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Guantanamo. Lo sciopero della fame che imbarazza Obama

Tredici prigionieri del lager di Guantanamo in sciopero della fame hanno scritto una lettera aperta ai loro medici, facendo appello alla loro coscienza. “Non possiamo fidarci del tuo consiglio, perché tu sei responsabile verso i vostri ufficiali militari superiori i quali hanno bisogno che tu mi tratti con mezzi per me inaccettabili. Mettete il vostro dovere come medico al di sopra del vostro dovere” srcivono i detenuti in un lettera aperta dal centro di detenzione ottenuto dal quotidiano inglese The Guardian e che denuncia l’impossibile contraddizione tra questa doppia lealtà.

I firmatari, tra i quali l’ex cittadino britannico Shaker Aamer, protestano contro
l’ alimentazione forzata somministrata dai medici militari a Guantanamo, una misura “estremamente dolorosa” e “in violazione dell’etica della vostra professione”.
 Il 30 maggio lettera è stata coordinata dagli avvocati di 13 detenuti, nove dei quali hanno firmato direttamente la dichiarazione. Quattro firmato attraverso i loro avvocati. Altri nove avvocati, alcuni dei quali rappresentano i detenuti di Guantanamo, ha aggiunto i loro nomi alla lettera.

I detenuti esprimono una “richiesta urgente” affinchè il comando militare del centro di detenzione, consenta a medici “indipendenti”, selezionati dai loro avvocati di curare i prigionieri. Il tenente colonnello Todd Breasseale,  portavoce del Pentagono, ha detto che “non c’è precedente” per consentire medici civili di trattare i detenuti di Guantanamo.

“Se continui ad operare in campo militare o ritorni alla pratica civile,  dovrai convivere con quello che avete fatto e non fatto qui a Guantanamo per il resto della tua vita” scrivono i detenuti. “Si può fare la differenza. Si può scegliere di fermarsi attivamente e contribuire alla cessazione delle condizioni abusive che durano da tanto tempo.”

Lo sciopero della fame dei prigionieri di Guantanamo si sta avvicinando il suo quinto mese e sta diventando una seria rogna per l’amministrazione Obama. Dei 166 detenuti di Guantánamo, ben 103 ormai rifiutano il cibo. Trentasei di loro sono stati alimentati forzatamente, cinque sono attualmente ricoverati  nell’ospedale del campo di detenzione. Il portavoce del Pentagono Breasseale ha detto che nessuno “attualmente di condizioni di pericolo di vita.”

Nel mese di aprile, un detenuto yemenita, Samir Naji al-Hasan Moqbel, aveva pubblicato un editoriale sul New York Times nel quale descrive la sua “dolorosa, degradante e inutile alimentazione forzata”, effettuata dal personale di Guantanamo con l’ inserimento di tubi nel naso, nello stomaco e nel polso, così come l’inserimento di un catetere nel pene.

Lo sciopero della fame ha messo sotto pressione il presidente Obama inducendolo a dare coerenza alla sua promessa incompiuta di chiudere il centro di detenzione di Guantanamo. “La storia ha gettato un giudizio severo su questo aspetto della nostra lotta contro il terrorismo, ed a quelli di noi che non riescono a mettervi la parola fine”, ha detto Obama il 23 maggio, sfidando un Congresso che ha bloccato i suoi sforzi per chiudere Guantanamo.. Ma Obama non ha escluso il modello della “detenzione indefinita dei sospetti terroristi” ed ha incaricato il Pentagono di trovare un “sito all’interno degli Stati Uniti, in grado di tenere le commissioni militari che svolgono i processi”. Un passo che ha deluso molti garantisti e democratici.

I funzionari statunitensi, tra cui lo stesso Obama, sostengono che consentire ai detenuti di morire per lo sciopero della fame sarebbe “disumano”. “Non permetteremo che i detenuti di danneggiare se stessi – non con le armi, non con i farmaci, non tramite inedia autoimposta fino alla morte”, ha detto il colonnello Breasseale.  Ma i prigionieri dopo anni di carcere senza accuse e senza segni di imminente chiusura del lager di Guantanamo, hanno poca scelta oltre a quella rischiare la propria morte per attirare l’attenzione sulle loro condizioni.

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