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Lenin su capitalismo e immigrazione operaia (1913)

L’articolo è del 29 ottobre 2013 e fu pubblicato su Za Pravdu, n.22, poi apparso in Lenin, Opere Complete Vol. 19. La trascrizione è stata effettuata da Resistenze.org a cura di D.B.

Il capitalismo ha creato un tipo particolare di migrazione di popoli. I paesi che si sviluppano industrialmente in fretta, introducendo più macchine e soppiantando i paesi arretrati nel mercato mondiale, elevano il salario al di sopra della media e attirano gli operai salariati di quei Paesi.

Centinaia di migliaia di operai si spostano in questo modo per centinaia e migliaia di verste. Il capitalismo avanzato li assorbe violentemente nel suo vortice, li strappa dalle località sperdute, li fa partecipare al movimento storico mondiale, li mette faccia a faccia con la possente, unita classe internazionale degli industriali.

Non c’è dubbio che solo l’estrema povertà costringe gli uomini ad abbandonare la patria e che i capitalisti sfruttano nella maniera più disonesta gli operai immigrati. Ma solo i reazionari possono chiudere gli occhi sul significato progressivo di questa migrazione moderna dei popoli. La liberazione dall’oppressione del capitale non avviene e non può avvenire senza un ulteriore sviluppo del capitalismo, senza la lotta di classe sul terreno del capitalismo stesso. E proprio a questa lotta il capitalismo trascina le masse lavoratrici di tutto il mondo, spezzando il ristagno e l’arretratezza della vita locale, distruggendo le barriere e i pregiudizi nazionali, unendo gli operai di tutti i paesi nelle più grandi fabbriche e miniere dell’America, della Germania, ecc.

L’America è alla testa dei paesi che importano operai. Ecco i dati sul numero degli immigrati in America:

Lo sviluppo dell’emigrazione è enorme e aumenta sempre di più. In cinque anni, 1905 1909, in media in America sono immigrate più di un milione di persone all’anno (si tratta solo degli Stati Uniti).

E’ interessante inoltre il cambiamento subito dalla composizione degli immigrati (cioè di coloro che si stabiliscono in America). Fino al 1880 prevaleva la cosiddetta vecchia immigrazione, proveniente dai vecchi paesi civili, Inghilterra, Germania, in parte Svezia. Persino a tutto il 1890 l’Inghilterra e la Germania insieme hanno fornito più della metà di tutti gli immigrati.

Dal 1880 ha inizio uno sviluppo incredibilmente rapido della cosiddetta nuova immigrazione, proveniente dall’Europa orientale e meridionale, Austria, Italia e Russia, Questi tre paesi hanno fornito agli Stati uniti dell’America del Nord:

I paesi più arretrati del vecchio mondo, che più di tutti hanno conservato vestigia della servitù feudale in tutto il modo di vita, vengono, per così dire, sottoposti forzatamente a una scuola di civiltà.

Il capitalismo americano strappa milioni di operai dall’arretrata Europa orientale (Compresa la Russia, che ha fornito 594 mila immigrati negli anni 1891-1900 e 1.410 mila negli anni 1900-1909) dalla loro condizione semifeudale e li immette nelle file dell’esercito avanzato e internazionale del proletariato.

Hourwich, autore del libro inglese estremamente istruttivo L’immigrazione e il lavoro, uscito l’anno scorso fa un’interessante osservazione. Dopo la rivoluzione del 1905 il numero degli immigrati in America è particolarmente cresciuto (1905 ,1 milione; 1906, 1.2 milioni; 1907, 1.4 milioni; 1908-09, 1.9 milioni). Gli operai che avevano vissuto scioperi di ogni tipo in Russia, hanno portato anche in America lo spirito degli scioperi di massa, più coraggiosi e offensivi.

La Russia resta sempre più indietro, fornendo a paesi stranieri una parte dei suoi operai migliori; l’America va avanti sempre più rapidamente, attingendo da tutto il mondo la popolazione operaia più energica e atta al lavoro (nota*).

La Germania che avanza più o meno allo stesso ritmo dell’America, si trasforma da paese che fornisce gli operai, in paese che ne attira gli operai altrui. Il numero di immigrati in America dalla Germania, che aveva raggiunto la cifra di 1.453 mila nei dieci anni dal 1881 al 1890, è sceso fino a 310 mila nei nove anni dal 1901 al 1909. Il numero di operai stranieri in Germania era negli anni 1910-1911 di 695 mila, e negli anni 1911-1912 di 729 mila. Se osserviamo la distribuzione di questi ultimi in base alle occupazioni e ai paesi dai quali provengono, vediamo il seguente quadro:

Quanto più un paese è arretrato tanto più esso fornisce operai agricoli non istruiti, dei “manovali”. Le nazioni avanzate si impadroniscono, per così dire, delle occupazioni meglio pagate, lasciando ai paesi semibarbari quelle peggiori. L’Europa in generale (“gli altri paesi”) fornisce alla Germania 157 mila operai; fra essi di più di otto decimi (135 su 157) sono operai dell’industria. L’arretrata Austria ne fornisce solo i sei decimi (162 su 263). La Russia, il paese più arretrato, ne fornisce in tutto un decimo (34 su 308).

