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La miseria della classe politica

Assistendo al dibattito in Senato, prima di tutto emerge la povertà politica e culturale della rappresentanza parlamentare del nostro paese.

Conte ha dedicato una parte preponderante del suo intervento a togliersi dalle scarpe tutti i sassi che in quattordici mesi vi aveva messo Matteo Salvini. Quando però avrebbe dovuto spiegare perché un governo che avrebbe voluto rappresentare l’insofferenza del popolo, cambiare il paese, durare cinque anni, è crollato tra gli insulti dei suoi leader.

Quando Conte avrebbe dovuto spiegare perché in quel 2019 da lui definito “anno bellissimo”, precipitano le sue dimissioni, mentre la crisi economica incombe… Beh, proprio qui il presidente gialloverde non ha detto nulla. Valorizzare i piccoli borghi è la sola proposta sentita, il resto chiacchiere fumose e allusioni europeiste all’elezione di Ursula von der Leyen, che in realtà sono solo messaggi in bottiglia per PD e Forza Italia.

Matteo Salvini ha mostrato tutta la sua pochezza, accusando il colpo della requisitoria di Conte, balbettando che allora avrebbe dovuto dirglielo prima e concludendo con la richiesta di andare avanti assieme.

Così come Conte aveva fatto l’europeista, il capo leghista ha fatto il sovranista, tutto finto naturalmente.

La sola proposta che si è sentita è stata quella di cinquanta miliardi di riduzione di tasse per le imprese per far nascere più bambini.

Grazie a Matteo Salvini è poi rinato Matteo Renzi. In realtà è la restituzione del favore ricevuto, perché Salvini è lì perché prima c’è stato Renzi. Anche per questo gioco a ping pong tra loro, sono entrambi nefasti. L’altro Matteo gonfio come non mai, ha dimostrato di essere più loquace, cosa non difficile, e ha condito la sua proposta di governo coi Cinquestelle con le solite banalità liberiste. Il mercato, le imprese, la crisi economica che “con noi non c’era”.


Tutti gli altri sono stati comprimari, mentre l’altro vicepresidente, Di Maio, ha fatto parlare solo la sua faccia soddisfatta e subordinata durante l’intervento di Conte.

Una classe politica abituata da tempo al fatto che le decisioni di fondo vengono prese dalle vere élites, assieme al pilota automatico UE e NATO, nazionale ed europeo, una classe politica che condivide lo stesso pensiero unico liberista e si accusa reciprocamente di non saperlo realizzare.

Una classe politica frutto di trent’anni di distruzione della vera democrazia ha oggi mostrato tutta la sua miseria, tutti i suoi intrighi e odi senza costrutto.

Conte si dimette mentre Salvini ritira la mozione di sfiducia e resta al suo posto, naturalmente per resistere al ritorno del suo compare Renzi.

Tutto questo è l’effetto plateale e ridicolo di una crisi di sistema, di un sistema economico e sociale che non vuole cambiare nulla e che per questo ha selezionato una classe politica incapace e subalterna.

Bisogna costruire un’alternativa alla staffetta Salvini-Renzi, con i Cinquestelle in mezzo, e questo non sarà possibile se non si costruirà un’alternativa al sistema che li ha tutti prodotti.

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