Quando sentite parlare di “privatizzare la sanità” dovete tirar fuori questo caso e sbatterlo in faccia a quell’infame che la sta propugnando.
Si parla qui esattamente di “sanità privata”. Anzi, si parla di quel particolare business che è la sanità privata foraggiata con soldi pubblici in base al principio della “convenzione”. Lo conosciamo tutti: se all’ospedale pubblico – per analisi o interventi – ti dicono che c’è una fila da qui a due anni, tu puoi andare presso una “clinica convenzionata”, pagando lo stesso ticket che nell’ospedale pubblico; e la fila praticamente non c’è.
Miracolo dell’efficienza privata? Macché! I medici sono spesso gli stessi, in orari diversi. O comunque la maggior parte fa il doppio lavoro. In misura notevole lo fa bene e con coscienza, anche se col vizietto di rinviare al “privato” un certo numero di casi. Per il buon motivo che lì viene pagato “a prestazione”, guadagnandoci così sia lui che la clinica privata. Tanto la differenza di prezzo ce la mette lo Stato; ossia la nostra sanità pubblica. Che viene così privata di ulteriori risorse mentre subisce uno smantellamento “scientifico” per favorire i “privati”.
U meccanismo marcio sul piano etico, cui due medici almeno del Santa Rita di Milano hanno agiunto un tocco horror. Pur di tenere alto il numero delle operazioni mensilmente effettuate, così da poter guadagnare in proporzione, non esitavano ad operare anche malati che non avevano alcuna necessità di esser toccati chirurgicamente. Polmoni e seni e altri organi “asportabili” sono stati espiantati senza tanti compliemtni, dopo aver convinto i pazienti che o ci si sbrigava a farlo, oppure sarebbero morti.
Il problema gravissimo – per cui sono partitti gli ergastoli – è che diversi pazienti che non dovevano affatto essere operati lo sono invece stati. E sono morti per le conseguenze dell’operazione.
L’ex primario della clinica Santa Rita di Milano, Pier Paolo Brega Massone, ha riconosciuto il Tribunale di Milano, non ha esitato a eseguire interventi inutili ”con mutilazioni” nemmeno di fronte a dei ”malati terminali”, dimostrando di non possedere ”il senso dell’umana pietà”. Lo ha spiegato il pm Grazia Pradella prima di chiedere l’ergastolo per il medico, accusato di quattro omicidi volontari.
Secondo il pm, Brega ha dimostrato una ”indole malvagia” e ”la sua coscienza non è la nostra di comuni cittadini e nemmeno quella di un medico”.
L’ex primario della clinica Santa Rita di Milano ha ”ricavato soldi dalle mutilazioni”, senza guardare in faccia nemmeno ai ”malati terminali” e seguendo ”una raggelante equazione tra pezzi anatomici del paziente, seno o polmoni, e rimborsi”.
I pm di Milano Grazia Pradella e Tiziana Siciliano hanno chiesto la condanna all’ergastolo e a due anni e 6 mesi di isolamento diurno per Brega Massone. Chiesto l’ergastolo anche per un altro chirurgo, Fabio Presicci.
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