Centinaia di poliziotti israeliani hanno cominciato a presidiare da questa mattina l’aeroporto internazionale Ben Gurion di Tel Aviv, in attesa del previsto arrivo dall’ Europa, oggi e soprattutto domani, di alcune centinaia di attivisti solidali con i palestinesi. Le autorità israeliana intendono impedire che gli attivisti intendano inscenare già all’ aeroporto una manifestazione di solidarietà con i palestinesi nella striscia di Gaza, sottoposta a blocco navale israeliano. Secondo la radio pubblica la polizia ha avuto l’ordine di comportarsi «gentilmente ma fermamente» con gli attivisti che all’arrivo intendono dichiarare agli agenti di frontiera che è loro intenzione far visita a amici palestinesi nei Territori Palestinesi, il cui accesso è controllato militarmente da Israele. Le diverse organizzazioni filopalestinesi che hanno promosso l’iniziativa hanno assicurato che questa avrà un carattere non violento. Israele ha detto che chiunque violerà l’ordine pubblico sarà espulso dal paese. Agli attivisti che sono già su una lista nera inoltre non sarà concesso l’ingresso nel paese e saranno perciò costretti a ripartire sul primo aereo per la destinazione di provenienza.
Sull’edizione di oggi del giornale israeliano Yedioth Aharonot, il noto editorialista Eytan Haber, ex collaboratore del premier Yitzhak Rabin, ucciso nel 1995 da un ultranazionalista ebreo, si è chiesto se «non abbiamo perso la testa». Invece di accogliere cordialmente i manifestanti, permettendo a loro di manifestare e di sollevare cartelli con slogan filopalestinesi – afferma Eytan – il mondo rischia di vedere agenti trascinare a viva forza anziani manifestanti e forse perfino picchiarli facendo così proprio il gioco di chi intende infangare l’immagine del paese.
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