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Xi Jingping: “Governare la Cina”, una recensione

E’ uscito nel novembre del 2019 per i tipi della Giunti editore il secondo volume di Xi Jinping, Governare la Cina e contiene i principali discorsi pronunciati in assisi nazionali e internazionali nel periodo 2014-2017 (il primo volume per i tipi dello stesso editore era uscito nel 2016 e riportava scritti e discorsi fino al 2014).

Il volume è articolato in XVII capitoli secondo i seguenti titoli: Preservare nel socialismo con caratteristiche cinesi e nel suo sviluppo, per realizzare il sogno cinese del grande ringiovanimento della nazione; – Una società moderatamente prospera in ogni suo aspetto; – Portare avanti le riforme fino in fondo; – Costruire uno stato di diritto socialista; – Governare il Partito con rigore; – Applicare i nuovi concetti di sviluppo; – Cogliere, adattarsi alla nuova normalità per poi guidarla; – Sviluppare la democrazia socialista; – Solida fiducia culturale; – Tutelare e migliorare la vita delle persone; Costruire una Cina ancora più bella;-  Un nuovo viaggio verso il potenziamento dell’esercito; – Persistere nella politica di “un Paese, due sistemi”, promuovere l’unità della madrepatria; – Promuovere una diplomazia da grande Paese con caratteristiche cinesi; – Perseverare in uno sviluppo pacifico, promuovere cooperazione e mutuo vantaggio; – Promuovere la cooperazione internazionale sulla “One belt One road”; – Una comunità umana da un futuro condiviso.

Il secondo volume associato al primo contiene il più importante contributo per comprendere il significato teorico e pratico del “socialismo con caratteristiche cinesi” quale sviluppo della teoria marxista leninista nell’epoca presente, con particolare riferimento alla pratica della rivoluzione cinese. Facendo tesoro dell’esperienza storica della Cina antica, moderna e contemporanea e della saggezza racchiusa nella cultura millenaria di quel popolo, e analizzando gli elementi teorici più significativi del pensiero di Marx, Engels, Lenin, Mao Tzedong e della pratica della lotta di classe intrapresa dai grandi rivoluzionari, Xi Jinping mette altresì in evidenza i passaggi salienti sia della teoria di Deng Xiaoping per la politica di apertura e riforma, sia dell’importante contributo teorico di Jang Zemin sulla triplice rappresentanza, sia del concetto di sviluppo scientifico nella programmazione economica di Hu Jintao. Passaggi che hanno permesso alla Cina dopo la III sessione dell’XI Comitato Centrale del PCC di affrontare in campo aperto la sfida della modernizzazione del Paese e di raggiungere le nuove frontiere dello sviluppo economico in posizione d’avanguardia.

Da tutti gli scritti e discorsi di Xi Jinping, anche se non riportati nei due volumi citati, si rileva nettamente quello che si può considerare ormai un pensiero di sviluppo della teoria marxista, pensiero che è già stato codificato con il XIX Congresso Nazionale del Partito Comunista Cinese nello Statuto del Partito. Un pensiero, quindi, che va attentamente studiato non solo per capire la realtà del “socialismo con caratteristiche cinesi” ma anche l’evoluzione della lotta di classe a livello internazionale.

Di questo pensiero per quanto riguarda il secondo volume vorrei sottolineare ed approfondire alcuni passaggi.

1) Anzitutto la costante riaffermazione che la Cina si trova e si troverà ancora per qualche decennio nella prima fase del socialismo e che di questa fase i valori centrali socialisti, enunciati nel XVIII Congresso del PCC, svoltosi nel novembre del 2012, per realizzare l’obiettivo di una società moderatamente prospera entro il primo centenario della costituzione del Partito (avvenuta a Shanghai il 1° luglio del 1921) sono: ”prosperità, democrazia, civiltà, armonia, libertà, eguaglianza, giustizia, stato di diritto, patriottismo, dedizione, integrità e amicizia” (Cfr. nota 32 a pag. 19). Per difendere tali valori e portarli avanti ad un livello superiore nella seconda fase del socialismo, il cui passaggio è previsto nel periodo storico del secondo centenario (ricorrenza della fondazione della Repubblica Popolare Cinese avvenuta il 1° ottobre 1949), occorre rafforzare la leadership del Partito intorno al Comitato Centrale applicando fermamente i principi del centralismo democratico. Infatti, Xi Jinping ammonisce: “Se il Comitato Centrale del Partito non detiene l’autorità, le teorie, la linea, i principi e le politiche del Partito possono non essere implementati, le diverse parti agirebbero in modo arbitrario e disunito, ognuno farebbe i propri comodi. In tal modo il Partito diventerebbe frammentato, una sorta di circolo privato, e la leadership del Partito sarebbe vuota parola” (Cfr. pp. 24-25).

