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Ucraina: estrema destra e Ue provocano, nuovi scontri

Nuovi scontri tra gli aderenti ai gruppi ultranazionalisti e di estrema destra e reparti antisommossa della polizia hanno interrotto ieri sera e questa notte la tregua concordata giovedì scorso tra governo e partiti di opposizione. Una tregua in realtà già violata ieri quando a migliaia i ‘dimostranti’ hanno occupato il palazzo del Ministero dell’Agricoltura a Kiev e tentato di fare lo stesso con le sedi di 7 consigli regionali nelle zone occidentali del paese, quelle dove è più forte il consenso per i partiti antirussi e filo-Ue. Nelle ultime ore le opposizioni avrebbero tentato di occupare anche il Ministero degli Interni e secondo alcune fonti sarebbero riuscite a impossessarsi del cruciale ministero per l’Energia.

In piazza Maidan, da mesi occupata dalle opposizioni liberali e di destra, nei giorni scorsi i manifestanti avevano già fortificato le barricate con sacchetti riempiti di sabbia e con la neve compattata, preparandosi allo scontro.

Gli scontri sono iniziati ieri sera quando alcuni gruppi di manifestanti aderenti alle formazioni più estremiste hanno cominciato a bersagliare i cordoni della polizia con molotov e pietre a poche centinaia di metri dallo stadio della Dinamo Kiev. Poco prima avevano incendiato una barricata di pneumatici per drammatizzare la situazione proprio mentre il presidente Víktor Yanukóvich annunciava, venendo incontro ad alcune delle richieste delle opposizioni filo-Ue e filo-Nato, un rimpasto di governo e la revisione delle norme antimanifestazione varate nei giorni scorsi.

Alla provocazione degli squadristi di Svoboda, del Right Sector e di altre formazioni di estrema destra la polizia ha risposto lanciando granate stordenti, sparando pallottole di gomma e utilizzando gli idranti – a Kiev attualmente ci sono 15 gradi sotto zero – e illuminando i presidi dei dimostranti con grandi fari per impedire che questi si avvicinassero troppo allo stadio.

Ad aggravare la situazione la notizia che questa notte un agente di polizia è stato assassinato con uno sparo alla testa, mentre tornava a casa nella capitale. Un altro poliziotto è stato ferito con una coltellata nelle immediate vicinanze della cosiddetta ‘Euromaidan’ (la piazza dell’Indipendenza occupata dai dimostranti che chiedono l’adesione del paese al trattato di associazione con Bruxelles) mentre due suoi colleghi sono stati sequestrati dai dimostranti all’interno del palazzo del Comune e di loro non si hanno più notizie. Inoltre una bomba è esplosa sempre stanotte all’esterno di un commissariato di polizia in un comune dell’Ucraina centrale, provocando danni ma nessuna vittima. 

Nei giorni scorsi erano state le opposizioni a denunciare la morte di alcuni manifestanti colpiti da pallottole e che si sarebbero perse le tracce di alcuni leader della protesta. A Lvov, alla presenza del sindaco e delle autorità municipali si è celebrato ieri il funeral di Yuri Verbitski, un attivista trovato morto con segni di tortura in un bosco vicino a Kiev.

Intanto uno dei principali leader dell’opposizione, Vitali Klitschkó, si è incontrato ieri sera con il commissario dell’Unione Europea all’Allargamento, Stephan Fülle, in vicita a Kiev. Secondo l’ex campione di pugilato e capo del partito Udar con il rappresentante dell’UE si è parlato del ritorno alla Costituzione del 2004 – quella varata dopo la cosiddetta ‘Rivoluzione Arancione’ pilotata proprio dall’Unione Europea e dal miliardario George Soros – e della necessità di sciogliere il governo e di indire elezioni anticipate. Dopo il colloquio Klitschkó e Fülle si sono recati al tribunale di Kiev ed hanno chiesto di vedere i documenti riguardanti alcuni dimostranti arrestati per le violenze dei giorni scorsi. Ieri il Presidente Yanukóvich aveva già annunciato che tutti gli arrestati che non abbiano commesso reati gravi saranno presto amnistiati e rimessi in libertà.

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