nuovo ddl sul rendiconto generale dello Stato
Domani in Cdm sarà esaminato il nuovo ddl sul rendiconto generale dello Stato insieme alla legge di bilancio. Nella stessa riunione il governo sarà autorizzato a porre la fiducia sulle dichiarazioni che Silvio Berlusconi farà alla Camera.

Opposizioni domani fuori dall’aula durante il discorso del premier, ma venerdì voteranno la sfiducia
Intanto Pd, Idv e Terzo Polo hanno raggiunto un accordo: le opposizioni usciranno dall’aula quando Berlusconi prenderà la parola e non parteciperanno al successivo dibattito «per non essere complici di una situazione che ormai e’ intollerabile», ma parteciperanno venerdì al voto, votando contro la fiducia.

Napolitano riceve Fini: spetta al premier indicare la soluzione
Il Capo dello Stato, Giorgio Napolitano, ha ricevuto al Quirinale il presidente della Camera, Gianfranco Fini, che lo ha messo al corrente delle ragioni che ad avviso dei presidenti dei gruppi parlamentari di opposizione rendono politicamente complesso il superamento della situazione determinatasi a seguito del voto contrario all’articolo 1 del
rendiconto generale dello Stato. Il Capo dello Stato «ha espresso la convinzione che tocchi al presidente del Consiglio indicare alla Camera nell’annunciato intervento di domani la soluzione che possa correttamente condurre alla dovuta approvazione da parte del parlamento del rendiconto e dell’assestamento. Sulla sostenibilità di tale soluzione sono competenti a pronunciarsi le camere e i loro presidenti».

L’iter del rendiconto non può andare avanti
Intanto l’iter del rendiconto generale dello Stato è da considerarsi concluso. La decisione è stata presa questa mattina dalla Giunta per il regolamento della Camera: a maggioranza ha stabilito che l’assemblea di Montecitorio «non può andare avanti con l’esame del ddl perchè la bocciatura dell’articolo 1 preclude i restanti articoli». Decisione contestata dal capogruppo del Pdl, Fabrizio Cicchitto che ha anche spiegato che è allo studio un percorso tecnico: «sono in contatto il Quirinale e il governo, ma noi contestiamo all’opposizione il sillogismo per cui la bocciatura di questo documento equivale a una sfiducia nei confronti del governo».

Alle 19 sarà illustrata la strategia dell’opposizione
Le opposizioni tutte insieme alle 19 nellaì sede dell’Udc illustreranno le iniziative che adotteranno domani per contrastare l’intervento di Berlusconi in Aula e la sua richiesta di fiducia. Tra le ipotesi allo studio una sorta di Aventino attivo nel senso che i deputati delle opposizioni diserteranno l’Aula mentre parlerà Berlusconi. Gli stessi deputati dovrebbero però partecipare venerdì alla votazione per esprimere il loro “no” al governo Berlusconi.

Al Senato via alla risoluzione di maggioranza sulla Nota di aggiornamento al Def
Intanto l’aula del Senato ha approvato la risoluzione di maggioranza sulla Nota di aggiornamento al Def, dopo aver respinto la richiesta dell’opposizione di sospensiva. Le opposizioni non hanno partecipato al voto. Per il senatore del Pd, Giovanni Legnini, l’approvazione «é un gravissimo strappo alle regole della sessione di bilancio. Il Def e la legge di stabilità si fondano sull’acclaramento dei risultati della gestione finanziaria dell’anno pregresso e sull’aggiornamento delle previsioni dell’anno corrente, dati che sono contenuti nel Rendiconto e nell’assestamento».

Tensioni alla capigruppo
Il presidente della Camera, Gianfranco Fini, ha dovuto mediare fra maggioranza e opposizione per sedare le forti tensioni alla capigruppo. L’opposizione ha minacciato l’Aventino rispetto alla prospettiva di un intervento in giornata di Silvio Berlusconi che ponesse fine rapidamente all’impasse determinata dal voto di ieri in Aula a Montecitorio. Maggioranza e governo hanno insistito per un voto di fiducia sull’esecutivo e il premier Silvio Berlusconii in Aula oggi. L’opposizione ha chiesto le dimissioni del presidente del Consiglio e ha denunciato che, di fatto, dopo la decisione della giunta per il regolamento, il Parlamento è paralizzato. Il leghista Marco Reguzzoni ha duramente criticato il presidente Fini, accusandolo di essere di parte. «Il presidente della Camera – ha detto Reguzzoni – ha ritenuto di accogliere la richiesta delle opposizioni e per questo Berlusconi sarà in aula solo domani». Reguzzoni ha poi sostenuto che «Fini ha espresso valutazioni politiche che non gli competono in una sede istituzionale e questo é un atto lesivo del Parlamento».

