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La politica del Palazzo è in crisi. Una sfida sull’alternativa è doverosa

L’uscita di Renzi dal PD per formare una sua forza politica è un altro segno che la politica di palazzo è in crisi. Questo personaggio screditato dalla batosta sul suo referendum nel 2016, è alla ricerca di incarichi per la sua corte dei miracoli e nel contempo di conquista dell’elettorato “moderato”.
Quindi ora al governo abbiamo: oltre che un PD e un M5S in caduta libera, ormai decotti, il primo perché sostenitore delle ricette lacrime e sangue della UE, il secondo pure ma con l’aggravante del salto della quaglia, oltre a una LeU sempre prona a qualsiasi coalizione veda per protagonista il PD, ora si è aggiunto un quarto partito centrista, visto la riottosità di +Europa.

La compagine fa sempre più schifo all’italiano medio che alle prossime politiche voterà a destra, per Lega, FI e FdI Ma intanto questo governo naviga a vista con la benedizione di Ursula e della finanza europea e mondiale.
La prima ondata nazional sovranista in Europa, che si nutre del più becero nazionalismo e razzismo, si è infranta alle Europee. Ed è per questo che di fronte al passo falso di Salvini è stato facile riportare alla governance del paese una coalizione di governo più addomesticata.

Ma è solo una pausa, tra una rivolta sociale in Francia che non sembra finire e una tendenza diffusa a rivendicare il campanile: da Budapest a Verona.
In questo scenario va registrata la totale assenza soprattutto in Italia di una sinistra che sappia proporre un’alternativa sia alle barbarie globaliste del grande mercato sovranazionale e della finanza, sia a quelle dell’oscurantismo reazionario di una borghesia forcaiola e xenofoba alla ricerca di un proprio spazio nel sistema-business-mondo.

La maggior parte dei cespugli a sinistra del PD punta a mettere al centro della sua politica una sorta di frontismo suicida che abbandona ogni tema sociale sull’altare di una visione borghese e “umanitaria” dell’antifascismo e dell’antirazzismo. Invece di costruire egemonia sui settori popolari non fagocitati dalla vulgata lego-fascista, di intervenire sulle contraddizioni e i conflitti che attraversano il paese, si accoda al grande governo salvatore.

Dall’altra parte, nella sinistra sovranista, c’è una subordinazione tematica alla destra che sfiora il rossobrunismo: come la questione migranti, affrontata con un approccio discriminatorio nei confronti della massa migrante, che è un fenomeno che non va affrontato secondo il punto di vista “autoctono”, bensì internazionalista: è tutta la classe “in sé” che deve sviluppare come classe “per sé” un processo di riappropriazione di ricchezza sociale, di contesa sui salari-profitti, di autodeterminazione, autonomia, controllo dei processi di riproduzione della società. Di riformismo al ribasso ne abbiamo già visto abbastanza, tutto perdente. E ci è toccato di vedere anche quello discriminatorio, variante del piatto di lenticchie per l’aristocrazia operaia (ben misera e inesistente oggi!).

L’unica forza politica che rivendica come possibile questo percorso di autonomia di classe è Potere al Popolo!
L’unica forza di sinistra che non si accoda al coro del meno peggio, del turarsi il naso, dell’appoggio anche se riluttante a questo governo (Acerbo ventilava questo inciucio PD-M5S prima ancora che nascesse!), come se la Lega e i ceti medi di borghesia territoriale e non le forze in quota alla turbofinanza e agli euroburocrati come il PD fossero il nemico principale!

Potere al Popolo! rappresenta non solo e non tanto un’alternativa elettorale, oggi comunque debole poiché riflesso di decenni di devastazione politica a sinistra, ma un’alternativa di sistema che può affiorare solo avendo ben presente i nemici in campo: UE-NATO-USA, i nazionalismi che affiorano grazie all’assenza di politiche coerenti a sinistra, l’imperialismo nelle sue diverse facce, solo avendo ben chiaro il progetto politico di potere popolare, di rottura con il quadro politico e strutturale dei trattati europei oggi vigente, che parte da temi sociali sempre più urgenti e non da tifoserie da rotocalco.

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