Dappertutto e in tutto la Russia viene così battuta per la sua arretratezza. Ma gli operai russi, in confronto al resto della popolazione cercano sempre più di uscire da questa arretratezza e barbarie, sempre più oppongono resistenza a queste “deliziose” caratteristiche della loro patria, sempre più strettamente si uniscono con gli operai di tutti i paesi in un’unica forza liberatrice mondiale.

La borghesia aizza gli operai di una nazione contro gli operai di un’altra, cercando di dividerli. Gli operai coscienti, comprendendo l’inevitabilità e il carattere progressivo della distruzione di tutte le barriere nazionali operata dal capitalismo, cercano di aiutare a illuminare e a organizzare i loro compagni dei paesi arretrati.

Note:
*) 
Oltre agli Stati Uniti anche gli altri stati americani vanno rapidamente avanti. Il numero di coloro che sono emigrati in America nell’ultimo anno è stato di circa 250 mila, in Brasile di circa 170 mila, nel Canada più di 200 mila, in totale 620 mila.

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1 Commento


  • Visconte Grisi

    Dopo aver letto il testo di Lenin si possono fare alcune riflessioni : 1) da un punto di vista quantitativo dal 1901 al 1909 l’immigrazione negli Stati Uniti e stata di 7.200.000 persone e quindi sicuramente pagaragonabile o probabilmente superiore a quella attuale ; 2) i paesi di provenienza degli emigranti erano prevalentemente paesi europei arretrati come Austria, Italia e Russia quindi comunque di razza bianca e quindi sicuramente con minori implicazioni razziali di quella odierna. Inoltre non c’erano guerre in corso negli anni a cui Lenin fa riferimento; 3) Lenin parla dichiaratamente di immigrazione operaia cioè di una emigrazione di contadini che aspiravano a diventare operai oppure di operai che erano alla ricerca di condizioni più avanzate; 4) nella visione di Lenin questa emigrazione aveva un significato progressivo in quanto spezzava il ristagno e l’arretratezza della vita locale, distruggendo le barriere e i pregiudizi nazionali e andava a formare “un esercito avanzato e internazionale del proletariato”. Bisogna notare che ai tempi di Lenin le nazioni capitalisticamente più avanzate come Stati Uniti e Germania erano in grado di integrare la maggior parte degli operai immigrati nella loro organizzazione produttiva mentre oggi, in un periodo di crisi generale e di declino del modo di produzione capitalistico non è più così. La disgregazione prevale sulla integrazione. Le masse dei migranti oggi : 1)provengono in buona parte da zone di guerra ; 2) non sono più contadini o operai ma provengono in genere dalle periferie delle megalopoli dei paesi arretrati ; 3) anzi una parte di essi sono possessori di una notevole cultura o di una laurea ; 4) la parte maggioritaria degli odierni migranti è comunque alla ricerca di una promessa “modernità” e quindi, soggettivamente, mantiene il carattere progressivo indicato da Lenin, ma finisce con lo scontrarsi con un capitalismo “postmoderno” incapace di accogliere e valorizzare queste istanze di progresso. Una parte minoritaria dei migranti odierni finirà per essere utilizzata come “esercito industriale di riserva” nel senso marxiano del termine, e quindi per abbassare ulteriormente i salari degli operai in generale, mentre la maggior parte rimarrà nella moltitudine dei disperati di cui il capitalismo non ha più bisogno. Per quanto riguarda la recente decisione della Merkel di accogliere i migranti siriani bisogna anzitutto notare che essi hanno diritto comunque allo status di rifugiati. Alcuni commentatori hanno ipotizzato uno scenario di reindustrializzazione dell’Europa e di una futura ripresa della lotta di classe ma altri invece hanno sottolineato il fatto che i profughi siriani sono in larga percentuale laureati o diplomati e quindi utilizzabili selettivamente in un progetto limitato di integrazione, come è stato già in Gran Bretagna per pakistani e indiani. Anche ai tempi di Lenin una parte minoritaria degli operai più arretrati venivano rispediti nelle loro nazioni di origine, solo che adesso la proporzione si è invertita : è la maggioranza che risulta in eccesso. P. S. Chi poi si sorprende per le azioni razziste del governo ungherese e fa impropri riferimenti alla rivolta del 56, dovrebbe invece ricordarsi della repressione sanguinosa della repubblica dei consigli di Bela Kun e del regime fascista di Orthy, alleato dei nazisti nella seconda guerra mondiale.

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