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Grecia: un giornalista ai servizi segreti, meno polizia ai cortei

Dopo la vittoria elettorale e la formazione del nuovo governo, Syriza sta ora mettendo le mani all’interno di uno dei settori più spinosi dell’apparato statale greco, quello dei servizi di sicurezza.
E’ di oggi la notizia che sarà Yiannis Roubatis, 67enne giornalista di Ioannina, il capo dei servizi segreti ellenici (EYP) nominato dal neo primo ministro Alexis Tsipras.
Il nuovo capo dell’intelligence non è certo un novellino. Di Roubatis si sa che ha conseguito un dottorato in relazioni internazionali alla John Hopkins University ed è diventato consigliere speciale per i media globali dell’allora primo ministro socialista Andreas Papandreou dopo l’ascesa di quest’ultimo al potere nel 1981. Poi ha anche ricoperto la carica di portavoce del governo nel biennio 1987-1988. Con il partito socialista Pasok è stato successivamente eletto al Parlamento europeo dal 1994 al 1999 per poi tornare a fare il lavoro di giornalista. Nel 1987, Roubatis ha pubblicato “Tangled Webs: US in Grecia 1947-1967” (Trame ingarbugliate: gli Usa in Grecia dal 1947 al 1967), un libro in cui denunciava le amministrazioni statunitensi e i partiti di destra greci del dopoguerra per la loro collaborazione con i servizi segreti statunitensi. Per anni Roubatis è stato corrispondente a Washington del quotidiano To Vima, stringendo significative relazioni con l’establishment statunitense. Negli ultimi anni si era avvicinato a Syriza, criticando fortemente la chiusura della tv pubblica Ert da parte del governo Samaras e traghettando nel partito di Tsipras numerosi ex esponenti del Pasok critici nei confronti delle politiche di austerità.
Non sarà facile il suo lavoro, ammesso che voglia operare in aperta discontinuità rispetto ai precedenti esecutivi.
Non sarà molto facile per il nuovo governo, nonostante la presenza della destra nazionalista di Anel nell’alleanza, neanche gestire le forze di polizia in un paese in cui, non è un segreto, migliaia di agenti votano e simpatizzano apertamente per Alba Dorata, quando non forniscono al movimento neonazista supporto e coperture. Sono stati vari gli agenti e responsabili di Polizia, così come i militari, rimossi dal servizio o sottoposti a inchiesta e poi a processo per la collaborazione con le squadracce dell’estrema destra, il depistaggio delle indagini sui loro crimini, la fornitura di armi e l’attivo sostegno accordato a Michaloliakos e camerati nell’addestramento dei militanti alla guerriglia e alle tecniche militari.
Il corpo, non occorre dirlo, avrebbe bisogno di una epurazione di massa, di un cambiamento generalizzato dei vertici, di un’inchiesta approfondita sull’operato dei corpi di polizia, responsabili negli ultimi anni di violente aggressioni e vere e proprie torture contro immigrati e militanti e attivisti della sinistra antagonista. L’omicidio a freddo ad Exarchia del giovanissimo Alexis Grigoropoulos, nel 2008, da parte di due poliziotti, non è stato che il vertice di una piramide assai più vasta e incancrenita.
Per ora il ministro degli Interni del nuovo esecutivo si è limitato ad ordinare un nuovo ordine di condotta per gli agenti che ‘seguono’ le mobilitazioni sociali e politiche. Un nuovo assetto che prevede che gli agenti che scortano i cortei lascino le pistole in caserma e che la presenza in strada durante le manifestazioni sia meno ossessiva, invadente e intimidatoria. Sabato, racconta la stampa, due cortei di segno opposto – i nazisti di Alba Dorata e gli antifascisti – hanno sfilato nel centro di Atene e nonostante l’assetto più rilassato delle forze dell’ordine non si sono verificati scontri e incidenti. Quando sono arrivati in Piazza Syntagma i cinquemila manifestanti antirazzisti non hanno neanche trovato le transenne che dal 2012 blindavano lo spazio attorno al palazzo del Parlamento, fatte rimuovere subito dopo l’insediamento del nuovo esecutivo. Neanche nella zona delle ambasciate c’era il consueto schieramento di truppe in assetto antisommossa, raccontano i quotidiani ellenici, ma solo alcuni agenti senza caschi e senza maschere antigas. Un cordone un po’ più strutturato e bardato si è limitato a impedire il potenziale “contatto” con i fascisti – un migliaio – che manifestavano a poca distanza. Insomma il governo spera che evitando di militarizzare le città e di provocare i cortei con schieramenti esagerati di polizia e agenti in borghese la situazione si distenda e si evitino scontri inutili e dannosi. Bisognerà attendere qualche momento caldo per capire se il nuovo stile rilassato della polizia avrà gli effetti sperati, e soprattutto se il governo saprà e vorrà mantenere un tale assetto delle forze dell’ordine anche in occasione di mobilitazioni più massicce e determinate. Mentre il partito di destra di Panos Kammenos ci ha tenuto a far sapere che non è particolarmente entusiasta delle nuove direttive e che comunque sarà impossibile applicarle sistematicamente, dall’altro lato pesa la decisione da parte dell’esecutivo di mantenere in vita le squadre speciali, le famigerate Squadre Delta, composte da agenti in moto noti per le loro aggressioni motorizzate contro i manifestanti e le incursioni punitive nelle zone della capitale più politicizzate. Un corpo di cui i settori di movimento e la sinistra radicale chiedono da tempo lo scioglimento. Richiesta che per ora sembra non avrà seguito anche se comunque il nuovo esecutivo sembra animato da buone intenzioni, ma fino a un certo punto. 
I tempi delle cariche indiscriminate contro i manifestanti, ha detto il viceministro per la Protezione del cittadino Yannis Panousis (professore di criminologia ed ex esponente della sinistra democratica di Dimar), “dovrebbero essere finiti. Per arrivare a usare spray chimici, significa che le cose abbiano raggiunto un livello estremo, e si stanno usando diversi tipi di armi, come blocchi di marmo o altro. Ma le sostanze chimiche non si devono usare contro insegnanti in pensione. Se si dispone di informazioni che lo rendano necessario o succede qualcosa di imprevedibile, la polizia sarà ovunque, ma non con le armi. O se si radunano 10-15.000 persone, è chiaro che dobbiamo avere la polizia in piazza, all’angolo delle strade”.
Alla carica di ministro degli Interni Tsipras ha voluto Nikos Vou­tzis, responsabile anche della riorganizzazione dell’amministrazione statale attaccata da anni di tagli al personale, ai salari e agli enti. Vou­tzis, ex comunista ed ex capo della segre­te­ria poli­tica di Syriza, ha annunciato l’intenzione di chiudere le contestatissime carceri speciali, e sarà affian­cato da un mini­stro ad hoc per la lotta alla cor­ru­zione, l’ex magi­strato Pana­io­tis Nico­lou­dis, un indipen­dente voluto diret­ta­mente dal primo ministro. 

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