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Kiev. Dopo la disfatta di Debaltsevo, Usa e Gb alzano i toni contro Mosca

Tregua nuovamente e ripetutamente infranta nel sudest dell’Ucraina dove esercito e milizie indipendentiste si sono affrontate decine di volte nelle ultime 24 ore.  Stando a quanto reso noto dal regime di Kiev le località di Avdiyivka e Tonenke sono state bombardate due volte dalle forze militari della Novorossija usando sistemi di lanciarazzi multipli nella regione di Donetsk e sistemi Grad sono stati usati contro il villaggio di Kurakhove. Il villaggio di Vodyane è stato colpito dall’artiglieria e da colpi di mortaio per tre volte. Colpita anche la località di Berdyanske, vicino a Mariupol.
Le Repubbliche Popolari da parte loro hanno informato che il fuoco dell’esercito regolare, ieri, ha ucciso una donna a Donetsk. Intanto per oggi era atteso uno scambio di prigionieri di guerra tra le due repubbliche indipendentiste e l’Ucraina, aveva informato Daria Morozova, commissario per i diritti umani della Repubblica popolare di Donetsk. “Non si tratterà di uno scambio sul principio di ‘tutti per tutti’, ma sarà eseguito in base a delle liste”, aveva aggiunto la donna affermando che 35 ufficiali di Kiev sarebbero stati presto scambiati con un eguale numero di comandanti delle milizie. Ed effettivamente oggi le autodifese della Repubblica Popolare di Donetsk hanno realizzato uno scambio di prigionieri con i rappresentanti dell’esercito di Kiev, ha informato il ministero della difesa di Donetsk. Lo scambio di ostaggi è avvenuto vicino a Lugansk, nel villaggio di Zhelobok.
I leader di Russia, Ucraina, Francia e Germania – il quartetto ‘normanno’ che ha trattato in Bielorussia una seconda versione del cessate il fuoco già entrato in vigore a settembre e poi di nuovo nei giorni scorsi – hanno denunciato la violazione delle condizioni di Minsk 2. “I quattro leader hanno chiesto la realizzazione del pacchetto completo di misure concordate a Minsk il 12 febbraio”, compreso un cessate-il-fuoco totale, il ritiro degli armamenti pesanti e il rilascio dei prigionieri, hanno affermato i quattro paesi in una nota.
Pesa intanto a Kiev – ma anche a Washington – la disfatta militare di Debaltsevo, cittadina conquistata dai ribelli dopo un mese di aspri combattimenti da dove migliaia di soldati ucraini si sono ritirati a metà settimana in fretta e furia abbandonandosi a razzie e violenze contro le cittadine che attraversavano. I segni della sconfitta e delle fuga precipitosa parlano da soli e smentiscono le roboanti dichiarazioni della classe politica ucraina dei giorni precedenti.
Le forze armate ucraine hanno ammesso la perdita di ben 179 uomini in un mese di battaglia con i combattenti della Nuova Russia per la cittadina di Debaltsevo. Ad affermarlo è stato Yuri Biryukov, consigliere del presidente ucraino. Se il bilancio fosse confermato – secondo alcune fonti in realtà il numero reale delle vittime governative sarebbe assai più alto – si tratterebbe di una delle perdite più gravi per l’esercito di Kiev nella guerra scatenata 10 mesi fa dal regime affermatosi dopo il golpe di febbraio contro le popolazioni delle regioni russofone al confine con la Federazione Russa.
Dopo la sconfitta a Debaltsevo il regime di Kiev si è scoperto assai più debole e continua a chiedere l’intervento delle grandi potenze contro la Russia accusata di essere dietro l’avanzata delle milizie del Donbass. Il presidente ucraino, l’oligarca Petro Poroshenko ha richiesto l’intervento dei caschi blu dell’Onu come forza d’interposizione nelle regioni orientali dell’Ucraina. L’appello di Kiev, approvato dal Consiglio di sicurezza dell’Onu, è stato però bocciato dalle Repubbliche di Donetsk e Lugansk. 