2) Il rapporto Partito-masse.

Xi Jinping, attualmente segretario generale del PCC e presidente della RPC, nonché presidente della Commissione militare centrale, ma forte della sua esperienza di militante comunista sin dall’adolescenza e dell’attività svolta in quella fase della sua vita nel lavoro manuale e in quello politico nei villaggi poveri delle vecchie basi rivoluzionarie, ha il prestigio per imprimere le corrette e severe direttive nella lotta ai quattro fenomeni negativi (la corruzione, il burocraticismo, il formalismo e lo sperpero delle risorse pubbliche): Esse non rappresentano solo una giusta indicazione e basta, ma, soprattutto, una ferma determinazione a “combattere risolutamente i fenomeni di cattiva condotta e corruzione interni al Partito, affrontarli con determinazione, proseguire nella lotta a <<tigri>> e <<mosche>>, ben accolta dalle masse” per creare “vigorosamente un contesto legale e politico in cui nessun funzionario oserà, potrà e vorrà essere corrotto” (Cfr. p. 33). E siccome il PCC ”si è posto come obiettivo la lotta per il comunismo e il socialismo sin dalla sua fondazione”, Xi ricorda ai militanti i desideri dei fondatori e dei martiri e i grandi ideali per cui si sono sacrificati. In tal senso, dice Xi “il glorioso spirito della Lunga Marcia è una parte importante del nostro patrimonio genetico spirituale, un <<gene rosso>> ereditato dai comunisti cinesi” (Cfr. p. 58), che permetterà di affrontare la “Nuova Lunga Marcia”.

3) Lo sviluppo della teoria marxista come un imperativo categorico per i comunisti cinesi e di tutto il mondo.

Xi Jinping mette in evidenza che “nella storia del pensiero umano, nessuna teoria ha raggiunto il livello del marxismo in termini di razionalità, verità, influenza e divulgazione, né altre dottrine hanno mai avuto un impatto nel mondo paragonabile a quello, enorme, del marxismo” (Cfr. 78). Approfondendo le categorie e i metodi del marxismo si comprende che “il mondo sta attraversando un processo storico caratterizzato da cambiamenti rapidissimi; ciò sta producendo un gran numero di problemi reali, profondi e complessi, e sta ponendo quesiti teorici a cui trovare risposta. Questo ci impone di rafforzare le nostre ricerche sul capitalismo contemporaneo, analizzare e comprendere i cambiamenti che hanno avuto luogo e la loro essenza, acquisire una maggiore consapevolezza delle leggi che governano i cambiamenti profondi e complessi del capitalismo, delle relazioni politiche ed economiche internazionali” (Cfr. p. 80). Per questo, secondo Xi occorre “intensificare l’educazione ideologica e la preparazione teorica” come “principale compito delle attività politiche interne al Partito”. Xi stimola i militanti del Partito ad approfondire continuamente lo studio del marxismo poiché riconosce che “alcuni compagni hanno una comprensione superficiale e incompleta del marxismo, non hanno sufficienti competenze per mettere in pratica posizioni, punti di vista e metodi del marxismo. (…) Nella società permangono alcune posizioni confuse o addirittura errate. Alcuni pensano che il marxismo sia obsoleto e che quello che oggi la Cina mette in pratica non sia marxismo; altri pensano che il marxismo sia solo una predicazione ideologica, priva di razionalità e sistematicità accademica. Nel lavoro pratico, il marxismo è stato marginalizzato, generalizzato ed etichettato, non è citato in alcune discipline accademiche, non v’è traccia nei materiali didattici, non ha voce nei dibattiti. Dobbiamo prestare grande attenzione a questo stato di cose” (Cfr. p. 425).

4) Il rispetto della legge da parte di tutti, a cominciare dai vertici del Partito per finire a tutti i cittadini come condizione necessaria per costruire uno stato di diritto socialista.

Nessuno, ammonisce Xi, potrà in nessun modo porsi “al di sopra della legge, sfruttare il proprio potere per aggirare la legge, o piegare la legge ai propri interessi privati. (…) Al momento persiste ancora tra alcuni membri e quadri del Partito l’idea di un governo secondo gli uomini e di una mentalità da funzionari veterani; (…) sono convinti di dover avere l’ultima parola in merito a ogni cosa e ignorano totalmente l’esistenza delle leggi, si pongono rigorosamente al di sopra della legge, abusando del proprio potere. Finché questo fenomeno non muterà, sarà difficile realizzare veramente uno stato di diritto “ (Cfr. p. 143).

