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Un fronte anti-barbarie, dentro e al di là delle elezioni

Le cose sono molto più semplici delle pippe mentali che si fanno alcuni.

Quello che proponiamo alle prossime elezioni in quest’Italia depressa e cattiva, da cui tanti fuggono e in cui tanti – noi stessi! – sprofondano nell’isolamento e nel dolore, è un fronte anti-barbarie. Niente di più, ma nemmeno niente di meno.

La novità sta proprio in questo: né listine dall’approccio ideologico e testimoniale, né accrocchi di burocrazie e di politicanti che mai hanno avuto il culo per strada e che il giorno dopo tornano a farsi i fatti loro nei salotti bene.

Ma un movimento dal basso che si preoccupi davvero delle persone, che crei un’embrionale comunità e che ridia speranza, che superi molte piccole differenze e che contro la povertà, l’esclusione, l’umiliazione per un lavoro, il razzismo, le nuove forme di fascismo, la devastazione ambientale, faccia sentire una voce credibile e coerente di umanità.

Una reazione non solo di pancia ma di cuore, una certificazione di esistenza dei soggetti massacrati da dieci anni di crisi, il tentativo di far fiorire una parola che ci hanno tolto, di fare incursione in un sistema mediatico e politico che ci ha fatto sparire.

Non l’organizzazione comunista dei sogni, non il programma perfetto, non la Rivoluzione – anche perché quella non si decide a tavolino -, ma una gigantesca opera di politicizzazione di masse che hanno reso apatiche, la creazione delle condizioni, tramite l’attivazione di migliaia di persone in tutto il paese, per poter veicolare in futuro i nostri discorsi, valori, ideali oltre il ghetto in cui ci hanno rinchiuso.

Un’idea semplicissima ma potente. sarà forse semplice realizzarla? ovviamente no.

Perché il capitalismo della crisi ha operato non solo frammentandoci sul piano materiale (sui posti di lavoro, fra nazionalità, fra generi…), ma anche su quello soggettivo, per cui siamo dissociati FRA noi perché siamo anzitutto dissociati IN noi.

Ma senza questa molecolare e vasta opera di riconnessione, di esercizio anche individuale, di stare insieme non solo CONTRO, ma anche PER – opera che di elettorale ha solo il pretesto, la sfida, lo strumento comprensibile a molti – non si può far nulla.

Per questo un lavoro simile non si fermerà dopo le elezioni. è in moto da prima, e continuerà dopo.

Chi pensa di inchiodarci a una campagna elettorale fatta parlando contro SI/MDP per rosicchiargli qualche voto, a una campagna di risentimento o di esibizione machista della propria purezza, non ha capito niente.

Noi faremo una campagna di nettezza e serenità, di contenuti e divertimento, in cui parleremo di noi, delle nostre lotte e dei nostri desideri, in cui inchiesteremo le classi popolari e ci faremo guidare da loro. in cui sarà proprio la nostra diversità, il nostro dare forza all’altra Italia, quella solidale e degna, a prendere in contropiede le classi dominanti.

Una campagna in cui la nostra inconciliabilità con i poteri esistenti non avrà bisogno di essere sbandierata e poi praticata sottobanco, nell’arrivismo, nelle logiche gerarchiche che tanto ammalano anche i nostri spazi, ma inizierà a vivere sottopelle, nelle nostre pratiche, nei risultati che otteniamo, nel bene che impareremo a volerci.

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