Il rendiconto è un obbligo costituzionale
Vale la pena ricordare che l’approvazione del rendiconto di bilancio è un atto previsto dall’articolo 81 della Carta costituzionale. Tramite questo provvedimento il Governo, alla chiusura del ciclo di gestione, informa il Parlamento sui risultati della gestione finanziaria (nel caso in discussione l’atto è relativo all’esercizio 2010).

Cicchitto alla maggioranza in Giunta: decreto sviluppo e nomina a Bankitalia
Il capogruppo del Pdl alla Camera, Fabrizio Cicchitto, ha riunito questa mattina i componenti di maggioranza in Giunta per il regolamento. E ha annunciato la sua road map. «È indispensabile che venga quanto prima presentato un forte decreto Sviluppo, che il presidente del Consiglio faccia valere le sue prerogative in ordine alla nomina del Governatore della Banca d’Italia, che nel Pdl il confronto politico si sviluppi sereno sul piano del dibattito politico aperto nei suoi organismi dirigenti, che tutti i parlamentari con serietà e sobrietà facciano il loro lavoro». Ha detto che lo scivolone di ieri è stato «un incidente di percorso che però, essendo avvenuto su un provvedimento importante, ha fatto degli indubbi danni che vanno superati sia nel merito sia più in generale sul piano politico». Indispensabile, quindi, «che Berlusconi venga alla Camera per verificare la conferma della maggioranza parlamentare. Il presidente della Repubblica Napolitano pone degli interrogativi seri ai quali il governo e la maggioranza devono dare una risposta nella consapevolezza che la questione non si risolve solo nel ribadire la fiducia». (N.Co.)

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da Repubblica

Scajola: “Fiducia, poi ci smarchiamo”. E pensa a un nuovo soggetto politico

Frenata dei frondisti del Pdl di fronte al voto sul discorso programmatico del premier. Incontro di due ore tra Berlusconi e l’ex ministro: “Silvio, da amico, ti conviene dimetterti”. Poi propone un rimpasto per un governo-bis. Quasi pronto il ‘documento sulla discontinuità’
di CARMELO LOPAPA

Il voto di fiducia sarà pure “al presidente Berlusconi e non a questo governo”, come ha spiegato ieri sera a cena Claudio Scajola a una quindicina di parlamentari a lui più vicini, riuniti ancora una volta in un ristorante romano. Certo è che per chi, tra i suoi, si preparava fin d’ora a “staccare la spina” all’esecutivo in agonia, la decisione assunta dall’ex ministro ha avuto tutto il sapore della frenata.

Del resto, matura dopo il secondo pranzo in due giorni col Cavaliere a Palazzo Grazioli. Altre due ore di confronto serrato, a quattr’occhi, sulla soluzione migliore per uscire dalla crisi. “Per come si sono messe le cose, dovresti fare un passo indietro, è la via d’uscita che più ti conviene” è stato il suggerimento schietto, “da amico”, di Scajola. “Nessuno ti può obbligare, sia chiaro, sarà una valutazione tua”. Ma l’ennesimo crollo in aula dimostrerebbe a suo dire che “il rilancio non basta, bisogna allargare la maggioranza, aprire a Casini”.

Il premier tuttavia non ha alcuna intenzione di accettare la condizione posta dal leader Udc, ovvero le dimissioni. Per lui sarebbe una sconfitta, l’ammissione di un fallimento. Altra cosa la disponibilità – che Berlusconi oggi ribadirà nel suo intervento – a dialogare coi moderati. Se non un nuovo premier, almeno si dia vita a un nuovo governo, è stato il secondo rilancio di Scajola: un Berlusconi-bis, ricambio ai ministeri strategici, a cominciare dall’Economia. Ipotesi che il presidente del Consiglio ha promesso di prendere in considerazione.

Come pure l’ex ministro avrebbe invocato un ricambio ai vertici del gruppo, anche alla luce della “scarsa tenuta” sul rendiconto dello Stato, e una riorganizzazione del partito e dei congressi con le tessere: “Non possono continuare a esistere i tre vecchi coordinatori col nuovo segretario”. Su tutto il capo del governo ha annuito, ha apprezzato i suggerimenti, ha preso tempo.