Il Regno Unito e gli Stati Uniti hanno affermato che stanno riflettendo sull’ipotesi di adottare “sanzioni supplementari” contro la Russia, ha informato il segretario di Stato americano John Kerry arrivato a Londra per un incontro con il suo collega britannico Philip Hammond. “Stiamo discutendo su eventuali sanzioni supplementari, su sforzi supplementari”, ha detto Kerry. “Non ce ne stiamo qui seduti a guardare né intendiamo assumere questo folle atteggiamento codardo alle spese della sovranità e dell’integrità di una nazione”. «La Russia si è impegnata in un processo assolutamente sfacciato e cinico negli ultimi giorni», ha detto il segretario di Stato Usa. «Stiamo parlando di sanzioni aggiuntive, di sforzi aggiuntivi, e sono fiducioso che nei prossimi giorni le persone chiariranno che non giocheremo questo gioco -, ha aggiunto -. Non ci sederemo lì e faremo parte di questo tipo di comportamento straordinariamente vile a spese della sovranità e dell’integrità di una nazione».
D’altro canto il ministro della Difesa britannico, Michael Fallon, parlando con i giornalisti, ha sostenuto che la Nato deve essere pronta a un’aggressione militare della Russia ai paesi baltici “in qualsiasi forma” si manifesti. “La Nato si sta preparando” ha aggiunto il ministro, giustificando l’escalation militare occidentale ai confini della Federazione Russa come la necessaria reazione alle mosse di Mosca.
Che ha risposto per le rime alle nuove dichiarazioni della controparte. La Russia fornirà sempre “un’adeguata risposta” a qualsiasi tipo di “avventurismo” o pressione esterna, ha detto Putin durante una festa di gala in vista della festa dell’Armata Rossa, lunedì prossimo: “Nessuno dovrebbe avere l’illusione di poter ottenere una superiorità militare sulla Russia, di poter metterci un qualche tipo di pressione. Avremo sempre un’adeguata risposta a qualsiasi avventurismo”. “I nostri soldati e ufficiali -ha aggiunto il capo del Cremlino – hanno dimostrato la loro prontezza a combattere con risolutezza, in modo coeso, professionale e coraggioso, a cogliere gli obiettivi non convenzionali più difficili proprio come si addice a un esercito moderno e pronto al combattimento che conserva le sue tradizioni e il suo dovere militare”.
Intanto è tornato a farsi sentire l’ex presidente ucraino Viktor Ianukovich, destituito in conseguenza del golpe seguito alla mobilitazione delle forze nazionaliste e di estrema destra nel febbraio del 2014. «Ritornerò appena possibile e farò di tutto perché la vita degli ucraini sia più facile» ha detto il deposto presidente al primo canale russo, sostenendo che ora «il principale obiettivo è fermare la guerra». «Nessun regime vale le perdite che l’Ucraina ha sofferto dopo gli eventi del 21-22 febbraio 2014», ha osservato l’ex capo di Stato, fuggito in Russia un anno fa. «Il paese è distrutto, vediamo perdite territoriali, vittime, distruzioni di intere regioni», ha proseguito. «La mancanza di legalità verso la gente, regnante oggi in Ucraina, è il risultato ottenuto dal regime dopo questi eventi», ha aggiunto Ianukovich, di cui il regime ucraino ha chiesto l’estradizione al quale però Mosca ha opposto un categorico rifiuto. 
Da segnalare che l’ambasciata ucraina a Berlino ha emesso una nota di protesta contro il ministero degli esteri tedesco dopo che nei giorni scorsi due deputati del Bundestag sono arrivati nella Repubblica Popolare di Donetsk per una visita. I due deputati sono Wolfgang Gerke e Andrew Gunko, entrambi eletti nelle liste del Partito della Sinistra (Die Linke), giunti nei giorni scorsi in Donbass per visitare gli ospedali e alcune infrastrutture danneggiate dai bombardamenti governativi.

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1 Commento


  • marco

    la linke, non certo il più rivoluzionario dei partiti, ma almeno con qualche venatura di marxismo, manda due deputati nelle repubbliche popolari.
    Noi italiani al massimo mandiamo una boldrini qualsiasi a fare da zerbino a maidan…. che vergogna….
    aridatece pietro secchia!

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