5) Un nuovo modello di sviluppo per la Cina.

Dopo più di tre decenni lo sviluppo estensivo, oltre al miglioramento del tenore di vita delle masse, ha determinato altri seri problemi in riferimento alla distribuzione del reddito, agli squilibri territoriali tra diverse aree geografiche del Paese e tra città e campagna, all’inquinamento termico, ambientale e territoriale,

Xi sostiene un nuovo modello di sviluppo basato sulla ristrutturazione dal lato dell’offerta (e spiega come essa non ha niente a che vedere con quella enunciata nei manuali economici dei paesi capitalistici), sul rispetto della natura (al riguardo Xi cita importanti brani del libro di Engels, Dialettica della natura); sul miglioramento degli ecosistemi, del patrimonio forestale e dei terreni agricoli; sulla salvaguardia dei monti, dei fiumi, dei laghi e dei mari; infine sull’innovazione nei processi produttivi e sulla continua ricerca scientifica per la comprensione delle leggi della natura e per la corretta applicazione delle tecniche di produzione al servizio dello sviluppo economico e sociale e delle masse popolari.

E siccome, come aveva per primo intuito Engels (che si può definire a mio modesto avviso un grande precursore della civiltà ecologica), i processi materiali sono mutevoli, sia in seguito ai trasferimenti energetici che avvengono in natura, sia per le trasformazioni compiute dall’uomo, Xi Jinping spiega come affrontare e risolvere i problemi che derivano dal rapporto uomo-natura.  Essi, infatti, se da un lato risolvono alcuni importanti problemi ne creano allo stesso tempo degli altri: “La coordinazione integra insieme equilibrio e squilibrio dello sviluppo. Passare dall’equilibrio allo squilibrio per poi tornare nuovamente a riequilibrarsi, è una delle leggi basilari che regolano l’evoluzione delle cose. L’equilibrio è relativo, lo squilibrio è assoluto. Enfatizzare lo sviluppo coordinato non significa perseguire l’egualitarismo, ma prestare maggiore attenzione a dare opportunità di sviluppo eque e a distribuire risorse in maniera equilibrata. (…) Dobbiamo imparare a utilizzare la dialettica, saper <<suonare bene il piano>>; gestire al meglio il rapporto tra particolare e generale, tra presente e futuro, tra questioni di maggiore e minore portata. Nel soppesare i pro e i contro dello sviluppo, dobbiamo cercare il guadagno senza fare danni e di prendere le decisioni strategiche più vantaggiose per noi. Dobbiamo partire dai problemi più rilevanti che affliggono oggi il nostro Paese – ossia lo squilibrio nello sviluppo e la mancanza di coordinazione e sostenibilità – e impegnarci a promuovere uno sviluppo coordinato tra le varie regioni, tra le aree urbane e quelle rurali, tra civiltà materiale e civiltà spirituale” (Cfr. p. 267).

Per concludere, sull’aspetto del “nuovo modello di sviluppo” desidero riportare un brano al momento molto attuale, in seguito all’epidemia del coronavirus originatasi nella provincia cinese dello Hubei e della lotta per debellarla intrapresa dal Partito, dal personale sanitario e da tutto il popolo con grande abnegazione, spirito di sacrificio e solidarietà nazionale.

Xi fa un discorso sul riconoscimento dell’opera prestata dai sanitari in occasione di precedenti malattie e calamità naturali e soprattutto incentra il discorso sulla prevenzione, indicando i giusti rimedi; rimedi che sono diventati appropriati al momento attuale:  “Specialmente di fronte alla minaccia di importanti malattie infettive e di gravi catastrofi naturali, la maggior parte degli operatori sanitari affronta il rischio senza paura, sente il dovere morale di non trarsi indietro ma, anzi, di farsi coraggiosamente avanti, sacrificando la propria vita per salvare quella degli altri, e merita per questo l’ammirazione di tutta la società. (…) E’ necessario continuare a sostenere il carattere pubblico dei servizi sanitari e delle cure di base, migliorando costantemente il sistema, ampliando i servizi ed elevandone la qualità” (Cfr. pp. 476 e 477).

Mi domando, come si possono montare in due settimane due ospedali e renderli immediatamente funzionali, sbalordendo il mondo? La mia risposta è che ciò è stato possibile perché v’era stato in precedenza un lavoro di programmazione e di progettazione delle strutture per essere predisposte immediatamente sui territori interessati al momento della calamità naturale. Il lavoro principale, in questi casi, non è quello della messa in opera delle strutture in pochi giorni, quanto proprio quello della programmazione e progettazione che deve essere predisposta in anticipo e che, attraverso la corretta organizzazione e direzione, permette la messa in opera degli elementi costruttivi al momento opportuno in tempi rapidi.