Alla fine, Berlusconi dirà a capigruppo e ministri pidiellini di aver “recuperato Claudio e i suoi” e di potersi ora occupare di rilanciare il governo col voto di fiducia di domani, considerato scontato.

Scajola sarà più cauto, raccontando in serata quanto avvenuto ai parlamentari. Li aveva convocati e ascoltati già in mattinata per due ore, prima di tornare dal premier. Una strategia concordata con Beppe Pisanu e Roberto Formigoni, con i quali i contatti telefonici restano costanti. Domani voto di fiducia, passaggio che i “malpancisti” ritengono “inevitabile”. Scajola non ha ancora deciso – ma è probabile – se prenderà la parola in aula domani per sottolineare quel che non va.

A seguire, qualcuno sostiene già da domani, la pubblicazione del documento per la “discontinuità”, sul quale la raccolta di adesioni è già in corso. Le firme tuttavia non sono sufficienti a dar vita a un gruppo parlamentare. L’obiettivo allora diventerà il “logoramento” quotidiano, finché non sarà Berlusconi a decidere di gettare la spugna.

“Di certo da domani tutto non potrà proseguire come prima – spiega uno degli scajoliani più impegnati – Dovremo smarcarci, creare una componente strutturata che tratti sui singoli temi, che abbia una propria autonomia”.

E il modello pensato è quello del Forza del Sud di Micciché. Primo terreno di battaglia, il decreto sviluppo. Al Senato, accanto a Pisanu stanno lavorando altri pidiellini quali Baldini, Amato, Saro, Orsi, Lauro, Scarpa Bonazza. Alcuni dei cosiddetti frondisti hanno ricevuto ieri la telefonata “rassicurante” di Angelino Alfano. Il segretario in pubblico getta acqua sul fuoco: “Nessuna fronda, un normale dibattito, con Scajola un franco dialogo nel partito”.

E le dichiarazioni ufficiali dei deputati vicini all’ex ministro non sono distanti. “Da Scajola e dai suoi amici mai una sfiducia a questo governo” dice Michele Scandroglio. Ignazio Abrignani precisa: “La fiducia a Berlusconi non è in discussione”. Anche al governo? “Fiducia in Berlusconi”. La voteranno pure i tre “responsabili” in fibrillazione (Sardelli, Milo e Marmo), non così Santo Versace, già ex Pdl, perché “serve un esecutivo di unità nazionale”, e nemmeno Calogero Mannino. Mancherà anche il voto di Pietro Franzoso, degente in ospedale. Assenze ininfluenti, calcola tuttavia il pallottoliere di Verdini.

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Il rendiconto sul bilancio dello Stato sarà approvato domani


E’ durato poco più di mezz’ora il consiglio dei ministri di oggi, durante il quale è stato annunciato solo il nuovo ddl per il rendiconto del bilancio dello Stato, riscritto solo nell’articolo 1 dopo la bocciatura alla Camera, che sarà approvato domani. Sempre domani, nel pomeriggio, il consiglio tornerà a incontrarsi dopo il voto di fiducia previsto per le 11 alla Camera. All’ordine del giorno di oggi c’era anche il via libera del ddl Stabilità, rinviato anch’esso a domani.
Parlando con i giornalisti al termine della riunione, il ministro della Difesa Ignazio La Russa ha detto che per rispetto al Parlamento si è deciso di attendere l’esito del voto di fiducia al presidente del Consiglio, prima di ripresentare e approvare il provvedimento.

Secondo quanto riferito, il premier avrebbe colto l’occasione del cdm per lanciare un nuovo appello alla compattezza: basta sbagliare, quello di due giorni fa è stato l’ultimo errore, un errore grave. Ora bisogna essere compatti, oppure il governo salta. Il premier ha invitato i presenti a diffondere fiducia nella maggioranza. Basta con i maldipancia interni (in primis quelli della corrente di Claudio Scajola), bisogna lavorare e andare avanti, è la linea del Cavaliere. Prima di entrare in Aula per il suo discorso alla Camera, il presidente del Consiglio, riferiscono alcuni ministri, ha indicato la soglia per il voto di fiducia: si aspetta che siano in 320 ad appoggiare le sue dichiarazioni programmatiche in Parlamento.

 

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