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L’Attacco alle fonti nel Mezzogiorno d’Italia

Nel centro sud Italia è stato sferrato un attacco alle fonti d’acqua e all’intero sistema idrico. Le multinazionali puntano ad accorpare il ciclo idrico integrato dell’intero meridione, il cd distretto appenninico, al fine di accaparrarsi la mega gestione e realizzare la più grande privatizzazione d’Europa, in contrasto con l’esito del referendum del 2011.

L’obiettivo prioritario sono le fonti poiché è più facile prenderne il controllo ed esse producono molto profitto, a fronte di spese e rischio minimi. Con la gestione del rubinetto principale è favorita l’acquisizione dell’intero ciclo integrato e il condizionamento politico del territorio.

La strategia delle lobby

Per il perseguimento dell’obiettivo, la strategia in campo è diversificata temporalmente,  per settore d’intervento e territorio, ma l’obiettivo è unico: giungere ad accorpare le Regioni del centro sud e affidare la gestione del ciclo integrato a un’unica gigantesca Corporation. Senza dimenticare che le multinazionali in campo gestiscono anche rifiuti ed energia e puntano a realizzare gli stessi processi anche in questi altri settori, mediante la costituzione di una gigantesca multiutiliy,

Il territorio sotto assedio

Le Regioni coinvolte sono il Lazio, l’Umbria, il Molise, la Puglia, la Basilicata, la Campania e la Calabria. La Sicilia, come altra parte d’Italia, è sotto attacco delle stesse lobby e di altre, ma non rientrano nell’occupazione unificata del centro sud.

La geografia

LAZIO. Nel Lazio domina l’Acea, una Società per Azioni sostanzialmente controllata dalla Suez, multinazionale francese. La Suez, attraverso l’Acea, già occupa vaste aree del Belpaese e con esso le fonti d’acqua.

UMBRIA:  Umbra Acque spa,  partecipata da ACEA  gestisce la metà della regione e gli indirizzi aziendali sono quelli di unificare il metodo con le altre partecipate del grande gruppo (vedi Acea 2.0).  Gran parte delle sorgenti degli acquedotti provengono dall'Appennino centrale dove, nell'area di Nocera Umbra e Gualdo Tadino c'è una delle più grandi aziende di imbottigliamento di acqua in italia: la Rocchetta/Uliveto, che sottrae moltissime risorse idriche al territorio.

CAMPANIA. In Campania la società Acqua Campania SpA gestisce importantissime fonti e la Regione ha deliberato di affidarle la ristrutturazione, per circa 1 miliardo di euro, dell’intera rete delle fonti regionali che l’Ente Regione avrebbe dovuto trasferire ai gestori locali unitamente alle risorse economiche.  Acqua Campania è al 47,9% della Vianini SpAdi Caltagirone (quindi Suez/ACEA) e per il 47,9% di Veolia SpA, altra multinazionale francese.

CALABRIA. Anche la Sorical SpA calabrese condivide percorsi con Veolia.

MOLISE. Diversa la vicenda Molisana, laddove le fonti sono gestite da un’Azienda speciale, ma la Regione ha deciso di mettere a gara l’attività degli acquedotti principali.

PUGLIA. La Puglia non ha acqua, ma l’acquedotto pugliese è lo strumento principale attorno al quale si tenta l’aggregazione e l’occupazione delle fonti.

BASILICATA. Fa azione di resistenza al progetto solo la Regione Basilicata, che gestisce il ciclo integrato con l’Azienda dei Comuni, ma le lobby puntano a fagogitarla.

Il LEGISLATORE

Il legislatore nazionale e regionale fornisce di volta in volta gli strumenti utili alle lobby agevolandole. Già nel cd. Decreto Ronchi, abolito parzialmente col referendum del 2011, erano previste forme di aggregazione. Lo Sbloccaitalia ha indotto alla costruzione di Enti d’Ambito regionali, che esautorano gli enti locali e con essi le comunità territoriali. Le norme finanziarie affamano i Comuni e promettono favori a quelli che dismettono i servizi.

Il processo in atto

I gestori e gli enti locali stanno raggiungendo accordi di aggregazione di livello ultraregionale: l’acquedotto pugliese AQP con l’acquedotto di Avellino ACS, con Gesesa SpA di Benevento (di proprietà di ACEA, quindi di Suez) con Gori SpA, gestore dell' Area  vesuviano/sarnese/nolano/sorrentino ( controllata da ACEA, Suez) stanno prendendo il controllo delle fonti campane, molisane e laziali.

Nessuna necessità reale d’efficienza del servizio idrico giustifica le scelte.

L’attacco alla depurazione

Le condizioni emergenziali,  deteterminate dalla procedura d’infrazione avviata dall’Unione Europea per l’inerzia dell’Italia nel settore della depurazione, sono l’occasione per assegnare anche questo segmento del ciclo integrato alle lobby insieme alle risorse economiche negate alle gestioni pubbliche. Questo spiega il decreto legge con il quale in Governo prevede di nominare un Commissario straordinario nazionale affidandogli la depurazione e le risorse economiche per realizzare gli impianti. Gli enti locali non sono stati messi in condizione d’intervenire, i costi della depurazione sono elevatissimi e in assenza di trasferimenti economici, lo stato arretratezza è consequenziale. L’emergenza, pertanto, è provocata.

LE FOGNE

Grande assente momentaneo nel progetto delle lobby sono le fognature. Un segmento del ciclo integrato non remunerativo, difficile da gestire e non ancora    utile.

LE SOLUZIONI

Un nuovo Piano Marshall per il centro sud Italia e la nazionalizzazione del servizio idrico integrato.

Le gestioni pubbliche locali devono essere sostenute dal legislatore e dal governo; le norme da approvare devono favorire la ripubblicizzazione.

Ai gestori pubblici  locali devono essere affidate le fonti d’acqua: questi dovranno garantire la partecipazione delle comunità.

Le reti idriche vanno ristrutturate con risorse economiche pubbliche, per garantire l’azzeramento delle dispersioni, la riduzione degli sprechi e la realizzazione delle reti duali.

La depurazione va affidata alle gestioni locali; lo stato deve trasferire le risorse economiche direttamente o per mezzo del Commissario, che deve vigilare sulle opere da realizzare.

Il sistema fognario va ristrutturato a garanzia della corretta gestione del servizio idrico e della sicurezza del territorio.

 

La RETE a TUTELA delle FONTI d’ACQUA del CENTRO-SUD  ITALIA

La Rete dei Comitati del Centrosud Italia s’impegna a vigilare sul rispetto del referendum e sulla costruzione delle gestioni pubbliche locali in tutti i territori, a mettere in campo ogni azione pacifica per contrastare il progetto di privatizzazione del Meridione d’Italia.  

 

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