6) L’avanzamento della società socialista va coniugato con l’ampliamento della democrazia socialista.

Dall’esperienza storica dei paesi che hanno subito una crisi economico-sociale prima e poi la loro dissoluzione, in particolare dall’esperienza storica dell’Unione Sovietica, si evincono le cause del declino e del crollo. Tra le altre mi sovvengono immediatamente: a) l’indebolimento della leadership del Partito comunista e negazione della sua funzione di avanguardia; b) l’abbandono della teoria marxista e dello stretto rapporto Partito-masse; c) il mancato sviluppo della democrazia socialista e l’instaurazione di una direzione autoritaria e patriarcale. Questi fenomeni negativi in Cina non sono avvenuti poiché il Partito comunista cinese è stato sempre all’avanguardia del processo rivoluzionario e della costruzione della nuova società; è stato sempre al servizio del popolo, rettificando attraverso la critica e l’autocritica e la discussione tra le masse alcuni errori che si determinavano.

Xi Jinping, al riguardo, spiega come deve svilupparsi correttamente la democrazia socialista: “Nel sistema socialista cinese, i problemi possono essere risolti tramite le consultazioni e, se si tratta di questioni che coinvolgono le masse, esse vengono discusse dalle masse stesse: trovare il denominatore comune alle varie aspirazioni ed esigenze di tutta la società è la vera essenza della democrazia popolare. (…) Se insorgono problemi dobbiamo consultarci, se emerge qualche fatto dobbiamo consultarci, se dobbiamo fare qualcosa dobbiamo consultarci: più le consultazioni sono numerose e approfondite e meglio è” (Cfr. p. 381). “Se le persone hanno soltanto diritto di voto, ma non quello a una partecipazione più ampia, se vengono coinvolte solo con le elezioni per poi ricadere in uno stato di letargo subito dopo il voto, si tratta allora di una democrazia di forma. (…) La democrazia socialista cinese si manifesta in due forme principali: l’esercizio del diritto di voto dei cittadini attraverso le elezioni e il coinvolgimento di tutti i settori della società in ampie consultazioni prima di deliberare le maggiori decisioni politiche al fine di raggiungere, per quanto possibile, il consenso su questioni comuni” (Cfr. p. 382).

Xi Jinping facendo riferimento alle cause che hanno portato al crollo del socialismo in alcuni paesi illustra l’antidoto che ha proposto: “Conducendo i lavori per la stesura del resoconto al XVIII Congresso Nazionale del Partito, ho appositamente richiesto che venisse aggiunta la seguente frase: <<La fede nel marxismo, nel socialismo e nel comunismo è l’anima politica dei membri del Partito Comunista, il pilastro spirituale che permette loro di affrontare qualunque prova>>. Non possiamo dimenticarci delle nostre radici, dei nostri antenati e delle nostre intenzioni originarie. (…) Il corso tortuoso della pratica socialista nel mondo ci dice che, una volta abbandonata la fede nel marxismo, nel socialismo e nel comunismo, i partiti politici marxisti sono destinati al collasso” (Cfr. p. 422).

Sottolinea altresì, come ammoniva Mao, che la lotta ideologica tra socialismo e capitalismo è senza tregua anche nell’attuale fase storica, in quanto “diverse forze ostili, sia interne che esterne, provano continuamente a far cambiare bandiera e nome al Partito, tentando primariamente di far sì che perdiamo la nostra fede nel marxismo, nel socialismo, nel comunismo. Alcune persone, persino alcuni compagni del Partito, non vedono chiaramente i pericoli che si nascondono in questo: si chiedono: Perché non potremmo prendere in prestito i pluricentenari <<valori universali>> dell’Occidente? Perché non potremmo prendere in prestito alcuni elementi del discorso politico occidentale? Accettarli non ci procurerebbe alcuna grave perdita. (…) Dalla fine della guerra fredda, sotto l’influenza dei valori e delle ideologie occidentali, diversi Paesi sono stati terribilmente tormentati: alcuni si sono disgregati, alcuni sono stati inghiottiti dalle fiamme della guerra, altri si sono ritrovati in uno stato di caos perenne” (Cfr. p. 423).

7) Gli sviluppi della lotta di classe a livello internazionale.

Forte di aver vinto la guerra fredda e dissolto l’Unione Sovietica, l’imperialismo (americano, europeo e giapponese) alla fine del XX secolo era convinto di aver vinto definitivamente la lotta ideologica e politica contro il socialismo come formazione sociale, relegando a livello di opinioni tutto ciò che ancora si richiamava al socialismo. A sua avviso il socialismo come sistema economico era crollato, rimanevano alcune idee vaghe e indeterminate di socialismo che tollerava.

