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Scioperi, professori, università e pensiero unico

In giorni recentissimi l’USB, con sacrosanta ragione, ha messo nero su bianco quanto possa essere deleteria l’azione, nei fatti divisiva e autoreferenziale, di certo sindacalismo di base.

Al di fuori di interessi o miopie particolarissime è impossibile non ragionare sul fatto che le scelte denunciate da USB forniranno l’ennesimo assist alla retorica di regime che auspica, in modo sempre più ricorrente, un giro di vite al diritto di sciopero per “tutelare le libertà di ogni singolo cittadino”.

Di interessante c’è comunque da registrare che la “questione scioperi” costituisce ormai un contro circuito a tutto campo. Se ahinoi continua a tener banco tra le fila antagoniste e una sintesi positiva appare ancora al di là da venire, anche nello schieramento “liberal-progressista” la vulgata sospinta dai venti padronali ha prodotto danni ingenti.

La situazione mi pare stia venendo chiaramente a galla con lo “sciopero” dei docenti universitari. Nel merito i compagni di Militant si espressero con una puntualità oggi confermata dalle esternazioni degli stessi aderenti allo sciopero.

Tutta questa pantomima per riaffermare che, almeno dalla nostra parte, è quanto mai necessario smettere di costruire “strategie” osservandoci l’ombelico.

Simili attività di “ricerca” lasciamole giusto a un corpo docente che, in massima parte, più degli scatti stipendiali necessiterebbe di essere rivoltato come un calzino nella propria composizione.

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