Lo sviluppo di un’economia mondiale sempre più globalizzata (nelle intenzioni imperialistiche globalizzazione non significava libero scambio e mondializzazione dell’economia secondo la visione di Adam Smith, bensì imposizioni a tutti i Paesi dei processi finanziari, delle tecnologie e del pensiero unico funzionali all’imperialismo)  e la presenza militare della Nato in molti scacchieri internazionali a sostegno di guerre regionali che smembravano Stati storicamente consolidati, occupavano territori stranieri determinando la nascita di Stati satelliti al dominio imperialistico. I Paesi imperialisti si sentivano così forti, soprattutto gli USA, tanto che i loro ideologi e propagandisti erano convinti che il nuovo secolo sarebbe stato ad egemonia totalmente americana. Ma, così invece non è stato, e il mondo del secondo decennio del XXI secolo comincia, invece, a vedere il declino dell’imperialismo americano, l’avanzamento di rimando del multilateralismo e della cooperazione tra Paesi che vogliono sfuggire all’egemonia imperialistica. Tra questi Paesi la Repubblica Popolare Cinese si è posta all’avanguardia, proponendo nuovi processi di cooperazione fondati sull’eguaglianza tra Paesi forti e deboli, o tra grandi e piccoli, per sconfiggere l’egemonismo e far avanzare costantemente il multilateralismo, come attesta il BRICS, la “Nuova Via della Seta (One belt One road)”, i primi passi per la creazione di una comunità mondiale dal destino condiviso.

Xi Jinping è stato in particolare l’artefice della “Nuova Via della Seta” e ha proposto in sede ONU e in altri organismi o incontri internazionali la creazione di una “Comunità dal destino condiviso”.

Analizzando la situazione internazionale, Xi riconosce che “al momento attuale sia in Cina sia nel resto del mondo si stanno verificando cambiamenti difficili e profondi: Di fronte a scontri sul piano ideologico di una certa intensità e complessità, in particolare il pericolo rappresentato dalle <<rivoluzioni colorate>>, la Cina deve rafforzare la sua potenza difensiva approfondendo la riforma della difesa nazionale e delle forze armate” e migliorando il lavoro politico nelle forze armate. E siccome l’Esercito Popolare di Liberazione è fondato sulle masse ed è al servizio delle masse, per respingere le minacce imperialistiche alla sovranità nazionale occorre come sempre fare affidamento sulla guerra di popolo e “tutte le forze armate devono attenersi alla guida del marxismo-leninismo, del Pensiero di Mao Zedong, della Teoria di Deng Xiaoping, dell’importante pensiero delle Tre Rappresentanze e del Concetto di Sviluppo Scientifico” (Cfr. p. 515).

D’altra parte, oltre alla difesa da eventuali aggressioni, la RPC deve difendersi dalle politiche economiche dell’imperialismo americano che per indebolire l’economia cinese adotta politiche protezionistiche, minacciando una continua guerra commerciale. Secondo Xi, il protezionismo “è come tentare di curare una malattia somministrando del veleno; nel breve periodo sembrano poter allentare la pressione su un Paese, ma nel lungo periodo creano danni difficili da rimediare per il Paese stesso e per l’economia mondiale. Il G20 deve impedire che si tenti di trarre benefici a discapito di altre parti” (Cfr. pp. 608-609). Ed ancora: “i molti problemi che preoccupano il mondo non sono causati dalla globalizzazione economica. Ad esempio, l’ondata di rifugiati provenienti da Medio Oriente e Africa del Nord, che ha colpito tutto il mondo, quel flusso di milioni di sfollati disperati, che ha testimoniato la morte in mare perfino di tanti bambini non può che straziarci il cuore. Le origini di questo problema vanno ricercate nel caos della guerra, nei conflitti e nei disordini regionali. La via per risolvere questi problemi è ricercare la pace, promuovere la riconciliazione e ripristinare la stabilità. Ancora, la crisi economica internazionale non è un prodotto conseguente al processo di globalizzazione economica, ma è il risultato dell’eccessivo profitto tratto dal capitale finanziario e dalla grave mancanza di supervisione finanziaria. (Cfr. pp. 613).

Per concludere, dalla lettura del libro di Xi Jinping si colgono, come ho cercato di evidenziare in questa recensione, categorie di studio e indicazioni ideologiche e politiche attuali nel dibattito che interessa i militanti comunisti e gli studiosi marxisti.

 

 

 

 

 

 

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